Bloccare le emittenti radiofoniche russe accusate di distribuire la propaganda del Cremlino rafforzare il raggio d’azione dell’interdizione a figure d’alto profilo del regime di Vladimir Putin, allargare il cerchio delle banche escluse dal sistema Swift per i pagamenti in euro e, soprattutto, dare forza all’effettivo embargo al petrolio russo. Questi i contenuti chiave del sesto pacchetto europeo di sanzioni presentato oggi a Bruxelles dalla Presidente della Commissione Ursula von der Leyen. In ordine crescente di impatto sistemico, quattro nuovi importanti provvedimenti. Il sesto pacchetto di sanzioni viene discusso prima dal Coreper (ambasciatori Ue) e ci si attende il via libera formale degli atti legali entro questo fine settimana.
Lo stop al petrolio
Partiamo dal più importante di questi provvedimenti: lo stop al petrolio russo. “Ci assicuriamo di eliminare gradualmente il petrolio russo in modo ordinato, in modo da consentire a noi e ai nostri partner di garantire rotte di approvvigionamento alternative e ridurre al minimo l’impatto sui mercati globali. Questo è il motivo per cui elimineremo gradualmente la fornitura russa di petrolio greggio entro sei mesi e di prodotti raffinati entro la fine dell’anno”, ha annunciato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel suo intervento in plenaria al Parlamento europeo. Una vera e propria svolta che avvicina Bruxelles all’opzione nucleare, lo stop definitivo agli idrocarburi russi con l’inclusione del gas. Nel campo dell’oro nero la dipendenza dalle importazioni dei Paesi dell’Unione Europea è pressochè totale e riguarda il 96% dei consumi. Di questa quota, la Russia assicura il 36,5% dei consumi europei di petrolio, una dipendenza seconda solo a quella del gas naturale. Sull’oro nero la von der Leyen ha avallato dunque la strategia dell’eliminazione graduale (phasing out) volta a evitare shock ai mercati.
Per quanto riguarda la dipendenza da Mosca, la situazione è più eterogenea rispetto al gas. L’Italia, ad esempio, importa dalla Russia circa il 12,7% dei prodotti petroliferi, trovandosi a un livello di diversificazione molto maggiore rispetto a quella conseguita nel gas. Come sottolinea StartMag in situazione di maggiore dipendenza si trova la Germania, che dipende dalla Russia per poco meno di un terzo delle sue forniture petrolifere. La Francia ha una dipendenza dalla Russia attorno al 13%. Prima della guerra Finlandia e Lituania, due dei Paesi dell’Ue maggiormente critici delle mosse della Russia, registravano secondo Eurostat dipendenze molto alte dal petrolio di Mosca, pari rispettivamente all’80 e all’83 per cento del fabbisogno. Vilnius assieme a Estonia e Lettonia è già stata oggetto del forte embargo di Mosca.
Lo strappo ungherese
Ungheria e Slovacchia avranno un anno di tempo in più per completare lo stop alle importazioni di petrolio russo essendone estremamente dipendenti. Ieri erano emersi i timori dei due Paesi per uno stop eccessivamente radicale. “Le importazioni di petrolio russo sono vitali per il buon funzionamento dell’economia ungherese”, ha affermato il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, in visita ufficiale a Nur-Sultan, in Kazakistan. “Abbiamo votato a favore di ogni pacchetto di sanzioni dell’Ue, ma nonostante ciò stiamo affrontando critiche ingiuste da parte dell’Ue”, ha detto Szijjarto ai cronisti, “ciò si riduce al fatto che diciamo francamente che per garantire la sicurezza energetica del nostro Paese dobbiamo adottare misure concrete. Pertanto, non votiamo a favore di quelle sanzioni che potrebbero limitare la fornitura di petrolio e gas dalla Russia all’Ungheria. Non è una decisione politica”. Il ministro ha aggiunto che il 65% del petrolio ungherese proviene dalla Russia attraverso l’oleodotto Druzhba. “Al momento, non abbiamo altre rotte disponibili per fornirci la quantità necessaria di petrolio“, ha spiegato Szijjarto.
“Non vediamo nessuno piano su come realizzare una transizione sulla base delle proposte attuali e su cosa garantirebbe la sicurezza energetica dell’Ungheria“, ha commentato il servizio stampa del governo di Viktor Orban. Che apre dunque allo strappo ungherese su questo fronte e porterà la Von der Leyen a dover mediare a tutto campo.
La Commissione europea ha discusso nel fine settimana con gli Stati membri più interessati, con gli Stati Uniti e con l’Agenzia internazionale dell’energia per finalizzare la proposta che sarà presentata ai Ventisette. Starà ora all’Ue fare il massimo per evitare che questo finanzi ulteriormente, sul medio periodo, lo sforzo bellico di Mosca, con una bomba dei prezzi alimentata dagli annunci di embargo. Le quotazioni del petrolio sono infatti in volata dopo le parole della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Sui circuiti elettronici, il Wti (che saliva di circa l’1% sui mercati asiatici) guadagna il 3,60% a 106,10 dollari al barile e il Brent avanza parimenti del 3,60% a 108,75 dollari al barile
Lo sforzo occidentale conosce dunque un’escalation ulteriore che si unisce a quanto avvenuto sul fronte finanziario: bloccare i flussi energetici dalla Russia è una faccia della medaglia. L’altra è il blocco ai flussi finanziari corrispondenti.
Le altre sanzioni
Sul campo delel banche, infatti, oltre alla già colpita Sberbank saranno escluse da Swift altre due banche: si tratta di Russian Agricoltural Bank e Moscow Credit Bank alle quali viene aggiunta anche la bielorussa Belinvest. “Colpiamo le banche che sono sistemicamente critiche per il sistema finanziario russo e la capacità di Putin di portare alla distruzionè”, dice von der Leyen. L’Ue prosegue sulla strada della guerra economico-finanziaria ma non tocca Gazprombank, la “banca del gas” ove sono depositati i famigerati “Conti K” per i pagamenti in rubli. Almeno per ora. Il combinato disposto della misura contro il petrolio e della nuova offensiva finanziaria mira a un obiettivo chiaro: rendere più oneroso il costo della guerra in Ucraina alla Russia: “massimizziamo la pressione sulla Russia, riducendo allo stesso tempo al minimo i danni collaterali a noi e ai nostri partner in tutto il mondo. Perchè per aiutare l’Ucraina, la nostra stessa economia deve rimanere forte“, ha spiegato von der Leyen, che ha aggiunto: “con tutti questi passaggi, stiamo privando l’economia russa della sua capacità di diversificare e modernizzarsi.
Von der Leyen ha poi confermato che nel pacchettò di nuove sanzioni contro la Russia ci sarà un elenco di stazioni radiofoniche a cui sarà interdetto l’etere europeo: Rossija RTR, Rossija 24 e Tv Center International. A marzo erano state già colpite le emittenti televisive di Russia Today e il sito d’informazioni Sputnik. Le tre radio non potranno distribuire i loro contenuti nella Ue in qualsiasi forma o forma, sia via cavo, via satellite, su Internet o tramite app per smartphone. Infine, von der Leyen ha deciso di includere nelle sanzioni con la Commissione i militari di alto rango e altre persone che sono accusati di aver commesso crimini di guerra a Bucha e che sono responsabili dell’assedio della città di Mariupol. “Questo invia un altro segnale importante a tutti gli autori della guerra del Cremlino: sappiamo chi sei e sarai ritenuto responsabile”.
A tutte queste misure il governo di Kiev ha risposto chiedendo ulteriori sforzi per sostenerne la resistenza. “Più sanzioni alla Russia, più armi pesanti all’Ucraina”: questo l’appello arrivato dal ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, in un tweet, pochi minuti dopo l’annuncio delle nuove sanzioni dell’Ue. “Il terrorismo missilistico russo deve essere punito”, ha aggiunto Kuleba. “La Russia fatica ad avanzare e subisce perdite terribili, da qui deriva il disperato terrore missilistico in tutta l’Ucraina. Ma noi non abbiamo paura, e nemmeno il mondo deve averla”, conclude il ministro. L’Europa sceglie una via più graduale del confronto totale con Mosca. Ma al sesto pacchetto il perimetro di contrasto alla Russia si fa sempre più ampio e preciso e si avvicina sempre di più all’obiettivo finale, le sanzioni al gas. Le quali segnerebbero, anche sotto il profilo politico, un punto di rottura possibilmente senza ritorno.