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Ai più giovani il  Trattato INF dirà poco, ma c’è stato un tempo in cui in Europa si respirava un clima diverso e le due superpotenze si affrontavano quotidianamente su un campo di battaglia definito freddo solo perché non è mai stato ufficialmente sparato un solo colpo.

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A partire dalla fine degli anni ’70 l’Unione Sovietica schierò sul teatro europeo un missile balistico a raggio intermedio – Irbm – su piattaforma di lancio mobile (Tel) in grado di colpire quasi di sorpresa (lasciava pochissimo margine di reazione) gli obiettivi in Europa: il Rsd-10 “Pioner” (SS-20 in codice Nato). La risposta americana non si fece attendere e missili “Pershing II” e BGM-109 “Tomahawk” – i “cruise” – vennero schierati rispettivamente in Germania ed in Italia (gli “euromissili”).

Potenzialmente questi missili schierati da ambo le parti sarebbero stati in grado di essere usati come armi per un primo colpo “di sorpresa” per decapitare le difese nemiche: il loro raggio d’azione, la precisione ed il loro dispiegamento così a ridosso dei rispettivi bersagli lasciavano pochissimo tempo di reazione.

Si decise così di arrivare ad un accordo tra le parti e di firmare il trattato sul bando delle forze nucleari intermedie (Inf). Unione Sovietica e Stati Uniti siglarono il Trattato Inf nel 1987 che divenne operativo l’anno successivo – il 1 giugno 1988.

Questo trattato garantì la stabilità strategica in Europa per un ventennio, anche a prescindere dagli avvicinamenti relativi tra Mosca e Washington. Questo equilibrio da qualche anno sembra essersi rotto.

Nella giornata di venerdì gli Stati Uniti hanno infatti ufficialmente denunciato la Russia di aver violato le clausole del Trattato Inf e hanno lanciato un ultimatum a Mosca che assume una retorica da Guerra Fredda.

Il Dipartimento di Stato ha reso noto, in una nota ufficiale, che stante le continue violazioni ed il rifiuto da parte della Federazione Russa di venire incontro alle richieste di chiarimenti americane, Washington è ora giunta alla decisione di rivedere il proprio approccio al Trattato e l’amministrazione sta implementando una strategia integrata per rispondere alla violazione della Russia. Gli Usa hanno infatti preso misure diplomatiche, militari ed economiche per ricondurre Mosca al rispetto del trattato: diplomatiche cercando di risolvere la questione attraverso la Svc (Special Verification Commission) del Trattato Inf, militari rivedendo i concetti e le opzioni per sistemi missilistici convenzionali basati a terra per difendere gli Stati Uniti ed i loro alleati pur rispettando il Trattato che prevede attività di R&D (Research & Development), economiche riguardanti provvedimenti verso quegli enti che sono coinvolti nella manifattura e sviluppo dei missili proibiti.

Il nodo della discordia

Di che missili stiamo parlando? Sul banco degli imputati c’è il nuovo missile da crociera 9M729 (SSC-8) con un raggio d’azione di 5500 km, fattore che lo pone al di fuori del Trattato Inf.

Il missile per certi versi è una variante migliorata del 9M728 – dotata di raggio d’azione esteso – e secondo le fonti occidentali sarebbe una versione terrestre del missile 3M14 (SS-N-30) “Kalibr-NK”, sviluppato dal OKB Innovator di Ekaterinburg. Le dimensioni del missile si aggirano intorno agli 8 metri ed è trasportato su veicolo TEL MZKT-7930 ovvero lo stesso usato per i missili Iskander-M schierati nell’enclave di Kaliningrad. Presumibilmente il missile è dotato di un sistema di controllo inerziale con sensori angolari doppler con correzione dei dati di volo tramite sistema satellitare Glonass e GPS. Il primo test sarebbe stato effettuato nel 2008 e nel 2014 il missile ha superato il test finale di stato; secondo fonti russe 8 chassis di MZKT modificati per trasportare il canister del SSC-8 sono stati acquistati nel 2016 facendo presumere che il nuovo missile da crociera stia per diventare operativo. 

Cosa dice il Trattato?

Il Trattato Inf definisce un missile a raggio intermedio come un GLBM (Ground Launched Ballistic Missile) o un Glcm (Ground Launched Cruise Missile) con un raggio d’azione compreso tra i 500 ed i 5500 km. Secondo le clausole del Trattato Russia e Stati Uniti non possono testare, produrre e possedere missili Irbm basati a terra né avere lanciatori per questo tipo di armi. Il trattato, dalla durata illimitata, fu siglato dal Presidente Ronald Reagan e dal Segretario Gorbachev l’8 dicembre del 1987 divenendo operativo il primo giungo 1988 portando all’eliminazione dagli arsenali di questa tipologia di missili entro il 1991. I missili eliminati furono circa 800 da parte americane e 1800 da parte russa.

Perché si è giunti a questa situazione?

Se da una parte la violazione del Trattato Inf da parte di Mosca è palese – nonostante l’ostruzionismo di stampo sovietico che si è trovata davanti Washington nel momento in cui chiese conto di questo sistema d’arma – dall’altro bisogna ammettere che le motivazioni della Russia non sono affatto pretestuose.

Mosca già nel 2005 stava considerando di ritirarsi dal Trattato in risposta al ritiro unilaterale degli Stati Uniti dal trattato Abm. I lanciatori del sistema “Aegis ASHORE” (tipo Mk 41 VLS) schierati in Romania e presto in Polonia sono, secondo Mosca, capaci di essere riconfigurati rapidamente in lanciatori di missili cruise dotati di testata nucleare. Questo secondo Mosca rappresenterebbe già una prima violazione del Trattato che, lo ricordiamo, non solo colpisce i missili in sé ma anche i lanciatori.

Nonostante Washington nella nota ufficiale abbia sottolineato come le nuove misure sanzionatorie verso Mosca e le nuove direttive militari saranno immediatamente abolite se il Cremlino ritornerà a rispettare le clausole del Trattato, questa decisione della Casa Bianca assume i contorni di un vero e proprio ultimatum, dato che per Mosca la prima violazione è stata commessa dagli Stati Uniti. Per la prima volta – anche al netto delle continue esercitazione nell’Est Europa e della crisi ucraina – la diplomazia tra le due superpotenze riacquista i toni della Guerra Fredda portando l’orologio dell’Europa indietro di 30 anni.  

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