Il viaggio a Mosca del segretario di Stato americano John Kerry “non è legato a questa decisione della Russia”, fanno sapere dal Dipartimento di Stato americano a Ria Novosti. Fatto sta, che la decisione annunciata a sorpresa dal presidente russo, quella del ritiro delle truppe di Mosca impegnate in Siria contro il Califfato, arrivata alla vigilia dell’inizio dei colloqui di Ginevra, ha cambiato decisamente le carte in tavola. È stata una decisione “presa nell’interesse del popolo siriano e dell’area mediorientale, in direzione della massima mobilitazione internazionale a sostegno della lotta contro il terrorismo”, secondo il ministro degli Esteri di Mosca, Sergej Lavrov. Si tratterebbe invece, secondo i maligni, di una decisione obbligata dagli alti costi, circa un miliardo di dollari, di mantenimento di un contingente così diversificato, in un momento in cui, complice il calo del prezzo del petrolio, l’economia russa arranca e il Cremlino è in regime di spending review. È una decisione che, comunque, fa discutere e apre nuovi spiragli per la soluzione della crisi siriana.Ed infatti, seppure non si dovesse discutere nello specifico del ritiro dei contingenti russi dalla base di Hmeimim, come ha chiarito il Dipertimento di Stato Usa, al centro della visita di John Kerry a Mosca ci sarà comunque la Siria. Il segretario di Stato americano si recherà infatti nella capitale russa, subito dopo il suo viaggio a Cuba previsto per il 21 e 22 marzo, non solo per incontrare il ministro degli Esteri, Lavrov, ma soprattutto per discutere degli sviluppi della crisi siriana con lo stesso presidente Putin.La richiesta di un incontro con Lavrov e Putin, inoltre, secondo quanto ha reso noto lo stesso ministro degli Esteri, è partita dal lato statunitense. Washington, infatti, pur plaudendo all’iniziativa russa di diminuire progressivamente la conflittualità in Siria dopo il raggiungimento dell’accordo sul cessate il fuoco e a ridosso dell’inizio dei colloqui di pace, sta cercando di comprendere le vere ragioni che hanno spinto Mosca ad iniziare un parziale ritiro dei propri contingenti.Da parte americana permangono dubbi sul reale impatto che la misura russa potrà avere nel processo di pace in Siria. La decisione di Mosca preoccupa infatti, ad esempio, Israele, che teme un passaggio delle consegne alle milizie iraniane e di Hezbollah, che potrebbero prendere di nuovo l’iniziativa contro i terroristi di al Nusra e dello Stato Islamico in Siria. È troppo presto per valutare le conseguenze dell’azione russa, invece, secondo il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest. Per questo una visita di Kerry a Mosca è necessaria al fine di sondare le reali opportunità di cooperazione fra Mosca e Washington che si aprono dopo la mossa di Putin.Una visita che potrebbe assumere, tuttavia, dei contorni positivi. Sebbene gli Usa mantengano delle riserve sulla reale portata del ritiro della task force siriana di Mosca, secondo Kerry quella odierna sarebbe “la più grande opportunità degli ultimi anni per porre fine alla guerra civile in Siria”. Nel quinto anniversario del conflitto siriano, infatti, la congiuntura positiva tra tenuta del cessate il fuoco, ripresa dei colloqui tra le parti in conflitto e parziale ritiro delle truppe russe, secondo il capo della diplomazia Usa offrirebbe il terreno ideale per cercare di mettere la parola fine al conflitto che insanguina il Paese e per concentrarsi sul contrasto allo Stato Islamico.Anche il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, commentando lo stato delle relazioni tra Usa e Russia a seguito della decisione di rimpatriare la gran parte della task force russa di stanza in Siria, ha mostrato una propensione al dialogo e alla collaborazione con i partner di oltreoceano. “La cosa più importante al momento è quella di coordinare gli sforzi per promuovere il processo di pace in Siria”, ha dichiarato infatto Peskov. E gli sforzi di Mosca e Washington, secondo il portavoce del Cremlino, ora si stanno concentrando proprio su questo.





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