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Politica /

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, silura John Bolton. Il consigliere per la Sicurezza nazionale, considerato uno dei falchi dell’amministrazione del tyccoon, ha lasciato il suo incarico dopo l’ennesimo scontro con il capo della Casa Bianca. Il presidente ha parlato della fine del rapporto con Bolton in un tweet molto chiaro: “Ieri sera ho informato John Bolton che i suoi servizi non sono più necessari alla Casa Bianca. Ero in forte disaccordo con molti dei suoi suggerimenti, così come altri nell’amministrazione, e quindi ho chiesto a John le sue dimissioni, che mi sono state presentate stamattina”. Il presidente Usa ha poi ringraziato lo stesso ex consigliere per la Sicurezza nazionale dicendo che la prossima settimana nominerà il suo successore.

La notizia è di fondamentale importanza. Non solo per gli Stati Uniti, ma, inevitabilmente, per il mondo. L’ormai ex consigliere ha sempre rappresentato l’uomo di punta di tutta quell’ala dello Stato profondo americano che voleva imporre una linea belligerante nella strategia americana. La sua politica è stata quella che ha portato all’inasprimento dei rapporti con l’Iran così come con la Russia. Ed è lo stesso uomo che ha da sempre espresso il derisero di una linea interventista sia nei confronti della crisi venezuelana che in quella della Corea del Nord. Una linea che ha spesso trovato un avversario proprio nel presidente degli Stati Uniti che ha sempre preferito un approccio duro, ma teso all’accordo.

Una politica che Trump ha portato avanti con numerosi dossier, a cominciare dalla Corea del Nord e culminata con lo storico incontro con il leader di Pyongyang, Kim Jong-un, e che adesso vuole tenere con l’Iran. Trump non ha mai cercato la guerra. Anzi, è stato proprio grazie all’intervento del capo della Casa Bianca che i falchi americani si sono arrestati prima che ila crisi delle petroliere del Golfo Persico si trasformasse in un conflitto dai risvolti inquietanti. Trump ha voluto rimarcare il fatto di essere contrario alla linea dell’intervento proprio con quel messaggio con cui dossier che era stato lui ad aver fermato i cacciabombardieri Usa pronti a colpire l’Iran dopo l’abbattimento di un drone al confine delle acque territoriali di Teheran. E quel messaggio era rivolto non solo ai vertici della Repubblica islamica e dei Pasdaran, ma anche nei confronti della sua stessa amministrazione. Segmenti del Deep State, del Pentagono e della Sicurezza nazionale, volevano lo scontro con l’Iran. Mentre il presidente Usa ha deciso per la linea apposta: fermezza ma mai una guerra.

Stessa linea adottata con la Russia di Vladimir Putin ,verso cui Trump ha di recente espresso nuove aperture proprio in concomitanza con il G-7 di Biarritz. La Russia non è un nemico per il capo della Casa Bianca. E i buoni rapporti con il Cremlino son ritenuti dal presidente degli Stati Uniti uno strumento utilissimo per risolvere diverse crisi in cui sono coinvolte le forze americane, dall’Afghanistan alla Siria. L’approccio di Bolton non piaceva più al presidente Usa, che adesso, probabilmente, vuole un accomodamento con le crisi.

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