“Misure efficaci per prevenire e disinnescare i principali rischi”. È questa la richiesta messa sul tavolo dal Politburo, il più importante organo decisionale della Cina, al termine di una recente riunione presieduta a Pechino dal presidente cinese Xi Jinping.
Anche se il principale ordine del giorno dell’incontro consisteva ufficialmente nell’esaminare il feedback di 15 squadre di ispezione di alto livello inviate nei mesi scorsi ad indagare su 30 imprese statali, cinque istituzioni finanziarie statali e sull’Amministrazione generale dello sport, l’attenzione è ricaduta su alcune parole chiave utilizzate dai presenti.
I media cinesi hanno ricostruito l’evento sottolineandone i punti focali. L’agenzia Xinhua, ad esempio, ha pubblicato un breve resoconto spiegando che dall’incontro è emersa la necessità di coordinare sia lo sviluppo che la sicurezza, di stabilire un approccio di fondo per affrontare “gli scenari peggiori ed estremi”, adottare misure efficaci per “prevenire e disinnescare i rischi principali” e “mantenere fermamente il bilancio della sicurezza”.
Il Politburo ha inoltre chiesto un ulteriore consolidamento della lealtà politica e un controllo più forte da parte del Partito comunista cinese, oltre ad aver sollecitato un maggiore sostegno alle imprese statali e invitato le istituzioni finanziarie a rafforzare il sostegno all’economia reale.
Le preoccupazioni di Xi
Sicurezza, economia, sviluppo sono i tre pilastri che Xi vuole blindare per scongiurare l’insorgere di scenari da incubo all’interno del Paese. Non è un caso che Pechino abbia raddoppiato il suo impegno in materia di sicurezza nazionale mettendo il tema della corruzione in cima alla propria agenda. E che i vertici dello Stato si siano attivati nel tentativo di contenere al minimo gli effetti degli ultimi scossoni economici, causati in primis dal terremoto immobiliare generato dalla crisi del colosso Evergrande.
In uno scenario del genere, tra questi due estremi, Xi ha lasciato intendere che è fondamentale continuare a sviluppare la nazione, uno sforzo di per sé gravoso, complicato dalle crescenti tensioni con gli Stati Uniti. Insomma, l’incontro dei 24 membri del Politburo è andato in scena mentre il gigante asiatico ha raddoppiato gli sforzi in una vasta campagna anti corruzione, con un recente focus sui settori finanziario, sanitario e sportivo.
Nel frattempo, pare che gli alti comandanti della Forza missilistica dell’Esercito popolare di liberazione siano indagati per corruzione. E non si sa dove si trovino l’ex ministro degli Esteri Qin Gang e il ministro della Difesa Li Shangfu, entrambi scomparsi dalla scena.
Gli ostacoli da superare
Il messaggio del Politburo è stato chiarissimo: promuovere “coloro che non osano, non possono e non vogliono impegnarsi nella corruzione”, migliorare “la competitività fondamentale delle aziende statali” e “aumentare gli sforzi” delle imprese finanziarie “per servire l’economia reale e la strategia nazionale”.
La strategia di Xi, dunque, non sembrerebbe affatto essere cambiata rispetto a quanto visto negli ultimi mesi. Il leader cinese continua a vedere la sicurezza nazionale e gli affari del Partito come le massime priorità, lasciando lo sviluppo economico ai suoi principali luogotenenti.
“La lotta alla corruzione è il principale risultato politico di Xi e un efficace strumento di mobilitazione all’interno del partito. Non è solo una scopa che spazza via la corruzione all’interno del Partito, ma anche una frusta per spronare i quadri ad andare avanti nella sua direzione”, ha spiegato Alfred Wu, professore associato presso la Lee Kuan Yew School of Public Policy di Singapore al Scmp. Detto altrimenti, la disciplina del Partito, la corruzione e la sicurezza dello Stato cinese sono intrecciate e devono essere affrontate insieme. Pena: rischi sistemici imprevedibili.