Nuova tegola per il governo britannico di Boris Johnson, che ora scricchiola sempre di più. Il ministro della Salute Sajid Javid si è dimesso nella giornata odierna dichiarando di non poter “più servire in buona coscienza in questo governo”. Subito dopo a ruota ha seguito il vero e proprio numero due dell’esecutivo, il Cancelliere dello Scacchiere Rishi Sunak.

I due hanno strappato negando le giustificazioni di BoJo sul caso del Government Deputy Chief Whip Chris Pincher, deputato Conservatore dal 2010. Pincher, che ricopriva quella che in Gran Bretagna è una carica paragonabile al nostro Ministro dei Rapporti col Parlamento e rappresentava la figura del pontiere tra Downing Street e la maggioranza alla Camera dei Comuni, è stato accusato di molestie per aver palpeggiato in un  club frequentato da prominenti Tory due uomini, fra cui un collega deputato. Johnson ha dichiarato di non ricordarsi dei racconti sulle pulsioni di Pincher, da lui nominato nel 2020 Ministro per l’Housing sociale e nel 2022 promosso al prestigioso ruolo da cui si è recentemente dimesso.

Javid ha, di fronte all’ennesimo scandalo, rotto gli indugi. Dichiarando di non voler più avere a che fare con il premier e il suo esecutivo E la defezione è di quelle che pesano. 52 anni, nativo del Lancashire da una famiglia indiana del Punjab, è stato a lungo tra i fedelissimi di Boris Johnson. Deputato dal 2010, segretario del Cancelliere allo Scacchiere George Osborne prima e responsabile della supervisione dei piani governativi per il gruppo di proprietà statale Royal Bank of Scotland Group e Lloyds Banking Group poi durante i governi di David Cameron, convinto thatcheriano e liberale di ferro con un passato nell’alta finanza, Javid è stato scelto nel luglio 2019 come primo Cancelliere dello Scacchiere nel governo di Boris Johnson. Dell’ex sindaco di Londra divenuto premier è stato ritenuto, a lungo, un papabile delfino. Ma dopo 200 giorni, dopo la travolgente vittoria alle elezioni del 2019, è stato rimosso e trasferito alla Sanità. A sostituirlo, l’anglo-pakistano Sunak, dato negli ultimi tempi come più papabile sostituto del premier in caso di caduta del governo.

Sunak è stato il timoniere dell’economia britannica durante la pandemia e, come Javid, ha in un primo momento avuto fortissimi contrasti con il consigliere speciale di Johnson, Dominic Cummings, alla cui caduta ha acquisito un ruolo prominente nell’esecutivo. Lo strappo dei due uomini che Johnson ha ritenuto, in diverse fasi, più vicini e che a suo avviso rappresentavano il dinamismo di un governo identificato con la “Global Britain”, i figli dell’impero divenuti ministri di peso, segna un terremoto nell’esecutivo.

“Il nostro Paese”, ha affermato Sunak nella giornata odierna, “è di fronte a sfide immense”. “Mi dispiace lasciare il governo, ma sono mio malgrado arrivato alla conclusione che non si può continuare così”, ha aggiunto “Il pubblico – si leggein una lettera del ministro – si aspetta giustamente che il governo sia condotto in modo corretto, competente e serio. Credo che valga la pena lottare per questi standard ed è per questo che mi dimetto”. Giusto nella giornata odierna era arrivato un avvertimento drammatico: “Il governo del Regno Unito sta esaurendo il tempo a disposizione per salvare l’economia nazionale”, ha affermato la direttrice generale delle Camere di commercio britanniche (Bcc), Shevaun Haviland, di fronte alla corsa dell’inflazione, dell’energia e del rischio recessione nel Paese.

In serata il premier ha nominato già i sostituti. Nadhim Zahawi, attuale ministro dell’Istruzione, è stato scelto come nuovo cancelliere dello Scacchiere, in sostituzione di Rishi Sunak, dimessosi questa sera. Lo rende noto il Guardian. Zahawi era finora ministro dell’Istruzione. Alla Salute BoJo ha nominato Steve Barclay.  Sempre secondo quanto scrive ancora il quotidiano inglese, in una breve lettera a Javid, Johnson si è detto “molto dispiaciuto” per le dimissioni, riconoscendo all’ex ministro di aver servito bene il governo e il popolo del Regno Unito e assicurando che verranno portati avanti i suoi progetti sul servizio sanitario. “Ci mancherai molto”, ha scritto il premier.

Per Boris Johnson parliamo di un vero e proprio terremoto. L’ennesimo, forse quello decisivo per il futuro del governo conservatore dotato della più grande maggioranza dai tempi di Margareth Thatcher. Dal Partygate a Pincher Johnson, che all’esterno voleva proporsi come l’uomo in grado di rinverdire i fasti dell’impero sotto forma di Global Britain, è stato travolto dalla fronda Tory. L’ampiezza della contestazione nel voto di fiducia sul premier delle scorse settimane appariva un avviso di sfratto. Ora la rottura interna all’esecutivo è conclamata, in una fase in cui sul fronte interno la crisi sociale morde, il Partito Laburista vola nei sondaggi per il crollo di credibilità di Johnson, l’Irlanda del Nord ha premiato gli avversari dell’unione con Londra e la Scozia ha proclamato un nuovo referendum per l’indipendenza. Johnson ha a lungo sognato di essere un nuovo Churchill ma la sua presa sul Paese è sempre minore. E ora il governo entra ufficialmente in un territorio inesplorato. Dopo l’uscita di scena di Javid e Sunak, non a caso, il leader del Partito Laburista, Keir Starmer ha invitato Johnson alle dimissioni. Qualora sul Partito Conservatore si abbattesse una nuova ondata di defezioni, per il premier il destino sarebbe segnato. E le dimissioni di Javid e Sunak lasciano pensare anche a un tentativo di anticipare una corsa alla successione per la leadership che molti pezzi da novanta della destra d’Oltremanica ritengono essere sempre più imminente.

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