Sinjar si prepara ad una nuova guerra: la cittadina situata nel nord dell’Iraq, principale centro della minoranza yazida, dopo essere stata occupata dall’Isis nell’estate del 2014 adesso teme di essere nuovamente al centro di azioni belliche, questa volta ad opera dell’esercito turco in funzione anti curda. La minoranza yazida, erroneamente rispetto a quanto spesso indicato, appartiene all’etnia curda ma da essa si differenzia dalla pratica dello yazidismo, una religione monoteista molto antica e che dagli estremisti islamici viene considerata “eretica”; ecco perché gli yazidi appaiono perseguitati su due fronti: l’Isis ha considerato gli abitanti di Sinjar alla stregua degli infedeli, i turchi invece temono che tra di loro si nascondano estremisti fedeli al Pkk. Eretici per il califfato, pericolosi curdi per Ankara, la minoranza yazida potrebbe nei prossimi giorni essere messa nuovamente sotto pressione.

Le dichiarazioni di Erdogan

Dalla Turchia non si nascondono le velleità di intervento nel nord dell’Iraq; lo aveva del resto affermato, lo scorso 8 marzo, il ministro degli esteri Mevlut Cavusoglu, il quale ha senza mezzi termini dichiarato come Ankara sia prossima ad attaccare i curdi anche in Iraq, facendo chiaramente intendere che Afrin in Siria non è stata l’ultima tappa della guerra dichiarata al terrorismo curdo. A rincarare la dose, c’ha pensato nelle scorse ore lo stesso presidente Erdogan: “Le nostre forze armate ha dichiarato nel corso di una conferenza il capo dello Stato Sono pronte ad entrare in qualsiasi momento a Sinjar ed a ripulirla dalla presenza del Pkk”; del resto, di raid turchi nel nord dell’Iraq ne sono stati già segnalati diversi negli ultimi giorni, segno che potrebbe essere in preparazione qualcosa di importante con le truppe di terra pronte a penetrare a nord di Mosul.

Pur tuttavia, secondo le prime indiscrezioni trapelate dallo stesso governo di Ankara, l’intenzione era quella di attuare un’operazione di terra soltanto dopo le legislative irachene del prossimo 12 maggio, di comune accordo con lo stesso governo di Baghdad; ma a Sinjar, come riportato da AgenziaNova, i cittadini sembrano aspettarsi nuovamente imminenti venti di guerra: “I combattenti del Pkk sono spariti – ha dichiarato una fonte di sicurezza locale all’agenzia di stampa sopra citata – Sembrano essersi rifugiati nelle caverne vicino la città, adesso i residenti temono una nuova prossima escalation”. Le immagini della caduta di Afrin, delle statue curde tirate giù e dei saccheggi ad opera di miliziani filo turchi, non aiutano certo al momento nel tenere saldi i nervi di una minoranza, quale quella yazida, che solo da pochi mesi ha iniziato ad appropriarsi nuovamente di Sinjar dopo le razzie dell’Isis.

Gli orrori commessi a Sinjar durante il passaggio del califfato

In molti sono fuggiti, in tanti non ce l’hanno fatta, altri solo da poco avevano iniziato il lungo cammino verso un lento ritorno alla normalità; sono tante le storie di Sinjar, i cui cittadini hanno dovuti subire alcuni degli orrori più atroci commessi dai miliziani dell’Isis, i quali hanno preso questa cittadina nella terribile estate del 2014, la stessa che ha visto la nascita dello Stato Islamico. La minoranza yazida è stata presa di mira ed allontanata da Sinjar, molti uomini sono stati trucidati pubblicamente, mentre diverse donne hanno subito abusi e maltrattamenti ed in alcuni casi sarebbero state vendute come schiave sessuali nei territori conquistati dal califfato, tanto in Iraq quanto in Siria. Liberata nel 2016 dai peshmerga curdi, Sinjar con il suo enorme carico di storia e di tradizione yazida lentamente ha cercato di riprendersi ma le cicatrici del passaggio dell’Isis, le cui bandiere nere hanno sventolato per mesi, non sono state rimarginate nell’animo della popolazione.

Ecco dunque il motivo per il quale, ad oggi, l’ipotesi di un imminente intervento turco nella regione di Sinjar viene visto dalla popolazione con non poca preoccupazione; si teme di dover nuovamente subire l’onta della guerra a pochi mesi dalla liberazione dall’Isis, una paura amplificata dall’irruenza turca dimostrata nelle operazioni compiute da Ankara in Siria contro i curdi. Sinjar si prepara ad altri mesi di difficoltà, mentre il Pkk dal canto suo sembra in procinto di riorganizzarsi attorno la città al fine di rendere più difficile la vita alle truppe di Erdogan.

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