Difficile sentir parlar bene del Texas. Due fra le notizie che hanno fatto indignare maggiormente i media progressisti, quella dei migranti “frustati” sul Rio Grande e quella della legge sull’aborto più restrittiva degli ultimi anni, riguardano entrambe lo Stato della “stella solitaria”. Il governo del Texas, guidato dal repubblicano Greg Abbott, è anche nemico giurato del passaporto vaccinale e di ogni obbligo. E questo rientra perfettamente nella caratterizzazione di destra-bigotta-nociva anche alla salute dei cittadini.

Difficile sentir parlar bene anche della Florida, per questo stesso motivo, soprattutto del suo governatore, il trumpiano Ron De Santis, ritenuto (a torto) il paladino dei no vax, dopo che si è espresso e battuto contro ogni obbligo di vaccino e dei passaporto vaccinale. Eppure, ci sono dati che dovrebbero far riflettere. Il Texas, così come la Florida e altri Stati più piccoli a guida repubblicana, stanno letteralmente guidando la rinascita dell’economia americana. E, in termini di contagi e vittime da virus, non sono ridotti peggio della media degli altri Stati americani. Anzi.

Il contenimento della pandemia

I contagi, prima di tutto: da quando, anche negli Usa, si è diffusa la variante Delta, molto più contagiosa, il numero dei positivi è cresciuto. Il Texas, così come la Florida, hanno fatto più notizia degli altri Stati. Stando ai grafici del Centro per la Prevenzione e Cura delle malattie (Cdc) statunitense, i due Stati hanno battuto, in numero di contagi e morti (in rapporto alla popolazione) gli altri tra il 450mo e il 550mo giorno dell’epidemia, al culmine della diffusione della variante Delta. Però, in generale, Texas e Florida presentano delle curve pandemiche con un andamento simile rispetto ad altri due grandi Stati densamente popolati, quali la California e New York, che hanno seguito politiche opposte, molto più restrittive. Ora nei due Stati repubblicani contestati l’epidemia è in calo e appare sotto controllo. A New York i contagi sono ancora in crescita e mentre la California non si è allontanata dai numeri di Texas e Florida, si è solo temporalmente spostata in avanti di cinquanta giorni, con una crescita esponenziale dei casi fra il 500mo e il 550mo giorno.

Quel che risulta è che l’intervento umano ha fatto abbastanza poco per modificare il corso della pandemia. Specialmente se si guarda in prospettiva, dal primo contagio ad oggi, non si notano grandi differenze fra le curve pandemiche dei vari Stati, nonostante le differenze delle politiche anti-Covid seguite siano abissali. Parrebbe, insomma, che il virus segua semplicemente il suo corso, ignorando le differenze fra Democratici e Repubblicani e anche le differenti strategie, di lockdown (California, New York) o massima flessibilità (Texas, Florida).

La rinascita economica dell’America repubblicana

In compenso, le differenze si notano (eccome) sul versante economico. Gli Stati repubblicani che hanno seguito una strategia molto più flessibile di lotta al virus, con chiusure solo temporanee e parziali, pochi obblighi e molta iniziativa individuale, stanno trainando la crescita. In uno studio dell’Università del New Hampshire sull’impatto del Covid-19 sull’occupazione, possiamo ben vedere come in Texas il 92% dei disoccupati abbia recuperato il suo posto di lavoro. In Florida è l’84%. Per fare un paragone, a New York i posti di lavoro recuperati sono il 56% e in California il 63%. In prospettiva è possibile che sia soprattutto il Texas a diventare la locomotiva degli Stati Uniti.

Già era il secondo Stato per crescita del Pil, dopo la West Virginia, nel 2019, ultimo anno pre-Covid. Ma dopo la pandemia potrebbe diventare una fonte d’attrazione ancora maggiore per imprese e semplici cittadini. Dalla California, soprattutto, sono emigrati 700mila cittadini, dal 2010 al 2020. I motivi? Meno tasse, costi della casa più abbordabili e più spazi. L’ultimo emigrante eccellente di questo piccolo esodo interno è Elon Musk, che ha annunciato lo spostamento del quartier generale di Tesla ad Austin, Texas. All’incirca per gli stessi motivi: le case californiane costano troppo per i suoi dipendenti.

Inoltre, in prospettiva, le tasse in Texas sono più basse e le autorità californiane sono meno business-friendly rispetto a quelle texane. La crescita delle città texane procede a vista d’occhio. Città come San Antonio e Dallas sono in continua espansione. Nei pressi di Austin nascono comunità sperimentali, come la nuova cittadina che sarà costituita interamente da case costruite con stampanti 3D. Sono tutti chiari segnali di una corsa all’insediamento.

Se questa è l’America di cui si parla male (o non se ne parla affatto) domandiamoci il perché. In un mondo normale, gli Stati più promettenti e in crescita dovrebbero essere una vetrina per l’estero. Al giorno d’oggi no. Gli Usa vogliono ancora apparire, agli occhi del mondo, come una gigantesca New York o un’unica California da costa a costa, modelli che, all’atto pratico, si stanno dimostrando sempre più disfunzionali. Il motivo di questa miopia è solo ideologico. La Florida contemporanea, governata da un Repubblicano senza compromessi e un Texas conservatore in crescita sfuggono alle categorie dei miti progressisti. Quindi non se ne deve parlare (bene).

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