Come Inside Over ha avuto modo di anticipare, l’Attorney General degli Stati Uniti William Barr si è recentemente recato in Italia per confrontarsi coi vertici dei servizi segreti italiani e indagare sul cosiddetto “Spygate”. La visita settembrina non è tuttavia rimasta un caso isolato se è vero che, come rivelato da fonti mediatiche, Barr sarebbe giunto in Italia anche a metà agosto per incontrare Gennaro Vecchione, direttore del Dis, vertice dei nostri servizi segreti e vero e proprio braccio destro del premier Giuseppe Conte, e parlare principalmente del caso di Joseph Mifsud, il docente maltese della Link Campus University che ha fatto perdere le sue tracce due anni fa e che potrebbe essere la figura chiave per capire la genesi del “Russiagate” che ha coinvolto Donald Trump.
C’è del torbido nella vicenda di sospetti coinvolgimenti del governo italiano nella fabbricazione della “pistola fumante” che avrebbe dovuto provare la collusione russa di Trump e nell’attuale contro-indagine di Washington in cui Vecchione, ex generale di divisione della Guardia di Finanza. In un’intervista a La Verità, George Papadopoulos, tra i teste chiave del “Russiagate”, espande il campo visivo oltre Mifsud e chiama in causa l’intera Link Campus, presieduta dall’ex onorevole Dc Vincenzo Scotti: “Mifsud si trova ancora in Italia”, afferma l’ex membro del comitato elettorale di Trump, che accentua il ruolo di Vincenzo Scotti: “In confronto a lui, Mifsud è lo stupido del villaggio. Sono convinto – dice – che Barr dovrebbe parlare con lui”.
In questa fitta trama è difficile separare il grano dal loglio. Le dichiarazioni di Papadopoulos non hanno ricevuto alcuna conferma in seguito alle loro pubblicazioni, per quanto sui legami internazionali della Link, università privata romana, probabilmente bisogna indagare ancora. Ha provato a farlo Dagospia in relazione alla figura dello stesso Vecchione: a marzo il popolare blog aveva riportato voci di “addetti ai lavori” dei servizi secondo cui la decisione di Vecchione di tenere una lectio magistralis nell’ateneo nel pieno delle doppie indagini Russiagate-Spygate era da ritenersi discutibile. Le infiltrazioni dello spionaggio internazionale nell’ateneo, o i sospetti a riguardo, avrebbero consigliato maggiore cautela.
Nel mirino sono in particolare gli incontri d’agosto che avrebbero avuto il via libera da Palazzo Chigi: “Agli inizi di agosto viene contattato Palazzo Chigi per ottenere il via libera all’incontro con i servizi segreti”, ricostruisce il Corriere della Sera. “E dopo qualche giorno Barr vede Vecchione. Un faccia a faccia durante il quale il ministro presenta evidentemente una lista di richieste. Qualche giorno dopo le istanze statunitensi vengono infatti ‘girate’ all’Aisi e all’Aise, con l’impegno di convocare una nuova riunione. A metà settembre dal Dis parte una lettera per fissare la nuova riunione il 27 nella sede centrale di piazza Dante”.
Il premier Conte maneggia il dossier nell’evoluzione del governo dal gialloverde al giallorosso: i dubbi sul ruolo del premier sono sulla sua cooperazione con i ministeri che lo Spygate e il Russiagate chiamano in causa (Giustizia, Esteri e Difesa) nel momento in cui due su tre conoscono un cambio di titolare, con la sola Giustizia rimasta intestata al pentastellato Alfonso Bonafede. Conte, forte della delega ai servizi, gode di un rapporto privilegiato con Dis, Aise e Aisi, ma qualcuno al di fuori di Palazzo Chigi sapeva dei viaggi di Barr? Ci sono nuovi elementi sulle indagini su un presunto contributo italiano al Russiagate? Perchè la Link è al centro di così grande trame internazionali? Di questo e molto altro è probabile che Conte debba rispondere in un’audizione in Parlamento. In cui gli organi competenti dovranno capire cosa si nasconde sulle due sponde dell’Atlantico in un strano gioco di spie.