George Nader, uomo d’affari americano-libanese che collabora con le indagini di Robert Mueller sui fondi della campagna di Donald Trump, organizzò un summit segreto di leader arabi su uno yacht nel Mar Rosso alla fine del 2015 per decidere la politica mediorientale. La rivelazione l’ha fatta Middle East Eye.

Secondo quanto reso noto dal portale d’informazione specializzato in Medio Oriente, Nader propose ai leader riuniti sullo yacht di costituire un gruppo regionale elitario di sei Paesi, che avrebbe sostituito il Consiglio di cooperazione del Golfo (Gcc) e la Lega araba, ormai svuotata di significato. 

Gli obiettivi del vertice sono stati resi subito chiari da Nader nel colloquio con i leader arabi. L’uomo d’affari disse che questo gruppo di Stati sarebbe diventato una forza regionale “da cui il governo degli Stati Uniti potrebbe anche dipendere” per contrastare l’influenza della Turchia e dell’Iran. E proprio per questo motivo, Nader si è offerto di fare attività di lobbying nella politica Usa.

Gli invitati a questo incontro erano personaggi ben noti della politica mediorientale. C’era Mohammed bin Salman, allora vice principe ereditario dell’Arabia Saudita; Mohammed bin Zayed, principe ereditario di Abu Dhabi; Abdel Fattah al-Sisi, presidente dell’Egitto; il principe Salman, principe ereditario del Baharain e il re Abdullah di Giordania. In sostanza i leader arabi che hanno rappresentato il fronte comune nella sfida per rivesciare Bashar al Assad, nel contrastare l’Iran e la Turchia e nel blocco al Qatar. Tutti alleati degli Stati Uniti e tutti più o meno in rapporti positivi con Israele.

I funzionari presenti all’incontro che hanno parlato a Mee, affermano che Nader avrebbe detto ai leader presenti testuali parole: “Se siete d’accordo, farò una lobby per i nostri obiettivi a Washington“. I partecipanti sono sembrati tutti estremamente contenti. E gli eventi che da quel momento si sono susseguiti in Medio oriente, dimostrano che, almeno negli intenti, la road-map è stata seguita alla lettera. Seppur con esiti contraddittori.

Secondo le informazioni ottenute, negli Stati Uniti, Donald Trump sarebbe stata la chiave di tutto. Trump aveva annunciato la sua candidatura solo mesi prima, nel giugno 2015, quando Hillary Clinton era in testa a tutti i sondaggi. Significativamente però questi leader arabi hanno deciso, alla fine del 2015, che un candidato come Trump, soprattutto nella sua ferrea politica anti-Iran, sarebbe stato molto più utile per i loro piani di egemonia nella regione.

Mesi dopo, a gennaio 2016, il re Abdullah di Giordania informò i leader del Congresso degli Stati Uniti che la Turchia rappresentava la principale minaccia alla sicurezza regionale. A marzo del 2016, lo stesso Middle East Eye riportava le parole del re giordano su Recep Tayyp Erdogan il quale accusava il leader turco di esportare terroristi in Europa. 

Le cose sono cambiate quando la Giordania ha iniziato ad avere una politica non del tutto in linea con la monarchia saudita. L’Arabia Saudita riteneva che Amman non fosse stata troppo decisa nel sostenere il blocco contro il Qatar.  Una divisione che si è ulteriormente ampliata quando il re di Giordania ha tuonato contro la decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele. Riad avrebbe voluto una linea più soft per poter prendere il controllo delle trattative su un’eventuale capitale palestinese. Ma soprattutto per non legarsi asi toni panislamici di Erdogan.

Nel frattempo, Mohammed bin Salman scalava posizioni all’interno della corte saudita. Il suo principale ostacolo al trono era il cugino Mohammed bin Nayef, prediletto anche Washington. Mbs sarebbe diventato il principe ereditario nel giugno 2017.

Recentemente, Nader è emerso come intermediario fondamentale tra Bin Zayed e Trump. Il New York Times ha riferito che Robert Mueller sta indagando molto attentamente per stabilire se gli Emirati hanno contribuito illegalmente alla campagna presidenziale di Trump. Nelle ultime settimane, gli investigatori di Mueller hanno interrogato Nader e, non casualmente, venerdì sono emerse notizie di una condanna di Nader per aver abusato sessualmente di minorenni e di essere in possesso di materiale pedo-pornografico. Newsweek ha parlato di una condanna a sei mesi in Virginia.

Un mese dopo Nader, Erik Prince, l’ex capo di Blackwater, e un banchiere russo si sono incontrati alle Seychelles con Bin Zayed. Inoltre, l’uomo d’affari d’origine libanese ha stabilito ottimi legami con Israele attraverso Elliott Broidy, vicino al primo ministro Benjamin Netanyahu, che ha un’impresa di sicurezza che lavora molto per gli Emirati. Legami interessanti che mostrano una rete d’interessi estremamente radicata. Ma che dimostra anche un dato essenziale: i leader mediorientali non agiscono soltanto come pedine della strategia americana. 

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