La Russia ha annunciato l’istituzione di una «zona cuscinetto» nella parte settentrionale di Homs, in Siria, comprendente il capoluogo della provincia. L’area copre 84 insediamenti popolati da più di 147 mila persone. Il cessate il fuoco è entrato in vigore il 3 agosto dopo che la Federazione Russa e i gruppi di opposizione siriani hanno raggiunto un accordo ai colloqui de Il Cairo del 31 luglio scorso. I militari russi garantiranno il rispetto della tregua tra l’esercito arabo siriano fedele a Bashar al-Assad e l’opposizione armata, oltre a consentire il rifornimento degli aiuti umanitari destinati alla popolazione e l’evacuazione di malati e feriti. L’autostrada Homs-Hama, che collega la città di Hama con la capitale Damasco, è stata aperta al traffico.
Un piccolo passo verso la pace
Si tratta della terza «zona-sicura» in Siria sotto la guida russa. L’accordo era stato raggiunto il 4 maggio scorso ai colloqui di pace di Astana. Le altre safe zone verranno istituite a Idlib, a nord di Homs, nel Goutha orientale e nel sud del paese. Idlib, tuttavia, ora è sotto il controllo di Hayat Tahrir al-Sham (Al Qaida). In seguito ai risultati del vertice tra Putin e Trump di Amburgo dello scorso 7 luglio, è stata inoltre annunciata una zona cuscinetto nel sud-ovest della Siria, precisamente nella zona di Daraa, Al-Quneitra e Al-Suweida. Gli attuali accordi, tuttavia, non riguardano gran parte del territorio del paese e le zone controllate dai curdi sono praticamente escluse da queste trattative. Il processo di istituzione di queste zone-cuscinetto è in fase di attuazione.
Il gruppo di opposizione lascia la coalizione USa
Come spiega Peter Korzun su Strategic Culture Foundation, «il successo di queste zone-cuscinetto avviene mentre il gruppo di opposizione armato di Shohada Al Quartyan ha abbandonato la coalizione guidata dagli Stati Uniti, in quanto preferisce combattere il governo siriano piuttosto che lo Stato Islamico». La coalizione internazionale a guida americana che combatte l’Isis in Siria e in Iraq, infatti, ha annunciato nelle scorse settimane che continuerà a sostenere solo quei gruppi di ribelli siriani impegnati nella lotta contro il Califfato, e non più quelli che portano avanti offensive contro Bashar al-Assad.
Gli ufficiali della coalizione, come riporta l’Osservatorio sulla sicurezza Internazionale della Luiss, hanno informato che Mohammed Qasim, leader di Shohada Al Quartyan, ha condotto le sue forze ad una distanza di 55 chilometri dalla safe zone circostante la base di At Tanf, in modo da condurre operazioni contro il regime più liberamente. Una zona sicura istituita per evitare scontri tra le parti – quella guidata dagli Stati Uniti e l’altra sostenuta dalla Russia.
La nuova strategia Usa
Mentre l’esercito arabo siriano sta facendo notevoli progressi nella provincia di Deir ez Zor, gli Stati Uniti, spiega Korzun,«stanno cedendo posizioni nella parte meridionale della Siria». È vero che a nord Washington appoggia le Sdf guidate dai curdi e dal loro braccio armato (Ypg), e che stanno conducendo le operazioni per strappare Raqqa allo Stato Islamico,«ma l’esercito americano rischia di perdere il controllo sulla coalizione a guida curda, mentre le forze turche si stanno preparando a una nuova operazione sul suolo siriano proprio contro i curdi».
A quel punto gli Stati Uniti saranno chiamati a scegliere da che parte stare: con Erdogan e la Turchia – membro della Nato – oppure con i curdi? «Il conflitto tra la Turchia e i curdi non scompare nel nulla – osserva l’analista militare Korzun – Se scoppiasse un conflitto, gli Stati Uniti dovranno scegliere tra un alleato della Nato e la forza che si è dimostrata più efficace e temeraria contro lo Stato Islamico. Questa è la scelta più difficile da immaginare e gli Stati Uniti potrebbero affrontarla presto».
Russia protagonista
La Russia si ritrova ad essere l’unica potenza capace di mediare tra tutte le parti in causa. Ha buoni rapporti con la Turchia, con i curdi, con il governo siriano, l’Iran e con le petrolmonarchie del Golfo. Senza Mosca, dopotutto, sarebbe stato impossibile istituire le zone cuscinetto, che rappresentano un tassello fondamentale nel processo di pace. «A Washington questo potrebbe non piacere, ma questa è la realtà della situazione – osserva Korzun – la cooperazione con Mosca è il modo migliore per affrontare i problemi in Siria».