Tra proteste ed accordi, tra nuove tensioni e nuove strette di mano: in Sudan la situazione appare in continua evoluzione. I principali protagonisti di queste prime settimane post Bashir, il presidente rimosso dal golpe dello scorso 11 aprile dopo 30 anni di potere, sono i militari da un lato ed i gruppi dell’opposizione dall’altro. Dopo l’arrivo della giunta militare a seguito della deposizione dell’ex leader sudanese, a Khartoum ed in altre città sudanesi i manifestanti temono il mancato passaggio di consegne ad un governo civile. Adesso la situazione sembra sbloccarsi, ma l’instabilità del Sudan continua ad essere dietro l’angolo.

gli ultimi accordi tra militari e civili

Le notizie che martedì sera arrivano da Khartoum appaiono confortanti: si parla, in particolare, di un accordo volto ad una condivisa gestione da parte di militari e civili della transizione verso una nuova fase politica del Sudan. Il primo punto dell’accordo riguarda la durata di questa transizione: i membri del consiglio militare insediatosi a seguito del colpo di Stato di oramai più di un mese fa, si accordano con i gruppi dell’opposizione per una fase di tre anni.

In questo arco temporale, le attività amministrative e politiche dovrebbero essere portate avanti principalmente da tre organi: un consiglio di presidenza, un governo ed un parlamento. I militari, secondo gli accordi presi con le associazioni che riuniscono le sigle promotrici delle proteste anti Bashir, dovrebbero sorvegliare affinché la transizione avvenga senza disordini e senza possibili destabilizzazioni del Sudan. Il parlamento invece, potrebbe essere composto da 300 membri, di cui i due terzi in mano alla coalizione cosiddetta “Forza del Cambiamento e della Democrazia” (Fcd), la quale riunisce sotto un unico tetto partiti ed associazioni protagoniste delle proteste dei mesi scorsi. Un terzo invece dovrebbe andare ad altre sigle, ma è proprio sulla composizione del parlamento che sorge il pericolo di dispute e disaccordi in grado di mettere a repentaglio il futuro quadro istituzionale.

Possibili divergenze anche sul futuro governo, visto che i militari vorrebbero mantenere alcuni ministeri chiave in loro possesso mentre, dall’altro lato, i partiti e le associazioni vogliono un esecutivo unicamente civile. A prescindere dalle divisioni emergenti, l’accordo viene comunque confermato dalle varie parti in causa e segna in ogni caso una prima attenuazione della tensione. Al termine dei tre anni di transizione, il potere dovrebbe tornare soltanto ai civili tramite elezioni e sotto l’egida di una nuova Costituzione.

gli scontri dei giorni scorsi a khartoum

Il golpe dell’11 aprile scorso contro Omar Al Bashir nasce dalle proteste popolari che, a partire dal mese di dicembre, sconvolgono il Sudan. Aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, percentuali sempre più elevate di disoccupazione e povertà nei centri più remoti del paese, fanno scoccare una scintilla che poco dopo tocca anche la capitale Khartoum e che per la prima volta mette in seria difficoltà Al Bashir. Ad inizio aprile i gruppi dell’opposizione appaiono oramai ben coalizzati: associazioni di categoria, professionisti, sindaci e partiti si uniscono contro il governo in carica. L’esercito, che decide di non reprimere le proteste, l’11 aprile per l’appunto attua il colpo di Stato.

Ma i manifestanti da allora non abbandonano la piazza: non digeriscono, in particolare, gli annunci dei militari che impongono il coprifuoco, danno vita ad un consiglio militare che repentinamente diventa unico organo per gestire il potere e sembrano non voler aprire ad un governo civile. Da qui le tensioni che spingono l’esercito ad aprire un dialogo con le forze di opposizione. Ma prima degli accordi di martedì, trapelano le notizie di scontri molto duri a Khartoum la cui intensità appare superiore a quella delle proteste precedenti al golpe.

Solo tra lunedì e martedì muoiono sei persone, tra cui cinque manifestanti ed un ufficiale dell’esercito. Un episodio di sangue che sconvolge Khartoum e che costringe partiti e militari a venire a patti il prima possibile.