Mentre gli Stati Uniti e l’asse sunnita serrano le fila nei confronti dell’Iran, la Francia rompe l’isolamento internazionale nei contratti con Teheran e sigla un accordo d’importanza fondamentale per l’assetto economico e politico delle relazioni internazionali dell’Iran. La Total, in qualità di azienda leader di un consorzio composto anche dalla società cinese Cnpc e dall’iraniana Petropars, ha siglato un contratto da 4.8 miliardi di dollari per lo sfruttamento del giacimento di gas delle acque iraniane, noto come South Pars. Il contratto prevede la possibilità di accrescere l’estrazione del gas di circa 400mila barili, e soprattutto distribuirà il gas quasi esclusivamente nel mercato iraniano. L’accordo, oltre ai risvolti pratici in termini di vantaggi energetici, risulta molto interessante per le conseguenze in termini geopolitici, collocandosi come uno snodo fondamentale delle relazioni fra Europa, Stati Uniti, Cina e Iran.
Fondamentalmente, si tratta del primo grande contratto siglato da una compagnia occidentale con l’Iran del post-sanzioni: cioè da quando l’accordo sul nucleare ha permesso il ritorno agli investimenti nel settore energetico nel Paese. E arriva soprattutto nel momento in cui l’ostilità da parte statunitense e saudita nei confronti di Teheran è cresciuta in termini di dichiarazioni e di manovre politiche, rendendo ormai i canali di comunicazione decisamente difficoltosi. In questo senso, l’accordo dimostra la dinamicità delle relazioni estere dell’Iran nonostante una forte compressione della sua libertà di manovra a causa dell’ostilità di paesi chiave del Medio Oriente come l’Arabia Saudita e i suoi alleati, gli Stati Uniti e infine Israele. In questo senso, la visita del Ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Zarif, in Europa, con il suo tour tra Roma, Parigi e Berlino ha dimostrato come Teheran abbia a cuore il fatto di riuscirsi a svincolare dai legami dell’asse tra Riad e Washington, e abbia interesse a trovare una sua collaborazione con l’Europa. Accordo che serve anche e soprattutto perché a oggi in Europa sono presenti le tecnologie per sfruttare questi giacimenti in modo ottimale.
L’importanza dell’accordo, inoltre, è racchiusa nel fatto che lo sfruttamento dei pozzi off-shore di South Pars interessa il giacimento che l’Iran condivide con il Qatar. Il giacimento in questione, il più grande del mondo, rappresenta il motivo fondamentale per il quale Doha non ha mai assunto una politica smaccatamente anti-iraniana come i suoi vicini del Golfo Persico, ma al contrario, ha sempre attuato una politica di buon vicinato. Com’era del resto inevitabile, giacché la ricchezza dell’emirato si fonda esclusivamente sulla possibilità di utilizzare le risorse energetiche di quell’area condivisa con Teheran. Accordarsi con un’azienda francese e una cinese per lo sfruttamento di un giacimento condiviso con il Qatar, vuol dire evidentemente porsi in un’ottica di confronto anche per quanto riguarda il blocco commerciale e politico voluto da Riad nei confronti di Doha e mostrare di avere molte carte da giocare nello scontro sul piccolo e ricchissimo emirato.
Altra caratteristica che rende questo accordo altamente significativo sotto il profilo geopolitico è il fatto che nel momento di massima tensione fra Stati Uniti e Iran, con l’inasprimento delle sanzioni americane nei confronti di Teheran e il rafforzamento dell’asse con Riad contro l’alleanza sciita, la Francia di Macron, tramite Total, scende a patti con l’Iran sullo sfruttamento del giacimento condiviso con il Qatar. Con quest’abile mossa Macron si pone da un alto come garante delle relazioni tra Europa e Iran stabilite negli accordi sul nucleare; dall’altro lato, evidenzia ancora di più la volontà di divincolarsi dalla politica imposta da Washington, che è diventato, con la concomitanza dell’ascesa di Donald Trump alla Casa Bianca, il vero obiettivo della politica estera di tutta l’Unione Europea, soprattutto dell’asse franco-tedesco. Del resto, l’ostilità americana nei confronti dell’Iran, che può riversarsi soprattutto nel blocco al credito da parte delle banche statunitensi alle imprese che investono nel Paese, va comunque a svantaggio delle aziende del Vecchio Continente, che si privano di un mercato in crescita. Da questo punto di vista, Macron ha compreso che una prova muscolare nei confronti degli Stati Uniti, può comunque portare un vantaggio all’imprenditoria nazionale e può inoltre aprire nuove relazioni con il sistema bancario cinese, che fa da garante di questo accordo per il tramite dell’azienda Cnpc.