Uno strano intreccio di soldi e supporto quello che ha legato per anni i gruppi ribelli siriani al governo dell’Olanda. Nei giorni scorsi. il governo dei Paesi Bassi aveva annunciato di aver tagliato i fondi ai ribelli.
L’ammissione del governo olandese e l’inchiesta
Un annuncio dato direttamente dal ministro degli Esteri, Stef Blok, e dal ministro del commercio internazionale, Sigrid Kaag. Dichiarazioni di un certo peso che hanno ovviamente scatenato un intenso dibattito politico. E ora i parlamentari olandesi chiedono chiarezza. Troppi i punti oscure di questo programma di finanziamento ai ribelli. E soprattutto troppo tardive le dichiarazioni del governo: soltanto ora che Bashar al Assad sembra praticamente prossimo alla vittoria dopo l’ultima battaglia di Idlib.
Il problema nasce non solo dalle mancate comunicazioni del governo al potere legislativo su questo programma, ma soprattutto che tra essi figurasse in particolare un gruppo islamista che la stessa procura olandese ha definito negli anni come “terrorista”. E quindi tra i 22 gruppi armati sostenuti da L’Aia, c’era anche un gruppo pericoloso non solo per la Siria, ma anche per la stessa Europa e per i Paesi Bassi, obiettivo continuo da parte del terrorismo di matrice islamica.
Secondo le indiscrezioni dell’emittente televisiva Nieuwsuur, che ha lavorato insieme al quotidiano Trouw, il gruppo terrorista parte del programma di finanziamento era Jabhat al-Shamiya, supportato con mezzi, pick-up, uniformi e altri beni “non letali”, a detta del rapporto dell’esecutivo olandese. L’inchiesta afferma inoltre che i Paesi Bassi hanno inviato ai ribelli telefoni satellitari, computer portatili, materassi, zaini e macchine fotografiche. In questo supporto, cera anche Jahbat al Shamya, almeno fino al 2015.
Il gruppo era entrato nel mirino delle forze di sicurezza olandesi quando la procura ordinò l’arresto di un sospetto militante nella città di Rotterdam. In pratica, mentre la giustizia olandese definiva questo gruppo come un “movimento salafita e jihadista che lottava per il Califfato“, il governo lo foraggiava in Siria per sostenere la caduta di Assad.
Un supporto che, secondo le fonti di Nieuwsuur e Trouw è stato fornito almeno fino al 2015, quando “i rischi erano diventati troppo grandi”, ma che è comunque costato alle casse olandesi almeno 25 milioni di euro. E di cui i cosiddetti ribelli “moderati” sembra fossero altamente soddisfatti.
Cos’è Jabhat al-Shamiya
Jabhat al-Shamiya, noto anche come Fronte del Levante, è un gruppo terroristico che fa parte dell’orbita dei ribelli sostenuti dalla Turchia. Nel 2016, Amnesty International ha accusato il gruppo di essere l’artefice di esecuzioni sommarie di massa e di aver messo in atto la più rigida applicazione della sharia in tutti i territori controllati.
L’organizzazione è nata nel Natale del 2014 dalla fusione di alcune sigle islamiste del nord della Siria. In particolare, come scritto dal Carnegie Middle East Center, i gruppi riuniti sotto il Fronte del Levante sono stati: il Fronte islamico, l’Esercito dei Mujahideen, il movimento Nour al-Din al-Zenki, l’Unione Fastaqim, Liwa Ahrar Souriya e il Fronte di Autenticità e Sviluppo.
La sigla del terrore è stata coinvolta soprattutto nella battaglia di Aleppo, dove, soprattutto nelle campagne delle città siriana, sembra abbia ucciso centinaia di soldati dell’esercito di Damasco. Il 18 aprile 2015, il Fronte del Levante ha annunciato il suo scioglimento. Ma è stato uno scioglimento molto misterioso, tanto che, dopo alcune settimane, il gruppo si è riattivato con l’arrivo di nuove fazioni e quindi di nuove reclute.
Da quel momento, il Fronte del Levante ha avuto alterne fortune. Gli scontri con le altre sigle terroriste si sono fatti sempre più intensi. E questi scontri rivelavano la loro natura di proxy di altre potenze coinvolte nella guerra in Siria. Non a caso, i ribelli curdi hanno combattuto la formazione islamista proprio per contrastare la strategia di Recep Tayyip Erdogan per il nord della Siria. E con l’operazione Scudo dell’Eufrate organizzata da Ankara, le forze di Jabhat al-Shamiya si sono opposte allo Stato islamico e alle Sdf.
Ora l’Olanda si interroga
L’inchiesta dei media olandesi chiaramente scoperchia il terribile vaso di Pandora del sostegno europeo ai ribelli siriani, che, da “moderati”, si sono in realtà rivelati veri e propri terroristi. Non una novità: anche la Norvegia è stata recentemente colpita da un’inchiesta che ha rivelato il sostegno del governo di Oslo a un gruppo ribelle, l’Esercito del comando rivoluzionario.
Naturalmente i politici olandesi vogliono vederci chiaro. E c’è chi parla già di mettere sotto accusa il ministro degli Esteri. Come scrive Trouw, l’avvocato Geert-Jan Alexander Knoops ha detto che la Costituzione afferma che il governo olandese ha il compito di promuovere e proteggere l’ordine legale internazionale nel “senso più ampio del termine”. Il ministro, quindi, sarebbe responsabile quantomeno di negligenza.
Ma la questione, da legale, deve essere soprattutto politico e far interrogare tutti i cittadini europei e occidentali. Chi e soprattutto cosa è stato supportato in Siria nella guerra che ha devastato il Paese e tentato di rovesciare Assad? Il dubbio potrebbe espandersi a macchia d’olio in tutto il Vecchio Continente.