Sulla manovra finanziaria il governo italiano, partito con prospettive di cambiamento auspicabili e con la volontà espressa di “sfondare il muro di Bruxelles”, per usare le parole di Giulio Sapelli, sfidando la linea del rigore e dell’austerità ha finito per avvitarsi ed entrare in crisi. Nonostante la necessità di tenere il punto contro una Commissione che, visto la mediocrità dei suoi membri, ne offriva aperte possibilità, nonostante il sostegno dichiarato degli Stati Uniti e nonostante le missioni di Paolo Savona e Giovanni Tria a Bruxelles, la crisi tra Lega e Movimento Cinque Stelle sul cosiddetto “condono fiscale” ha aperto brecce critiche nel governo, amplificate dalla mancanza di una risposta diretta e decisa alla lettera della Commissione contro la manovra.

Tali brecce potrebbero trasformarsi in crepe e cedimenti strutturali se il governo Conte non saprà arginare la marea montante dell’offensiva finanziaria già palesatasi in un’impennata dello spread fino a 340 punti base nella giornata del 19 ottobre e affrontare l’ulteriore sfida portata dal giudizio delle agenzie di rating.





Il grande timore: la rottura dell’argine dello spread

Nella giornata del 18 ottobre uno spread di 327 punti base segnalava i primi sintomi di una potenziale “rottura dell’argine”, lo sfondamento della diga di resistenza di un governo al peso dell’assalto della speculazione finanziaria. ” I decennali italiani sono così volati in chiusura a un rendimento del 3,67%, mai più visto dal 2014″, scrive Il Messaggero. “E tutto questo è accaduto mentre il Tesoro riacquistava 3,8 miliardi di un Btp Italia in scadenza ad aprile 2020, emettendo per un pari ammontare (e più del previsto) Btp con scadenze lunghe, fino a 10 e quasi 30 anni”, mentre Piazza Affari finiva trascinata al ribasso dal rosso dei titoli bancari.

In questo contesto, “i prossimi giorni rischiano di essere ancora più duri per l’ Italia, tra l’ ultimatum Ue e il verdetto di Moody’ s, fissato per il 26 ottobre, quando probabilmente scioglierà la riserva anche S&P’s. Per gli esperti di Natixis c’ è una probabilità del 10% che Moody’s oltre a decidere di abbassare il rating mantenga anche l’outlook negativo”.

Un livello di spread di 400 è considerato, dal governo, la “linea del Piave”, la soglia di contenimento ultima entro cui contenere una spirale crescente. Il fatto che il debito sia in percentuale elevata detenuta da investitori stranieri desta preoccupazioni e la mancanza attuale di strumenti come i Cir, previsti nella bozza legge di bilancio per favorire il controllo nazionale sul debito ma poi non inseriti nel disegno finale e destinati, probabilmente, a venir aggiunti in sede parlamentare.

La spada di Damocle del rating

La discesa in campo delle agenzie di rating e il loro ruolo potenzialmente decisivo nel futuro dell’economia italiana porta a diverse considerazioni di valore tecnico e politico. Il rating è assurto a unità di misura oggettiva dell’affidabilità di un Paese o di un’impresa, e il fatto che poche agenzie private esercitino un controllo oligopolistico sulla sua definizione crea non pochi problemi di conflitto di interessi. Preoccupante, per l’Italia, potrebbe essere il fatto che tra gli azionisti di maggioranza principali delle maggiori agenzie di rating vi sono numerosi operatori finanziari che avrebbero interesse a un aumento dei premi al rischio del debito di Roma.

Non si può non concordare con quanto scriveva Marcello Foa anni fa sulle agenzie di rating: “non sono compatibili con le regole liberali dell’economia di mercato e sono pericolose per la loro capacità di sovvertire la democrazia e la sovranità nazionale”. Tuttavia, nel contesto attuale tocca tenerle in considerazione, sebbene dieci anni di crisi abbiano più volte messo a dura prova la reale affidabilità di numerosi pronostici. Nella finanza americana, da Jp Morgan in particolare, arrivano segnali in controtendenza sull’affidabilità dei parametri macroeconomici italiani.

L’economista Nino Galloni individua in un’agenzia nazionale la soluzione a questi problemi di conflitto di interessi, come specificato in un’intervista a La Notizia: “Dobbiamo immediatamente attrezzarci con un’agenzia di rating nostra e con un accordo con le grandi banche. Se non si fanno queste due cose è come voler andare ad affrontare i carri armati a mani nude o con le fionde. Ci vogliono invece i bazooka. Il Governo deve immediatamente pensare a predisporre delle difese preventive affinché lo spread non influisca troppo sui tassi d’interessi delle nuove emissioni”. Parole sagge: che nell’immediato, purtroppo, difficilmente potranno trovare ascolto in un governo che rischia di subire una vera e propria tempesta perfetta.

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