Le elezioni di Midterm dovevano essere il segnale della riscossa del Partito democratico contro Donald Trump . Invece, non solo l’onda blu non c’è stata, ma il muro rosso ha resistito e si è rinforzato. E mentre a sinistra sono alla disperata ricerca di un leader, Trump ha confermato, ancora una volta, di essere il vero capo del partito dell’elefante. Dove è andato lui personalmente, i candidati repubblicani hanno vinto. L’assedio mediatico e culturale non è servito a sconfiggere la sua leadership. E il “castigo presidenziale” delle elezioni di medio termine, scoglio quasi insuperabile da parte di tutte le amministrazioni Usa, si è rivelato un colpo meno duro del previsto.

E adesso, Trump può iniziare la sua vera battaglia: quella per le presidenziali del 2020. È questo il vero obiettivo del presidente degli Stati Uniti. E le elezioni di Midterm, con questo Congresso diviso fra una Camera in mano ai democratici e un Senato saldamente in mano repubblicana, possono giovare proprio alla strategia del tycoon. The Donald ha la certezza di non potrà essere messo in stato d’accusa dal parlamento: ai democratici mancano i numeri per un’eventuale procedura di impeachment. In Senato, il battaglione repubblicano si è rinforzato: in questo modo, Trump ha blindato il ramo legislativo più potente.





Infine, il presidente degli Stati Uniti ha dimostrato di essere l’unico vero leader del partito, costringendo più o meno tutti, anche i suoi acerrimi avversari, ad accettare la sua ricandidatura alla Casa Bianca. In un momento in cui l’opposizione non sa come gestire i due anni in vista del 2020, i repubblicani hanno una certezza: che gli elettori non hanno abbandonato Trump.

La situazione politica aiuta Trump anche per un altro motivo: la polarizzazione dello scontro. Senato ai repubblicani e Camera ai dem è il simbolo di questo scontro fra due Americhe che convivono ma che sono ormai sempre più divise da un solco profondo. Questa polarizzazione aiuta un uomo come Trump, che non è un leader che cerca il compromesso.

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Se le presidenziali del 2016 avevano palesato questo scontro ideologico fra il mondo conservatore e progressista,ma anche fra mondo rurale e delle metropoli, fra l’America profonda e quella “mainstream”, le Midterm non hanno fatto altro che confermarlo. Chi credeva che gli Stati Uniti si fossero stancati di questa costante guerra intestine, si è dovuto ricredere. E Trump adesso ha la certezza che i repubblicani risponderanno comunque “presente” al suo richiamo alle armi in vista della rielezione.

Ora, per il presidente Usa inizierà probabilmente un periodo di cambiamenti. Come spigato da Il Sole 24 Ore, “per ogni presidenza le elezioni di midterm sono l’occasione per fare delle modifiche alla squadra presidenziale. Trump farà piazza pulita di tutti quei repubblicani che non avevano dimostrato la piena sottomissione alla sua causa populista-nativista”.

Chi sarà a farne le spese? Difficile da prevedere. Sicuramente gli occhi della Casa Bianca sono puntati sul fronte della Giustizia, con James Sessions  che ha appena presentato le dimissioni e il vice Rod Rosenstein. La giustizia, specialmente con l’azione di Robert Mueller, è sempre stata la spada di Damocle che pendeva sulla testa del tycoon. E Trump non ha mai troppo tollerato l’incapacità, a suo dire, del segretario alla Giustizia di fermare l’azione del procuratore del Russiagate.

Ma ci sono anche altre personalità che non rappresentano a pieno le idee del presidente e che potrebbero pagare queste elezioni di medio termine. Uno potrebbe essere James Mattis, il segretario alla Difesa, uno dei pochi a resistere alle purghe trumpiane dei primi due anni di mandato. Negli ultimi tempi, le divergenze fra il capo del Pentagono e quello della Casa Bianca si sono fatte molto serie, con Trump che, non troppo ironicamente, ha definito Mattis un “democratico”. Una frase che è apparsa a molti come un avvertimento. E sembra che il presidente Usa abbia messo il mirino anche John Kelly, capo di gabinetto della Casa Bianca.

Inizieranno da subito queste purghe? Bisognerà capire i margini di manovra del presidente. Ma quello che è certo è che adesso, per Trump, inizia una fase potenzialmente esplosiva. Rafforzata la sua leadership, con un parlamento diviso, e con i democratici senza vincitori, The Donald può preparare la corsa al 2020. E quello che sembrava impossibile fino a pochi mesi fa, ora può diventare una realtà.

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