Tra le incertezze dovute alla nuova presidenza degli Stati Uniti, la minaccia internazionale del terrorismo islamico e le difficoltà di confrontarsi con un mondo ormai multipolare anche sotto il profilo militare, l’Unione Europea ha deciso di dare una decisa accelerazione al processo d’integrazione dei sistemi di difesa. In questa settimana, infatti, la Commissione europea consegnerà al pubblico due testi di fondamentale importanza per comprendere l’evoluzione del sistema di sicurezza continentale.Secondo la Commissione europea, i tempi sarebbero dunque ormai maturi per creare un sistema di difesa collettivo in grado di reggere il gioco delle grandi potenze mondiali. I ventisette Stati Membri, senza un sistema di coordinazione centralizzato a livello europeo, non sono in grado, secondo la Commissione, di tutelare in modo ottimale la sicurezza dei cittadini del continente. Per questo motivo, quello che sarà presentato nella giornata di mercoledì è un progetto di centralizzazione che avrà come primo obiettivo quello di creare un fondo europeo di difesa che, a partire dal 2020, avrà più scopi.Il primo è di portare a un finanziamento maggiore a livello europeo del budget annuale di difesa comune, in modo che i Paesi Membri possano versare direttamente miliardi di euro per finanziare questo progetto. Il secondo obiettivo è quello di creare un sistema comune anche in tema di armamenti e di prototipi europei. Un problema non secondario nell’ottica di una cornice europea di difesa è infatti quello di avere ogni Stato con un proprio particolare arsenale e con tecnologie diverse. In Unione europea ogni Stato ha armi diverse dall’altro, ci sono trenta tipi di carri armati utilizzati e, per quanto riguarda l’aviazione, preoccupa soprattutto il sistema legato agli elicotteri, di cui esiste un numero eccessivo di modelli. Per fare ciò, come terzo obiettivo, la Commissione ha deciso di realizzare una centrale europea di acquisto per quanto riguarda alcuni tipi di armi e di mezzi, in modo da avere in futuro le forze armate dei singoli Stati il più possibile identiche.Il problema finanziario gioca un ruolo di primissimo piano. Le spese militari nell’Unione europea hanno subito una diminuzione di circa il 12% negli ultimi dieci anni. Questa riduzione, che indubbiamente è stata causata anche dalla crisi economica che ha colpito indistintamente tutta l’Unione europea, secondo la Commissione è anche dovuta al fatto che manca a livello continentale una coordinazione nelle spese e nelle risorse. A questo scopo, la Commissione ritiene fondamentale che si crei un sistema centralizzato di acquisti volto anche a far risparmiare ai singoli Stati cifre utili per investire in altri settori.Oltre al tema del finanziamento, che non è secondario, come detto, e che dal 2019 imporrà ai governi un rinnovato impegno economico nel settore militare, l’altro tema centrale resta il problema politico di far comprendere ai singoli elettorati degli Stati Membri la necessità di questo ulteriore passaggio nel progetto di politica comune di sicurezza. Il progetto europeo sta subendo negli ultimi tempi dei colpi abbastanza incisivi riguardo la percezione che i cittadini hanno dell’Unione Europe.Dopo Brexit, la crisi migratoria e l’aumento dei movimenti euroscettici, l’Unione cerca nuove politiche in grado di dimostrare l’attualità del progetto politico comunitario anche nel futuro del continente. E se c’è un settore in cui potrebbe riuscire a far comprendere ai cittadini l’importanza di una maggiore integrazione comunitaria, quello potrebbe essere proprio il settore della difesa comune. Un’importanza che adesso sembra essere condivisa anche dai governi degli Stati Membri dopo che per anni hanno tenuto fede alla volontà di non cedere poteri sovrani in ambito militare. Nonostante si parli sempre più chiaramente di Europa a velocità multiple, infatti, gli esecutivi di tutti gli Stati restano convinti che la Difesa comune debba rimanere un progetto che raccolga il più ampio spettro di Paesi possibili e tutti sono convinti della necessità che in futuro le forze armate dei singoli Stati si uniscano in un comando europeo.Le uniche differenze rimangono quelle riguardo al futuro di questa integrazione. Per alcuni, la Difesa europea dovrebbe rimanere soltanto un sistema di coordinamento e di completamento degli eserciti nazionali; per altri, l’Unione europea dovrebbe intraprendere una serie di azioni militari di matrice comunitaria, come nella lotta al terrorismo, e quindi impegnarsi unitariamente solo in determinati contesti in cui è necessario un quadro di riferimento continentale; altri ancora, invece, ritengono che il fine ultimo di questo progetto è che, dal 2020, si attivi un processo che comporti nel medio termine un’integrazione totale dei sistemi di difesa nazionali fino alla creazione di un vero e proprio esercito europeo impegnato in tutti gli scenari.
Se l’articolo che hai appena letto ti è piaciuto, domandati: se non l’avessi letto qui, avrei potuto leggerlo altrove?
Se non ci fosse InsideOver, quante guerre dimenticate dai media rimarrebbero tali? Quante riflessioni sul mondo che ti circonda non potresti fare?
Lavoriamo tutti i giorni per fornirti reportage e approfondimenti di qualità in maniera totalmente gratuita. Ma il tipo di giornalismo che facciamo è tutt’altro che “a buon mercato”. Se pensi che valga la pena di incoraggiarci e sostenerci, fallo ora.