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La guerra commerciale e diplomatica tra Cina e Stati Uniti per il predominio globale sembra destinata ad arricchirsi di un nuovo ed intrigante capitolo. Il presidente americano Donald Trump, infatti, ha scritto una lettera al primo ministro cambogiano Hun Sen invitando la nazione asiatica a tornare su un percorso politico più democratico e chiarendo come l’inimicizia tra i due Paesi provochi danni ad entrambe le parti. L’esecutivo di Phnom Penh aveva accusato, in passato, Washington di supportare il Partito della Salvezza Nazionale della Cambogia, principale movimento di opposizione dello Stato e disciolto dalla Corte Suprema nel 2017, al fine di organizzare un golpe nella nazione. Il leader dello schieramento, Sam Rainsy, ha recentemente tentato di fare ritorno nel Paese, dove rischia l’arresto ed ha assunto un atteggiamento fortemente belligerante nei confronti di Hun Sen.

Il ruolo di Pechino

Trump ha reso noto, all’interno della missiva, che gli Stati Uniti non auspicano un cambio di regime in Cambogia e che il governo dovrebbe rivalutare delle scelte adottate che rischiano di comprometterne la stabilità. Sullo sfondo, in ogni caso, si staglia minacciosa la gigantesca ombra di Pechino, partner fidato di Phnom Penh con cui vengono intrattenute eccellenti relazioni politico-commerciali. Se l’intenzione del presidente americano è quella di strappare la Cambogia alla sfera di influenza cinese, c’è il rischio che questo obiettivo così ambizioso possa non concretizzarsi. Li Kequiang, Primo Ministro della Repubblica Popolare Cinese ed il suo omologo Hun Sen hanno recentemente ribadito, nel corso di un incontro svoltosi ad inizio dicembre, l’amicizia tra i due Stati. La Cambogia si è dichiarata pronta a firmare, quanto prima, un accordo di libero scambio con la Cina ed ha auspicato maggiori investimenti da parte delle imprese di Pechino nello Stato. Hun Sen aveva anche avuto modo di compiacersi del lavoro comune svolto nell’ambito della Nuova Via della Seta mentre Kequiang ha annunciato che l’espansione della collaborazione in alcuni ambiti, come quello infrastrutturale, promuoverà ulteriormente la cooperazione strategica tra le parti.

Le prospettive

L’attivismo diplomatico di Donald Trump ha portato il Presidente, in svariate circostanze, ad ottenere successi inaspettati nell’ambito delle relazioni bilaterali con altre nazioni: su tutte spicca il buon rapporto personale che si è venuta a creare con il dittatore nordcoreano Kim Jong-Un. Le differenze ideologiche possono essere messe da parte in nome del profitto, del business e della convenienza strategica di Washington ad intervenire o meno in una determinata area. Pechino, però, ha puntato molto su Phnom Penh e sul primo ministro Hun Sen, ormai al potere da più di tre decenni, che garantisce alla Repubblica Popolare la possibilità di espandere i proprio interessi nell’area cruciale del Sud-Est asiatico. Sembra improbabile, almeno nel medio termine, che la Cambogia possa essere colpita da tumulti tali da pregiudicare la stabilità dell’esecutivo vigente che, è bene ricordarlo, ha conquistato tutti i seggi parlamentari alle consultazioni legislative del 2018. Il movimento di Sam Rainsy, infatti, era stato già sciolto l’anno precedente ed il leader dell’opposizione, al momento, non ha ancora fatto ritorno a Phnom Penh. Sembra dunque probabile che, stante la situazione attuale, la Cina possa continuare a contare sulla stretta partnership con la Cambogia e che Trump avrà più difficoltà nel realizzare i suoi obiettivi.

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