Ci sarebbe stata una seppur parziale ammissione circa le ingenti somme di denaro versate da Riad nei confronti dell’ex presidente sudanese, Omar Al Bashir. Almeno è questa la versione fornita, come si legge su AgenziaNova, da parte degli inquirenti in una deposizione presso il tribunale di Khartoum dove l’ex capo dello Stato è sotto processo per corruzione. Un’inchiesta dunque che, visti i suoi risvolti, ha anche implicazioni politiche.
Il processo all’ex presidente Bashir
L’11 aprile scorso nella capitale sudanese si vive una delle pagine piĂą drammatiche ed al tempo stesso importanti della recente storia del paese africano: Omar Al Bashir infatti, al potere da trent’anni, viene deposto a seguito di un colpo di Stato portato avanti dai militari i quali a loro volta intervengono sulla scia della manifestazioni che da mesi coinvolgono l’intero Sudan. Finisce in questa maniera uno dei piĂą longevi regimi africani, durante i quali Al Bashir è parso sempre in grado di controllare il suo paese nonostante crisi economiche, guerre civili e sanzioni internazionali. Dopo il golpe, Al Bashir viene sottoposto in regime di arresti domiciliari ma, forse anche per rispondere ad una piazza che vede nell’azione dei militari solo un atto volto a sedare le proteste, a metĂ aprile l’oramai ex presidente viene trasferito in carcere con l’accusa di corruzione e riciclaggio di denaro sporco.
Nella propria abitazione di Khartoum vengono ritrovato milioni di Dollari, i quali vengono considerati come prova di un’indebita appropriazione da parte dello stesso Bashir. Comparso in pubblico soltanto il 16 giugno scorso proprio per essere trasferito in tribunale, l’ex presidente deve quindi rispondere di queste gravi accuse. Come detto in precedenza, Omar Al Bashir avrebbe ammesso un pagamento ricevuto da parte della famiglia reale saudita.
“L’imputato ci ha riferito che il denaro faceva parte di una somma di 25 milioni di dollari che gli era stata inviata dal principe ereditario saudita Mohammed bin Salman per essere utilizzata al di fuori del bilancio statale”, afferma Ahmed Alì, ossia uno degli investigatori che sta esaminando le carte relative al processo contro l’ex presidente. Lo stesso Ahmed Alì inoltre, dichiara come Omar Al Bashir avrebbe messo al corrente gli inquirenti di altre due tranche di pagamenti sempre ad opera dei Saud, rispettivamente di 30 e 25 milioni di Dollari. Elementi questi che, in fase processuale, peseranno parecchio contro l’ex presidente.
I legami con i Saud
L’indagine ad un ex presidente sollevato dall’incarico per mezzo di un colpo di Stato non può che avere, nell’immediato, importanti risvolti politici. Ed in un paese come il Sudan poi, in cui le tensioni post golpe non sono mai cessate e dove si fatica a mantenere un certo equilibrio tra militari e sigle dell’opposizione, quanto avviene all’interno dell’aula del tribunale di Khartoum ha certamente un eco molto profonda. La piazza in particolar modo si chiede come mai i Saud avrebbero, al netto della dimostrazione di quanto sospettato dagli inquirenti e delle conferme ancora non arrivate delle dichiarazioni attribuite ad Omar Al Bashir, donato milioni di Dollari direttamente all’ex presidente.
Il primo pensiero va ovviamente alla guerra nello Yemen: Riad quando nel marzo 2015 lancia i raid contro gli Houti, ha bisogno di avere al proprio fianco i principali paesi a maggioranza sunniti della regione, il Sudan è uno di questi. Inizialmente Khartoum invia anche propri soldati, Omar Al Bashir sembra un alleato di ferro dei Saud. Poi però qualcosa si incrina, all’interno del Sudan in tanti si chiedono come mai molti giovani vengono inviati a morire nello Yemen per una guerra lontana dai propri interessi nazionali. Si assiste così ad un ridimensionamento della vicinanza tra Bashir ed i Saud. Ed ora in tanti scommettono in una generale ridiscussione dei rapporti tra Khartoum e Riad.
Alla luce dei presunti milioni riversati dai sauditi nelle casse dell’ex presidente, potrebbe infatti essere impopolare per l’attuale e per i futuri governi mostrarsi vicini a Riad. E questo potrebbe generare, a cascata, importanti ripercussioni all’interno dello scacchiere di alleanze nella regione.