Monarchici, nazionalisti ed euroscettici. Dopo le elezioni regionali dello scorso 2 dicembre in Andalusia, in Spagna non si fa altro che parlare di loro. L’estrema destra di Vox è stata decisiva nella formazione del governo della regione autonoma, tradizionalmente in mano alla sinistra.
Il partito, nato da una scissione interna ai popolari, in soli due anni ha moltiplicato i propri consensi, passando dallo 0,2 delle scorse politiche all’11 per cento dei voti, che gli ha permesso di conquistare ben 12 seggi nel parlamento regionale andaluso.
Un risultato che ha trasformato il movimento di Javier Ortega Smith, avvocato ed ex militare dell’esercito spagnolo, nell’ago della bilancia per la formazione del governo locale, capace di spostare a destra il peso della coalizione. L’esecutivo regionale, infatti, sarà composto dal Partito popolare, dal partito di centrodestra Ciudadanos e, per la prima volta, proprio dai nazionalisti di Vox. “Siamo molto felici, oggi le leggi oppressive, l’immigrazione clandestina, la corruzione hanno perso”, ha commentato il leader del partito, che si scaglia contro l’immigrazione e le spinte indipendentiste di Paesi Baschi e Catalogna.
Il modello da seguire, semmai, è quello “franchista”. E i punti che compongono l’accordo raggiunto con i popolari mostrano chiaramente quali sono le aspirazioni dei nazionalisti spagnoli: accentramento amministrativo, lotta contro l’aborto, espulsione di tutti i migranti irregolari, passando per la tutela di flamenco e tauromachia, e per il recupero della memoria storica della Reconquista, da contrapporre alle brame indipendentiste. E dalla Reconquista cattolica a quella populista, il passo potrebbe essere più breve del previsto. Secondo alcuni sondaggi, citati da La Stampa, attualmente la destra spagnola, compresi i nazionalisti di Vox e i liberali di Ciudadanos, sfiorerebbe il 50 per cento. Uno scenario che impensierisce il premier socialista Pedro Sanchez, specialmente dopo l’exploit andaluso della formazione radicale. Lui li definisce “nostalgici”, ma la verità è che il partito di estrema destra starebbe guadagnando consensi anche a Madrid, a Valencia e nella stessa Catalogna.
La vera cartina tornasole, però, saranno le prossime elezioni europee. Malgrado le simpatie leghiste per le battaglie autonomiste di Barcellona e Bilbao, infatti, Matteo Salvini potrebbe incontrare nei prossimi giorni i rappresentanti di Vox, per valutare l’ingresso degli spagnoli nella “famiglia sovranista” che si prepara a conquistare l’Europarlamento. Nel frattempo il partito di Ortega Smith punta al bis, ed è al lavoro per confermare, il prossimo maggio, il risultato del voto andaluso.