I toni del dialogo, almeno da parte russa, si sono inaspriti. Questa affermazione era di per sé un punto di partenza dalla prima linea stabilita dal Cremlino, che consisteva nel lasciare passare le operazioni militari di Israele senza commenti. Allontanandosi da questa consuetudine, il ministero della Difesa russo ha riferito che due caccia israeliani F-15 hanno effettuato un attacco aereo missilistico guidato sulla base aerea T-4 di Homs dallo spazio aereo libanese.

I rapporti tra Israele e Russia, nell’ambito del contesto siriano, potrebbero subire un’inversione di tendenza, a seguito dell’ultimo raid aereo condotto dall’IDF lo scorso 9 aprile sulla base T-4, a seguito del quale sono stati feriti 14 ufficiali siriani, nessun russo, almeno da quello che è stato comunicato in una nota del ministero della Difesa di Mosca. Si dice che la Siria abbia intercettato 5 degli 8 missili sparati, mentre tre hanno colpito nella parte occidentale della base. 

I ministeri della Difesa e degli Esteri russi hanno chiaramente richiesto ai propri omologhi israeliani spiegazioni per il gesto compiuto sulla base siriana, Il ministro Sergey Lavrov ha riferito ai giornalisti che “l’attacco aereo effettuato domenica su una base aerea siriana è stato uno sviluppo pericoloso“. Poche ore dopo, il ministero degli Esteri russo ha criticato quello che definisce “l’uso indiscriminato della forza contro la popolazione civile” da parte di Israele nella Striscia di Gaza, definendolo “inaccettabile “.

Secondo alcune fonti israeliane, l’ira di Mosca sarebbe stata suscitata da alcuni aspetti in particolare: l’attacco militare israeliano condotto in Siria ha colpito il presidente Vladimir Putin in un momento molto vulnerabile, quando gli Stati Uniti e i suoi alleati occidentali lo ritenevano direttamente responsabile per gli attacchi con armi chimiche in Siria e nel Regno Unito.

Putin non ha mai immaginato che l’agente nervino sull’ex spia russa Sergey Skripal e sua figlia Yulia sarebbero stati legati alle accuse secondo cui il regime di Assad, appoggiato dalla Russia, stava usando gas velenoso contro i civili siriani a Douma, vicino a Damasco.

Il presidente russo sospetta che Israele abbia colpito la base aerea T-4, una struttura aerea condivisa tra la Siria, la Russia e l’Iran, come un’incursione anticipata a favore degli Stati Uniti per testare la reazione di Mosca a un’operazione più ampia. Si starebbe quindi tentando di respingere in maniera veemente l’attacco israeliano per scongiurare un eventuale attacco successivo degli Stati Uniti.

Dopo l’ampia offensiva aerea israeliana del 10 febbraio, che si è conclusa con l’abbattimento di uno dei suoi jet F-16, Putin ha invitato il governo di Israele a desistere da ulteriori attacchi contro obiettivi siriani, altrimenti l’aviazione russa avrebbe risposto. Israele ha rispettato la volontà di Putin per due mesi. Ma poi, la costrizione è diventata pressante, nell’interesse di conquistare un obiettivo iraniano chiave, anche a rischio di disapprovazione russa.

La più profonda preoccupazione per Israele ora è che il presidente russo possa compiere una svolta completa contro Israele al punto estremo di sostenere una guerra di logoramento che la Siria, l’Iran e Hezbollah stiano pianificando di combattere contro lo Stato ebraico.

Secondo Vincenzo Ligorio, esperto di politica ed economia internazionale all’Università Plekhanov di Mosca, i timori di Israele potrebbero rivelarsi fondati: “sino a questo momento la Russia ha sempre frenato Iran e miliziani di Hezbollah dall’andare oltre la linea rossa con Israele, adesso però, visto il ruolo che entrambi hanno giocato e giocano nello scacchiere mediorientale, sarà difficile per la Russia frenare gli istinti di questi due soggetti. Mosca incorrerebbe nella perdita della propria credibilità e affidabilità presso questi due partner, ancor più quella dei miliziani, piuttosto che di Teheran. In caso di nuova escalation, Mosca dovrà assolutamente reagire in modo proporzionato e attenendosi alle regole”. 

Lo scenario si complica ulteriormente, e se Israele dovesse ulteriormente indispettire Mosca, potrebbe non frenare le pretese sciite anti-sioniste che spingono per muovere un attacco nei confronti dello Stato ebraico.

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