Più passano i giorni e più cresce l’insofferenza dei Paesi membri nei confronti del piano vaccini predisposto dall’Unione europea. In un primo momento, sembrava che solo l’Ungheria di Viktor Orban fosse disposta a rompere con Bruxelles, percorrendo strade alternative per reperire i sieri anti Covid. La mossa di Budapest, ovvero aprire le porte sia al vaccino russo Sputnik V che al cinese Sinopharm – prima della loro approvazione da parte dell’Ema (Agenzia europea del farmaco) -, ha invece convinto altri governi europei a fare altrettanto.

È il caso della Serbia, con Belgrado che adesso si ritrova letteralmente invasa da vaccini di ogni tipo, e, della Slovacchia e di San Marino, che ha da poco concesso il via libera al siero proveniente da Mosca. Tra poco potrebbe essere il turno della Repubblica Ceca, pronta invece ad accogliere l’accoppiata vaccino russo più cinese. Anche perché a Praga la situazione sanitaria è drammatica. Il Paese conta uno dei più alti tassi di contagio al mondo, ha sfondato il tetto dei 20mila decessi e gli ospedali sono al limite.

Il governo ceco ha autorizzato, al momento, tre vaccini: Pfizer-BioNTech, AstraZeneca e Moderna. Alla fine di febbraio erano state immunizzate appena 649.868 persone; un numero troppo basso, questo, che ha spinto le autorità a prendere provvedimenti immediati. Intanto inasprendo le misure restrittive, poi valutando l’ipotesi di bypassare l’Unione europea per quanto riguarda l’approvazione di nuovi sieri.

La mossa di Praga

Il primo ministro ceco, Andrej Babis, non può permettersi di aspettare la fumata bianca dell’Ue. “Non possiamo aspettare l’Ema, quando la Russia ancora non ha presentato la domanda”, ha dichiarato alla CNN Prima News. Praga potrebbe presto affidarsi alla sola approvazione della Statni Ustav Pro Kontrolu Leciv (Sukl), cioè l’autorità regolatrice del Paese, e non a quella dell’Agenzia europea. “La Sukl deve esaminare la documentazione e, qualora l’approvasse, il ministero della Salute dovrà rilasciare una deroga. Successivamente, chiunque sia interessato potrà farsi vaccinare”, ha aggiunto Babis.

D’altronde un vaccino dalla Russia o dalla Cina “non è la centrale nucleare di Dukovany”, ha ribadito il leader ceco, riferendosi alle preoccupazioni mostrate dall’Europa anche in relazione ai possibili accordi tra la Repubblica Ceca, Mosca e Pechino per la costruzione del più grande progetto industriale mai realizzato da Praga (la centrale nucleare di Dukovany, appunto). Ma non c’è soltanto lo Spunitk V sull’agenda del governo ceco, perché anche il Sinopharm, di produzione cinese, potrebbe avere buone chance di ricevere il via libera della Sukl. Se così dovesse essere, la Repubblica Ceca diventerebbe il secondo Paese membro dell’Ue, dopo l’Ungheria, ad adottare un vaccino russo e uno cinese prima dell’approvazione dell’Ema.

Patto di ferro tra Austria, Danimarca e Israele

Inutile parlare di piano comune, sistema di quote, distribuzione equa di vaccini, se poi la road map preparata da Bruxelles dimostra essere un vero e proprio fiasco. È questo ciò che hanno pensato – e che stanno pensando – sempre più governi membri dell’Ue. Abbiamo citato i casi di Ungheria e Repubblica Ceca, ma anche Austria e Danimarca sono stanchi di fare affidamento solo e soltanto sull’Unione europea.

Vienna e Copenaghen intendono stringere una vera e propria “alleanza sui vaccini” con Israele, per combattere le future ondate di pandemia del coronavirus. Secondo quanto riportato dal Financial Times, il cancelliere austriaco Sebastian Kurz e la prima ministra danese, Mette Frederiksen, nei prossimi giorni voleranno a Gerusalemme per discutere un nuovo approccio congiunto con il premier israeliano Benjamin Netanyahu.

Kurz, che ha già avuto un colloquio telefonico con Vladimir Putin per valutare l’uso del siero russo nel territorio austriaco, anche attraverso una produzione congiunta, proporrà la costruzione di impianti di produzione per i sieri. I tre leader, inoltre, discuteranno anche delle possibilità di mettere in comune le scorte di vaccini.

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