L’amministrazione Trump sta prendendo in considerazione una revisione dei metodi di interrogatorio degli Stati Uniti al fine di riportare in auge i cosiddetti “siti segreti” dove applicare metodi di interrogatorio potenziati, al fine di ottenere informazioni da presunti terroristi e indagare su possibili minacce alla sicurezza nazionale o internazionale.Quelli che sono comunemente chiamati, “Black site” o “Dark site” la cui più famosa espressione è rappresentata dai siti di Guantanamo ed Abu Ghraim, chiusi dalla precedente amministrazione, sono stati utilizzati con risultati discutibili dal presidente George W. Bush come tasselli fondamentali per la lotta al terrorismo.Barack Obama all’inizio della sua presidenza fece chiudere i “Black site” d’oltremare e bandì la tortura come strumento per estorcere informazioni da utilizzarsi in indagini o per aprire nuovi filoni di ricerca per sospettati o presunti terroristi.L’uso di metodi di interrogatorio potenziati è stato accettato dall’opinione pubblica americana in seguito allo choc derivato dagli attentati dell’11 settembre 2011, che al di là delle questioni politiche che lo accompagnano, si è rivelato un contraccolpo psicologico importante per i cittadini non solo americani ma del mondo. Secondo alcuni sondaggi, il più famoso dei quali è quello di Amnesty International del 2014, le opinioni sulla tortura vedono la maggioranza delle persone a favore di un uso regolamentato di queste tecniche d’interrogatorio  e solo il 30% degli intervistati si è rivelato completamente a sfavore.In questo contesto Alan M. Dershowitz, avvocato penalista e docente di giurisprudenza ad Harvard nel 2003, pubblicò un testo dove la tortura veniva vista in termini utilitaristici, come uno strumento da utilizzarsi solo se atto a salvare delle vite umane, aprendo così un filo di pensiero politico e militare tipico della modernità.Da questo testo deriva quello che viene definito il “dilemma della ticking bomb” ovvero: torturare un individuo è una pratica crudele e contro ogni diritto, ma se si catturasse un terrorista in grado di fornire informazioni su un attentato imminente, ad esempio una bomba ad orologeria in un palazzo, ci si rifiuterebbe di torturarlo pur di ottenere informazioni utili al fine di evitare l’attentato?Il ragionamento del professore viene limitato ad un mero calcolo di “costi – benefici” che nel clima post 11 settembre sembrava avere una sua logica permettendo l’uso della tortura in casi specifici, venendo incontro alle esigenze dell’intelligence.Tuttavia, manca, nell’analisi sull’uso degli interrogatori potenziati, uno scenario di prospettiva di cui Trump, a distanza di oltre dieci anni, dovrebbe avere grande considerazione.Il Presidente americano ha dichiarato in un’intervista con Abc News di credere nell’uso della tortura e nella sua efficacia, affermazioni che sotto un profilo militare e strategico potrebbero avere delle ripercussioni importanti sul medio-lungo periodo.Il segretario alla Difesa, il generale James Mattis, e il direttore della CIA, Mike Pompeo, a cui Trump delega le decisioni sugli interrogatori potenziati, si sono distinti per essere in aperta opposizione al loro uso perché fondamentalmente inutili ma non solo.Nel corso degli anni, più precisamente dal 2009, anno in cui si è cercato di fare chiarezza sugli scandali di Abu Grhaim e Guantanamo, sono state sempre di più le rivendicazioni di attentanti contro cittadini e soldati americani che fanno riferimento alla tortura come giustificazione per questi atti.Molti detenuti delle prigioni segrete americane, sono poi stati liberati perché estranei alle accuse che gli venivano mosse, a Guatanamo non vi è mai stata un’incriminazione formale come rivela lo stesso documento di oltre 6mila pagina redatto dall’amministrazione Obama.Questi detenuti, interrogato con sevizie ed umiliazioni, hanno portato con sé un bagaglio di rancore e traumi psicologici che li hanno letteralmente trasformati, in concomitanza con una retorica estremista, in potenziali terroristi.La reintroduzione di forme di tortura e di siti dove la detenzione preventiva è lecita potrebbe scatenare una reazione violenza contro le truppe americane impiegate all’estero o contro gli stessi cittadini americani su suolo nazionale.Una delle testimonianze che avvalorano la tesi delle torture come fonte di giustificazione per gli attentanti e le violenze contro innocenti, viene dalla vita di Chérif , uno degli attentatori della redazione satirica Charlie Hebdo, ossessionato dalle foto sulle torture nel carcere americano di Abu Ghraim, in Iraq, dove non era mai stato ma temeva di andare perché accusato di terrorismo.La retorica del terrore intorno a queste carceri segrete, aveva cambiato il modo di pensare del giovane, che con i problemi di integrazione ed una forte inclinazione alla militanza estremista, volta a fomentare l’odio contro il governo e gli infedeli, lo ha trasformato in un terrorista in nome di una causa più grande di lui.Altro esempio è l’uso delle tute arancioni durante i video delle esecuzioni dello Stato Islamico, riprese dalle stesse tute utilizzate a Guantanamo e diventate famose in diversi scatti degli stessi soldati che vi prestavano servizio.Al Baghdadi in alcuni suoi discorsi pubblici accenna alle violenze subito dai suoi seguaci incitando a rispondere a questa violenza con ritorsioni ed attacchi lampo.In Iraq ed Afghanistan la risposta alle torture subite da alcuni cittadini, successivamente ritenuti non coinvolti in attività sovversive, si è concretizzata con l’uso massiccio di ordigni improvvisati e di kamikaze verso le truppe regolari.Con il nuovo modello di radicalizzazione dello Stato Islamico, che non ha seguaci fisicamente presenti nei luoghi di indottrinamento ma recluta i futuri attentatori sul web pescando in gruppi sociali emarginati o facilmente indottrinabili, fare leva sull’uso di interrogatori potenziati e sulla reintroduzione dei black site potrebbe portare a nuove ondate di terrorismo su suolo americano e verso le truppe all’estero.Dall’amministrazione Bush le tecniche di Humint si sono evolute in modo rilevante e sono risultate più efficaci che i metodi coercitivi, Trump, che persegue una logica nazionalistica che si esprime anche attraverso la sicurezza dei confini e del suono nazionale, troverebbe nell’uso dello human intelligence un vantaggio tattico rilevante ed una maggiore sicurezza per le sue truppe. Sicuramente questa strategia comporta un lavoro sul campo più a lungo termine, con finanziamenti e la supervisione degli stessi in zone che diventerebbero letteralmente “fonte informativa” diretta.





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