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La pandemia di Covid-19 ha fermato soltanto le agende estere delle piccole potenze, perché i grandi giocatori del pianeta stanno sfruttando l’emergenza per mobilitare ogni risorsa disponibile utile alla continuazione dei loro piani egemonici. Gli Stati Uniti di Trump sono il caso più emblematico a questo proposito: il proseguimento dello scontro con l’asse franco-tedesco e con la Cina, il rinnovo della campagna di pressione su Nicolas Maduro, la lotta al suprematismo bianco e, adesso, si aggiunge anche l’apertura di un nuovo capitolo della corsa allo spazio.

Il contenuto dell’ordine esecutivo

Nella giornata di lunedì il presidente Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo con il quale viene spianata definitivamente la strada allo sfruttamento commerciale dello spazio extraterrestre, riconfermando il, e dando vigore al, contenuto dell’American Space Commerce Free Enterprise Act del 2017.

Il documento in questione ha gettato le basi per la de-burocratizzazione dell’economia spaziale (space economy) e per la maggiore partecipazione dei privati ad essa ma, soprattutto, ha posto fine alla classificazione dello spazio come “bene comune“, definizione alla base dei divieti espressi di condurre attività non pacifiche al di fuori della Terra e dei divieti taciti di appropriarsi e sfruttare le risorse naturali presenti sui corpi celesti.

L’ordine esecutivo, però, cambia tutto e svela i piani degli Stati Uniti per il lungo termine: collaborazione fra gli enti federali e i grandi privati per “guidare il ritorno degli umani sulla Luna per un’utilizzazione e un’esplorazione di lungo termine”, “missioni su Marte ed altre destinazioni”, “recupero ed utilizzo delle risorse nello spazio, incluse l’acqua e certi minerali”.

Il testo rigetta i contenuti del Trattato sui Principi che governano le Attività degli Stati nell’Esplorazione e nell’Uso dello Spazio del 1967 e dell’accordo sulla Luna del 1979, ad oggi ratificato soltanto da 18 paesi, sostenendo che gli Stati Uniti debbano avere il diritto di impegnarsi nell’esplorazione spaziale per fini commerciali, che non viene più ritenuto un bene comune. 

Ma la precedente affermazione potrebbe tradire il significato più profondo del documento che lungi dall’essere di natura unilaterale mira, in realtà, a riscrivere in sede internazionale l’attuale cornice legislativa che regola e limita la corsa allo spazio. Ai membri del Dipartimento di Stato viene affidato l’onere di costruire il consenso sull’argomento, ricercando l’appoggio degli “stati stranieri” e aprendo trattative per il raggiungimento di accordi bilaterali e multilaterali.

Perché lo sfruttamento dello spazio è importante

Le numerose esplorazioni umane e robotiche condotte sulla Luna hanno accertato la presenza nel satellite terrestre di considerevoli giacimenti di risorse minerarie, soprattutto le cosiddette terre rare, vitali per la produzione di alta tecnologia ed energia. Le terre rare, in particolare, sarebbero disponibili in grandi concentrazioni, sebbene sia ancora impossibile realizzare delle stime realistiche, e una loro eventuale appropriazione da parte di Washington porterebbe alla rottura del monopolio di Pechino nel settore, che controlla circa il 90% della produzione mondiale.

Ma sulla Luna sono anche presenti acqua, in forma ghiacciata, ed elio-3. La prima, adeguatamente processata, renderebbe possibile la costruzione di insediamenti umani semi-permanenti sul satellite, il secondo può essere utilizzato come combustibile nei reattori a fusione, quindi fungere da fonte di approvvigionamento di energia pulita.

L’ordine esecutivo e la nascita della Forza Spaziale, che sta acquistando una forma sempre più consistente, si inquadrano nel più ampio contesto della corsa allo spazio 2.0 che, per la prima volta, non è più un confronto a due come ai tempi della guerra fredda, ma vede impegnati una serie di giocatori, oltre gli Stati Uniti: Cina, Russia, India, Israele ed altri.

La maggiore preoccupazione è destata dalle prime due potenze, anche perché il loro partenariato strategico è stato esteso al settore spaziale: un’unione di menti e risorse che ha dato un forte impulso ai rispettivi programmi lunari e marziani, anch’essi miranti tanto alla militarizzazione quanto allo sfruttamento economico.

La Casa Bianca è quindi corsa ai ripari, dapprima optando per la rivoluzionaria mossa di costituire un ramo delle forze armate appositamente dedicato alle questioni spaziali e, poi, garantendo ai grandi privati la possibilità di essere i co-protagonisti della corsa allo spazio di Washington e di partecipare alla divisione di profitti che si prospettano pluri-miliardari.

Parafrasando ed arricchendo uno dei più celebri assunti della geopolitica, di Sir Halford Mackinder, “chi domina l’Eurasia, controlla i destini del mondo, ma chi dominerà lo spazio, controllerà i destini dell’universo”; e le ricadute sul potere e sulla ricchezza saranno tali, che chiunque riuscirà ad appropriarsi del più grande quantitativo di risorse extra-terrestri sarà in grado di costruire un’egemonia potenzialmente indistruttibile.

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