Il progetto sembra uscito dai libri di fantascienza, sebbene nel corso della storia siano stati costruiti esemplari funzionanti e altri meno, ed è nientemeno che il Pentagono a riesumarlo dagli archivi: gli Stati Uniti vogliono dotarsi di un “supercannone” con una gittata di più di mille miglia (1150 per l’esattezza).
Il progetto ha anche un nome – e forse solo quello: SLRC acronimo di Strategic Long Rance Cannon. A settembre dello scorso anno venne nominato per la prima volta dal generale John Murray, a capo dell’Afc (Army Futures Command) il comando Usa per la modernizzazione degli armamenti, che in un’audizione davanti alla Commissione per i Servizi Armati della Casa Bianca ha precisato che “stiamo dandoci da fare e iniziando a progettare armi ipersoniche e inoltre stiamo pensando a quello che chiamiamo Strategic Long Range Cannon, che potrebbe avere una gittata di mille miglia nautiche”.
Un’idea che arriva da lontano
Come anticipato non è la prima volta nella storia che si sente parlare di supercannoni: i tedeschi ci avevano pensato in entrambi i conflitti mondiali.
Dapprima con il Parisgeschütz, il cannone col quale i tedeschi bombardarono Parigi dal marzo all’agosto del 1918 noto anche come Kaiser Wilhelm Geschütz e spesso confuso con la Grande Berta che invece fu utilizzata contro i forti di Liegi nel 1914 ed era sensibilmente più piccolo.
Non sappiamo molto di quest’arma, ma il suo valore strategico fu irrisorio in quanto portava una carica esplosiva di soli 94 chilogrammi. In compenso rappresenta la prima pietra miliare nella costruzione di un’arma simile: il complesso pesava 256 tonnellate ed era montato su rotaia e poteva colpire un bersaglio posto a 130 chilometri di distanza. Il proiettile aveva un apogeo di 40 chilometri e la velocità iniziale era di 1600 km/h. La canna, dal diametri di 210 millimetri, era soggetta ad una fortissima usura e doveva essere sostituita dopo pochi colpi.
Sempre i tedeschi, ma nel secondo conflitto mondiale, hanno ritentato la strada del supercannone. Questa volta il pezzo di artiglieria si chiamava Schwerer Gustav. Anch’esso montato su rotaie pesava ben 1300 tonnellate ed aveva una gittata massima di 37 chilometri, ma a differenza del suo predecessore sparava proiettili dal peso di sette tonnellate.Fu impiegato attivamente sul fronte orientale nell’assedio di Sebastopoli in Crimea.
Quello più interessante dal punto di vista progettistico fu però un’altra creazione risalente alla Seconda Guerra Mondiale e sempre nel campo tedesco: si tratta del cannone V3 detto anche Hochdruckpumpe, ovvero pompa ad alta pressione dal principio del suo funzionamento. Consisteva in una lunghissima “canna” costruita lungo un crinale o in un rifugio sotterraneo che permettesse alla granata del peso di 60 chilogrammi di colpire Londra dalla Francia occupata. Il principio prevedeva che a distanza costante lungo la canne ci fossero delle camere di combustione che si dovessero accendere in rapida sequenza per accelerare il proietto ad altissima velocità (sino a 1100 m/s).
Un prototipo del supercannone tedesco fu costruito nell’isola polacca di Wolin ed effettuò dei test nell’aprile maggio del 1943 e furono iniziati i lavori in Francia per costruire i primi 25 cannoni in galleria ma i bombardamenti alleati prima, e lo sbarco in Normandia poi, posero fine al progetto.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’avvento dell’aereo e soprattutto del missile posero praticamente fine all’idea di un supercannone che fu riesumato solo negli anni ’80 del secolo scorso dall’Iraq di Saddam Hussein. Il “Progetto Babilonia”, che prendeva spunto a piene mani dal progetto tedesco V3, fu interrotto sia dall’omicidio dell’esperto di artiglieria canadese Gerald Bull da parte di agenti del Mossad sia dalla prima Guerra del Golfo del 1990.
Il progetto americano
Del progetto americano, a parte la gittata che si vorrebbe raggiungere, non sappiamo nulla.
Non si sa nemmeno in che modo si possa raggiungere una simile gittata che permetterebbe ad un cannone posto nell’Europa Orientale di bersagliare direttamente il territorio della Russia. Alcuni analisti ritengono che possa essere una combinazione di propellenti di nuova generazione e di spinta razzo-assistita del proietto. Altri ancora credono possa essere un’evoluzione del concetto di railgun, o cannone elettromagnetico.
Quello che però sappiamo è che la strategia americana è recentemente cambiata e si è spostata dalla counter-insurgency, ovvero la contro-insurrezione, per tornare al concetto di conflitto tra grandi potenze di stampo classico.
Un’arma come un supercannone, quindi diventerebbe un asso nella manica per oltrepassare le bolle A2/AD dell’avversario e ambienti elettronicamente ostili che possono letteralmente spegnere i sistemi di navigazione di missili da crociera e addirittura oscurare/sfasare i sistemi di navigazione satellitare.
Un proiettile di un supercannone, sebbene debba venire dotato di un qualche tipo di guida terminale – che sia GPS, radar, ottica o Ir – risulterebbe meno costoso e più affidabile, in un ambiente ostile, di un missile da crociera o di un semplice strike effettuato con un cacciabombardiere.
Gli Stati Uniti, per la verità, avevano progettato un cannone elettromagnetico dalle straordinarie prestazioni (gittata massima di 83 miglia) che sarebbe dovuto andare ad equipaggiare i nuovi cacciatorpediniere “stealth” della classe Zummwalt, ma a causa del lievitare delle spese che ha portato il costo di un singolo proietto a 800mila dollari, il programma è stato cancellato in favore di qualcosa di più tradizionale.
Secondo le prime indiscrezioni il nuovo supecannone americano non sarebbe mobile come un qualsiasi pezzo di artiglieria semovente, ma in grado di essere spostato alla bisogna. Un fattore non da poco sul campo di battaglia è infatti la mobilità che nella guerra moderna potrebbe voler dire anche dover fare un centinaio di chilometri in un solo giorno.
Un grande bluff?
Il progetto potrebbe essere solo un bluff per impegnare gli avversari degli Stati Uniti in inutili e costose contromisure, un po’ come successe con il programma SDI degli anni ’80 che, sebbene avesse portato a diversi progetti più o meno in stato avanzato di sperimentazione i cui echi si fanno sentire ancora oggi essendo ripescati in altri programmi, non ha di fatto visto il dispiegamento di uno “scudo spaziale” ma ha avuto il pregio di aver innescato una corsa agli armamenti che dissanguò l’Unione Sovietica.
Il supercannone potrebbe essere anche un paravento per la costruzione di un vettore missilistico a raggio intermedio, come ha accusato la Cina che recentemente, come riportato dal Global Times, ha puntato il dito contro Washington sostenendo che il sedicente supercannone in realtà sia un sistema missilistico in violazione del Trattato Inf.
Un’accusa alquanto curiosa se teniamo presente i recenti sviluppi americani ed il fatto che la Cina non è nemmeno firmataria del Trattato avendo nel suo arsenale missili come il DF-26 killer di portaerei recentemente svelato, ma che si spiega nel complesso gioco diplomatico tra Pechino e Washington per la questione del Mar Cinese Meridionale.
Il timore degli analisti cinesi, infatti, è che un supercannone, o, secondo loro, un sistema missilistico a raggio intermedio, piazzato a Guam o in un’altra base americana del Pacifico Occidentale possa mettere sotto tiro gli arcipelaghi del Mar Cinese Meridionale e minacciare il traffico militare e mercantile in quelle acque.