La presidenza di Donald Trump rappresenta sicuramente una sfida all’esistenza stessa dell’alleanza fra Stati Uniti ed Europa.

Come ricordato su questa testata, sono molti gli analisti e osservatori americani ed europei a credere che il nuovo leader della Casa Bianca sia una sorta di piccone nell’alleanza militare che lega Europa e Stati Uniti. E siamo di fronte a un’epoca di grande transizione strategica in cui tutto ciò che fino a pochi anni fa appariva scontato, oggi appare estremamente fluido e privo di certezze.

La strategia americana è molto chiara: l’alleanza fra Europa e Stati Uniti non è una priorità assoluta. Gli obiettivi di Washington per questo nuovo millennio sono diversi rispetti a quelli del Novecento. Ed è del tutto evidente che l’idea della Casa Bianca, ma anche del Pentagono, sia quella di spostare il baricentro dei propri interessi militari dall’Europa all’oceano Pacifico, in particolare intorno alla Cina.

Questa scelta strategica degli Stati Uniti, confermata anche dalle innumerevoli richieste di Trump agli alleati europei, non indica per forza un abbandono Usa dell’Europa. Ma indica una diversa presa di posizione da parte della Casa Bianca. Se prima l’Europa poteva contare su Washington perché l’ombrello occidentale serviva agli Usa per contrastare l’Unione sovietica, ora non c’è più questa logica completamente anti-russa.

L’Europa è un mercato per il presidente americano. E interessa esclusivamente per quello. Altri scopi di natura strategica stanno lasciando molto perplessi gli strateghi repubblicani. Tanto che è nata una profonda divergenza fra l’idea dei militari e dell’amministrazione sull’esistenza stessa dell’Alleanza atlantica.

Il presidente degli Stati Uniti lo ha reso chiaro innumerevoli volte. Lo ha fatto quando ha chiesto ai partner europei di pagare di più per la Difesa. Lo ha chiarito quando si è interrogato sull’utilità di estendere la Nato nei Balcani (in particolare sul Montenegro). E lo ha detto chiaramente anche nei riguardi della Germania, chiedendo ad Angela Merkel di scegliere fra gli accordi economici ed energetici con la Russia e la protezione dell’ombrello Nato.

Di fronte a queste sfide, l’Europa sta reagendo in maniera molto diversa. E sono soprattutto Francia e Germania a essere quelle più colpite dallo sganciamento degli Stati Uniti dal Vecchio continente. Perché mentre gli altri Stati europei hanno optato per una netta correzione della propria agenda strategica verso l’Occidente, Berlino e Parigi non hanno mai nascosto il desiderio di costruire un’alleanza alternativa alla Nato e all’ombrello americano. Tanto che si parla sempre più spesso della nascita di un asse strategico che abbia anche l’arsenale nucleare comune fra i propri obiettivi. Arsenale che Parigi non ha mai voluto delegare all’Alleanza atlantica e che invece più volte nel corso della sua storia a voluto definire “europeo”.

Il problema è che la deterrenza nucleare non può nascere solo da un accordo. E la Germania attualmente dipende totalmente dagli Stati Uniti. La Francia può permettersi di parlare di una propria deterrenza e può essere tranquillamente in grado di presentarsi come potenza europea priva di dipendenze strategiche da Washington. Mentre la Germania non può farlo. E qualsiasi decisione significa un processo lentissimo, molto profondo e completamente aleatorio.

Tanto che l’idea di un arsenale nucleare autonomo rispetto a quello Nato è un’ipotesi che a Berlino circola da alcuni anni ma di cui nessuno riesce a dare né tempistiche né certezze. E questo comporta un dato molto rilevante: Berlino non potrà fare a meno degli Stati Uniti e della sua alleanza per moltissimo tempo. Il tutto nonostante la sfida crescente fra Germania e Usa sul fronte economico, energetico e politico.

Sotto questo profilo, Francia e Germania sono sole e isolate. La Francia avrebbe le possibilità di sganciarsi definitivamente dall’alleanza con gli Stati Uniti, ma si ritroverebbe isolata in Europa e incapace di reagire di fronte ai giganti militari come Cina e Russia (o come gli stessi Stati Uniti). Inoltre, con il claudicante e fragile sistema di Difesa dell’Unione europea, di fatto la guida francese sarebbe un elemento quasi inutile. Mentre la Germania non potrebbe garantire a Parigi alcuna alleanza per i prossimi decenni, diventando automaticamente o priva di deterrente nucleare o completamente isolata insieme alla Francia e dipendente dall’arsenale parigino.

Nel frattempo, l’isolamento in Europa di queste due potenze appare in aumento. Gli altri Stati europei non sembrano affatto interessati a entrare in un sistema strategico guidato da Parigi e Berlino. Già l’Unione europea, con l’asse franco-tedesco a fare da motore, è mal tollerato da larga parte degli Stati membri dell’Unione europea. Avere la propria difesa in mano a Francia e Germania sembra quindi del tutto fuori discussione. Tanto più che gli Stati europei hanno progetti ben diversi da quelli di Francia e Germania.

L’Europa orientale ha già chiarito di essere fortemente orientata verso la Nato. Il Gruppo di Visegrad, tra Unione europea e Nato, non ha dubbi: meglio l’Alleanza atlantica. E del resto, per un gruppo di Stati preoccupato costantemente dalla Russia, l’unica alleanza valida appare quella offerta dagli Stati Uniti.

L’Italia, invece, soprattutto con quest’ultimo governo, ha già manifestato chiaramente la sua scelta: la Nato non si discute, specialmente se l’alleanza militare europea debba diventare un blocco guidato da Parigi. Trump ha dimostrato di avere un forte interesse nell’Italia. E questo implica per Roma un rafforzamento del proprio ruolo all’interno dell’Alleanza. Nella sfida con l’Unione europea a trazione franco-tedesca, l’Italia ha già scelto: e sta con gli Stati Uniti. A dimostrazione che la trappola di Trump nei confronti di Macron e Merkel è già scattata.