Luci e ombre, tensioni e distensioni, accuse e ramoscelli d’ulivo. Le relazioni tra Stati Uniti e Cina proseguono lungo un caotico saliscendi impossibile da decifrare. Se, da un lato, sia Joe Biden che Xi Jinping, ovvero i leader delle due grandi potenze in campo, sanno che la soluzione ad ogni problema coincide con una coesistenza pacifica, dall’altro sono entrambi consapevoli di quanto quest’ansia complicata, visto e considerando che tanto Washington quanto Pechino incarnano esigenze contrapposte sui dossier internazionali più scottanti.

Eppure, emergono spiragli di luce. “Sulla Cina voglio essere chiaro. Cerchiamo di gestire responsabilmente la competizione così che non sfoci in conflitto”, ha detto Biden parlando alla 78esima Assemblea Generale dell’Onu, ribadendo di non volere né contenere il gigante asiatico né il decoupling delle due economie. E, soprattutto, di voler collaborare con i cinesi su alcune questioni, come la lotta ai cambiamenti climatici. Cina e Stati Uniti hanno “importanti responsabilità” per la pace, la stabilità e lo sviluppo globali e “devono raggiungere il rispetto pacifico, la coesistenza pacifica e la cooperazione vantaggiosa per tutti”, ha invece evidenziato Xi in un messaggio diretto al presidente della Sino-American Aviation Heritage Foundation, Jeffrey Greene, e ad altri due veterani delle Tigri Volanti, unità inviata dagli Stati Uniti per aiutare la Cina, all’epoca ancora governata dal Kuomintang nella guerra contro il Giappone, durante la Seconda guerra mondiale.

Riferendosi al passato, il leader cinese ha spiegato che Cina e Stati Uniti “hanno condiviso lo stesso nemico” nella lotta contro il Giappone “e hanno resistito alla prova del sangue e del fuoco e stretto una profonda amicizia”, mentre per il futuro, “le fondamenta per le relazioni sino-americane risiedono nel popolo e nei giovani”. 

Diplomazia all’opera

L’appello di Xi, peraltro, è arrivato dopo un serie di colloqui andati in scena tra funzionari cinesi e statunitensi per stabilizzare le relazioni tra le due potenze. Domenica scorsa, a Malta, si sono incontrati l’alto diplomatico di Pechino, Wang Yi, e il consigliere per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan, mentre nelle scorse ore il vice presidente cinese, Han Zheng ha incontrato il segretario di Stato Usa, Antony Blinken a margine della citata Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, parlando di relazioni che “affrontano molte difficoltà e sfide” e ha sottolineato l’importanza di rapporti “sani e stabili” tra Cina e Stati Uniti. E promettendo di organizzare colloqui bilaterali di alto livello “nelle prossime settimane”.

L’evento più importante tra quelli elencati è senza ombra di dubbio il meeting tra Wang e Sullivan. L’uomo chiave di Xi Jinping, a capo della diplomazia cinese nel doppio ruolo di direttore dell’Ufficio della Commissione Centrale per gli Affari Esteri del Partito Comunista Cinese (Pcc), nonché titolare del ministero degli Esteri, ha tenuto a sorpresa “diversi cicli di colloqui” nel fine settimana con Sullivan.

Il meeting è andato in scena a Malta e potrebbe esser stato propedeutico ad un possibile faccia a faccia tra Joe Biden e lo stesso Xi, presumibilmente in vista dell’Apec di novembre a San Francisco. Gli incontri di sabato e domenica tra Wang e Sullivan sono giunti peraltro in una fase critica delle relazioni bilaterali, tra questioni economiche e di sicurezza in gioco, come i controlli sull’export, la guerra in Ucraina e i timori americani che la Cina possa attaccare Taiwan.

Tensioni e accuse

Le tensioni più alte sono in corso sulla questione taiwanese e sulla tech war. La Cina ha accusato gli Stati Uniti di infiltrarsi nei server di Huawei Technologies a partire dal 2009, come parte di un ampio sforzo per rubare dati che, secondo le accuse, sarebbe culminato in decine di migliaia di attacchi informatici contro obiettivi cinesi andati in scena un anno fa. Il Ministero della Sicurezza di Stato cinese ha fatto sapere che l’unità Tailored Access Operations della National Security Agency avrebbe effettuato gli attacchi nel 2009, e che poi avrebbe monitorato continuamente i server dell’azienda.

Per quanto riguarda Taiwan, Pechino è irritata dalla recente fornitura di armi inviata dagli Usa alle forze armate dell’isola. Non solo: nelle Filippine gli Stati Uniti hanno avviato i preparativi per potenziare una base navale, sito non distante da Taipei. La pianificazione del potenziamento e ammodernamento riguarda la base Camilo Osias, nella provincia filippina settentrionale di Cagayan, tra i quattro nuovi siti ai quali l’esercito statunitense può accedere nell’ambito di un accordo di difesa ampliato lo scorso marzo che ha aumentato la pressione su Pechino.

Certo è che il vis a vis tra Sullivan e Wang potrebbe, come detto, aiutare a spianare la strada ad un incontro tra Biden e Xi nei prossimi mesi. Le due parti si sono impegnate a consultazioni in aree chiave, in particolare sugli sviluppi politici e di sicurezza nell’Asia Pacifico, ha fatto sapere un funzionario al sito Politico. Altro aspetto da considerare: alcuni funzionari statunitensi, tra cui Blinken e il Segretario al Commercio Gina Raimondo, hanno visitato Pechino negli ultimi mesi, mentre i cinesi – la cui economia sta affrontando sfide inaspettate – hanno mostrato interesse ad aumentare le discussioni con gli ospiti Usa. Le relazioni sino-americane procedono a singhiozzo, in attesa dell’incontro ta Biden e Xi e di quello, previsto ad ottobre, tra Il leader cinese e Vladimir Putin.

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