Le avvisaglie di un potenziale scontro interno al Gop c’erano già state nei giorni scorsi, quando Donald Trump ha partecipato a un comizio in Florida a sostegno del senatore Marco Rubio, senza invitare né avvisare Ron DeSantis, governatore della Florida appena rieletto con una larghissima vittoria sullo sfidante dem, l’ex governatore Charlie Crist. Una mancata comunicazione che aveva irritato lo staff di DeSantis, ex pupillo del tycoon, che ricette proprio dal magnate un fondamentale endorsement nelle elezioni del 2018. A quattro anni di distanza, lo scenario è cambiato: Trump non ha ancora ufficializzato la sua candidatura alle prossime elezioni presidenziali del 2024 – lo farà probabilmente il prossimo 15 novembre – mentre Ron DeSantis è una delle figure più amate dall’elettorato repubblicano, e questo sembra infastidire, non poco l’ex presidente.

Malumori nel Gop

Qualcuno mette già le mani avanti, mettendo in dubbio il sostegno al tycoon a una sua possibile candidatura. Indicative le dichiarazioni del Senatore Lindsey Graham sullo stato d’animo del Gop e sulla mancata “red wave”: “Certamente non c’è un’ondata repubblicana, questo è sicuro” ha affermato Graham, che non ha nascosto la delusione per i risultati delle elezioni di midterm, con i sondaggi che indicavano una vittoria per il Gop. “Penso che saremo a 51 o 52 quando tutto sarà detto e fatto al Senato”, ha dichiarato in un’intervista alla Nbc, riferendosi ai seggi che, se fossero confermati, darebbero ai repubblicani la maggioranza. L’avvocato Edward Cox, marito di Tricia Nixon, in un’intervista rilasciata a La Repubblica conferma la sensazione che la spinta trumpiana all’interno del Gop si sia un po’ esaurita: “Non è certo che noi repubblicani sosterremo Trump per la Casa Bianca”.

L’ex presidente contro l’ex pupillo

Il trionfo in Florida di Ron DeSantis preoccupa Donald Trump. Emblematiche, in tal senso, le dichiarazioni rilasciate dal tycoon nelle ultime ore, e il suo avvertimento nei confronti del governatore di non candidarsi alle prossime elezioni presidenziali. Secondo il magnate, si aprirebbe una faida che danneggerebbe il partito. Ma è evidente che l’ex presidente teme DeSantis, e opta per giocare d’anticipo: “Penso che farebbe un errore. Penso che alla base non piacerebbe”, ha detto l’ex presidente a Fox News, che ha persino minacciato di diffondere informazioni poco lusinghiere sul 44enne, senza fornire però dettagli.

Se DeSantis dovesse annunciare la sua candidatura, come una fetta importante dell’elettorato Gop spera, Trump ha infatti annunciato che rivelerebbe “cose ​​su di lui che non sarebbero molto lusinghiere – so di lui più di chiunque altro – a parte, forse, sua moglie”. Il magnate ha anche marchiato la stella nascente repubblicana “Ron DeSanctimonious” durante un comizio, nel fine settimana. In seguito ha descritto il suo potenziale avversario come “un bravo ragazzo” e ha negato che ci fosse una disputa tra i due. “Non c’è alcun litigio, e sono molto in alto nei sondaggi”, ha detto, annunciando poi il suo voto per Ron DeSantis (Trump, infatti, è residente a Palm Beach).

Difficile un passo indietro del tycoon

Il dato di queste elezioni è che l’avanzata inesorabile repubblicana è sostanzialmente fallita e non c’è stata alcuna “red wave”, se non nella sola Florida. Il partito del presidente in carica perde, come è quasi sempre accaduto, ma non in modo così marcato come il Gop si aspettava, e i dem potrebbero conservare la maggioranza al Senato. Negli stati chiave, Trump può godersi le vittorie di JD Vance in Ohio e di Ted Budd in Carolina del Nord, oltre alla conferma di Mike Lee nello Utah, ma deve fare i conti con le sconfitte più o meno acclarate dei suoi candidati in Pennsylvania (Mehmet Oz), in Arizone (Blake Masters), in Wisconsin (Ron Johnson), e deve attendere il probabile ballottaggio in Georgia tra Herschel Walker, da lui appoggiato, e il dem Raphael Warnock. Certo, può contare sull’ingresso alla Camera di decine di deputati “trumpiani” da lui sostenuti, ma il tycoon non ha dato quella dimostrazione di forza che forse anche lui si aspettava e auspicava. Le sparate contro DeSantis sono un evidente segno di debolezza e di difficoltà per il magnate, che deve fare i conti anche con i guai con la giustizia che potrebbero seriamente ostacolare la sua “vendetta” nel 2024: improbabile, tuttavia, conoscendo il carattere vulcanico del tycoon, che possa prendere in considerazione la possibilità di lasciare la strada spianata a DeSantis.

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