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Anche in questo caso l’Italia non c’era, se non per l’ambasciatore Paolo Trichilo presente al vertice dei Tre Mari che si è tenuto a Lubiana. Un vertice di fondamentale importanza, specialmente perché a molti ancora risulta poco chiaro il rischio che l’Italia può correre dall’esclusione internazionale su diversi fronti. E questo incontro, trattando anche di Adriatico, non può non destare allarme nel nostro governo e in generale per la strategia italiana in Europa e nel Mediterraneo.

Per capire l’importanza dell’iniziativa basta capire il significato del nome, Tre Mari, che indica l’unione strategica di Baltico, Nero e Adriatico. Un piano che può avere un’importanza capitale, che vede non solo il forte interesse della Polonia, da sempre desiderosa di riconnettersi all’Europa orientale e a tutta l’area dei Balcani, ma anche (e soprattutto) degli Stati Uniti. Che in questo contesto sanno perfettamente di poter creare una cintura che da un lato tenga fuori la Russia dall’Europa dell’Est e dall’altro lato si incunei nell’area di influenza economia e politica tedesca. Quel mondo dell’Europa di Mezzo piace a Washington e piace anche allo stesso Donald Trump e ai suoi strateghi, che possono utilizzare Visegrad e il Trimarium come mezzo per dividere fisicamente Ue e Russia, colpire gli interessi tedeschi e fare in modo che si crei una sorta di cintura che colleghi i due mari del fronte orientale della Nato: Mar Nero e Mar Baltico. Quest’ultimo diventato in questi giorni bollente per le esercitazioni Baltops dell’Alleanza atlantica.

Da queste premesse, si può comprendere il motivo per cui i Tre Mari rappresenta un iniziativa fin troppo sottovalutata in Europa ma soprattutto in Italia, un Paese che troppo spesso dimentica il ruolo che può avere l’Est Europa, in particolare i Balcani, sulla sua strategia continentale. Giusto concentrarsi sull’Europa centro-occidentale e sul Mediterraneo, ma attenzione a sottovalutare un fonte a noi vicino in cui si connettono il gas russo, gli interessi energetici nell’Adriatico, il rapporto con i vicini balcanici e la politica di Germania e Stati Uniti, partner imprescindibili di Roma. E nella sfida per l’Europa orientale, Washington pare abbia inserito proprio l’Adriatico fra i primi posti nella sua agenda strategica: a partire dal gas, che lo unisce, fisicamente e ideologicamente, fino ai mari del Nord.

Per l’Italia, capire l’essenza del Trimarium è fondamentale. Perché l’Europa dell’Est appare un polo sempre più importante nello scacchiere europeo sia per i piani Usa sia per quelli di Berlino. E il fatto di essere esclusi da un grande piano che include un mare che è anche nostro (l’Adriatico) pone degli interrogativi e deve destare allarme. Da un punto di vista economico, perché se gli Stati Uniti puntano sul lato orientale di questo mare di fatto investono sui nostri diretti concorrenti. Dal punto di vista politico, perché se non siamo più centrali per l’Adriatico, non lo siamo neanche per i Balcani, dove la Germania sta già mettendo le mani avanti come terza potenza dopo Russia e Stati Uniti. Ma significa anche avere dei competitor su un altro fonte: l’asse con gli Stati Uniti in chiave anti-Ue. Nella sfida di Roma ai vincoli di Bruxelles e all’asse franco-tedesco, è chiaro che serve l’appoggio di potenze esterne. E se non possono esserlo Russia e Cina, l’unica soluzione è quella americana: che però a quanto pare ha altri progetti per l’Europa a est della vecchia cortina di ferro. E che potrebbe anche far pagare all’Italia il prezzo dei nostri rapporti naturalmente positivi con la Russia, che non possiamo certamente dimenticare.

E non è un caso che sia stato proprio il gas uno dei temi fondamentali del vertice di Lubiana. I 12 Paesi che compongono l’iniziativa dei Tre Mari infatti, con la benedizione del segretario per l’Energia Rick Perry, hanno infatti dato il via a una serie di progetti che puntano proprio alla maggiore autonomia dei partner orientali dall’oro blu di Mosca. Insieme ad alcuni progetti infrastrutturali da leggere anche in chiave Nato, sono infatti stati sbloccati fondi per metanodotti e rigassificatori. Non ultimo quello costruito in Polonia e che riprende le orme di quello croato di Veglia, a poche chilometri da Trieste. Un sistema di porti, ferrovie, autostrade e pipeline che di fatto rappresenta la risposta americana a Mosca (con tutti i limiti geografici) ma anche alla Cina e al suo 17+1, cioè quella piattaforma di dialogo fra Pechino e l’Europa orientale.

Progetti in cui gli Stati Uniti vogliono confermare quello che è sempre stato il mantra della Nato: America dentro, Russia fuori, Germania sotto

Una Germania che però stata invitata con tutti gli onori dalla Slovenia, segno che i Paesi dell’area orientale difficilmente possono fare qualcosa senza cercare il sostegno tedesco. E anzi, come sottolineano alcuni, pare che sia stato proprio l’invito rivolto da Lubiana al presidente Frank-Walter Steinmeier ad aver indispettito la Casa Bianca a tal punto che Trump, ospite nel 2017 in Polonia, non è stato in Slovenia nonostante la coincidenza con le celebrazioni per lo sbarco in Normandia. Detto questo, la Germania sa perfettamente che questa iniziativa rischia di rappresentare un duro colpo per la sua politica verso est, a tal punto che da Berlino qualcuno ha già detto che è pronta a comprare gas liquefatto americano per placare l’ira di The Donald sul North Stream 2 e che rischia di mettere in discussione i rigassificatori tedeschi del Nord.

E l’Italia? Assente. Assente sia perché del Trimarium non ne fa parte sia perché on ha attuato quella politica verso est che le avrebbe permesso di incunearsi in un’area a noi molto vicina e soprattutto strategica. Se la Germania viene invitata a partecipare con il presidente della Repubblica e l’Italia no, qualcosa sicuramente non sta andando per il verso giusto. Perché è un’iniziativa che dovrebbe essere fatta per escludere Berlino. E invece sta escludendo noi: e soprattutto l’Adriatico.

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