Il Regno Unito, gli Stati Uniti, la Cina e la Brexit. Nell’ultimo G7 di Biarritz sono andate in scena le prove generali per dare vita a un nuovo assetto geopolitico. Per prima cosa, il nuovo primo ministro britannico, Boris Johnson, ha confermato di avere un buon feeling con Donald Trump. Nonostante questo, Johnson ha voluto rimarcare una differenza sostanziale rispetto al presidente americano: a lui i dazi non piacciono, mentre il tycoon continua ad aumentarli, mese dopo mese, nel tentativo di strozzare l’economia cinese. Con la Brexit quasi imminente, il Regno Unito deve trovare partner alternativi all’Unione Europea e Trump rappresenta un solido punto di contatto capace di legare Londra a Washington. Johnson, tuttavia, non sembra avere intenzione di affidarsi alla sola sponda americana.
Cina alla finestra
Qui entra in gioco la Cina, che a Londra ha già investito in dosi massicce e che non vedrebbe l’ora di raggiungere con il Regno Unito una partnership commerciale ancora più intensa. Johnson ha attivato il radar e lanciato segnali al miele all’indirizzo di Pechino, che adesso è alla finestra in attesa di capire come muoversi. L’Uk sostiene la pace commerciale nella Trade War in corso tra Stati Uniti e Cina, e non è assolutamente a favore dei dazi. “Mi congratulo con il presidente – ha detto Johnson riferendosi a Trump – per tutto quello che l’economia americana sta raggiungendo, è fantastico vedere questo. Il nostro punto di vista sulla guerra commerciale è che noi, nel complesso, siamo più a favore della pace commerciale. Le tariffe non ci piacciono. Il Regno Unito ha beneficiato enormemente negli ultimi 200 anni del libero commercio e questo è quello che vogliamo vedere”.
Johnson il privilegiato
La posizione di Johnson è privilegiata quanto, allo stesso tempo, pericolosa. L’ex sindaco di Londra è a metà strada tra Stati Uniti e Cina, ha tutte le carte in regola per fungere da ponte, ma è pur vero che, dall’altro lato, un’eccessiva vicinanza di Londra a Pechino potrebbe compromettere l’idilliaco rapporto venutosi a creare tra The Donald e Johnson. Il Dragone, come detto, aspetta silenzioso ma potrebbe anche sfruttare la situazione a proprio vantaggio qualora le condizioni non dovessero soddisfare l’ex Impero di Mezzo; in tal caso, la Cina non avrebbe remore nel provare a incrinare il patto angloamericano, spingendo l’il Regno Unito nell’isolamento più totale.
Il Regno Unito deve scegliere da che parte stare
Nel frattempo Trump ha tirato un’altra steccata alla Cina. “Quello che hanno fatto è vergognoso” ha detto l’inquilino della Casa Bianca in merito alle nuove sanzioni imposte dai cinesi. Trump ha poi paventato la possibilità di dichiarare l’emergenza nazionale sulla Cina per danneggiare l’economia del Dragone attingendo all’Emergency Economic Powers Act, una legge che attribuirebbe al presidente americano poteri straordinari, fra cui la possibilità di ordinare alle imprese Usa di lasciare il territorio cinese. “Se voglio posso farlo – ha tuonato The Donald – ma al momento ho altri piani. Con la Cina stiamo parlando, siamo vicini a un accordo. Vediamo cosa succederà”. Completamente diverso il giudizio del tycoon su Boris Johnson, definito “l’uomo giusto per la Brexit”. Il Regno Unito deve però scegliere da che parte stare. Mantenere un piede in due scarpe sarà assai complicato.