Il livello dello scontro politico in Bolivia continua ad alzarsi ed i procuratori della capitale La Paz hanno emesso un mandato di arresto nei confronti dell’ex presidente Evo Morales, accusato di sedizione e terrorismo. Il ministro degli Interni Arturo Murillo aveva recentemente sporto denuncia nei confronti dell’uomo politico, che era stato accusato di essere dietro ai tumulti che hanno portato alla morte di 35 persone e che sono avvenuti prima e dopo che rassegnasse le proprie dimissioni. Secondo fonti governative Morales avrebbe ordinato ai suoi sostenitore di paralizzare le città del Paese nel tentativo di far dimettere il Capo di Stato ad interim Jeanine Añez, che gli era succeduta il 10 novembre.  L’ex presidente, che al momento si trova in Argentina, ha sempre negato le accuse nei suoi confronti ed ha sostenuto di essere stato vittima di un colpo di Stato.

Una lunga controversia

I problemi per Evo Morales erano iniziati all’indomani della sua vittoria al primo turno delle elezioni presidenziali del 20 ottobre, quando era stato accusato di aver utilizzato metodi fraudolenti per evitare il ballottaggio con il rivale di centrodestra Carlos Mesa. Le proteste popolari, che erano riuscite a conquistare il supporto dell’esercito, l’avevano poi spinto alle dimissioni ed un’inchiesta dell’Organizzazione degli Stati Americani aveva effettivamente ritenuto fondate le accuse di manipolazione elettorale. L’ex Capo di Stato, di tendenze politiche socialiste, aveva guidato la Bolivia per 14 anni prima di essere costretto alle dimissioni nel mese di novembre e di rifugiarsi dapprima in Messico, dove è al potere il presidente progressista Andrés Manuel López Obrador e poi in Argentina, dove il peronista Alberto Fernandez si è recentemente imposto alla guida della Casa Rosada.

I cittadini boliviani, in ogni caso, dovranno presto tornare alle urne per eleggere un nuovo presidente, vice-presidente ed alcuni legislatori nazionali  per chiudere il ciclo elettorale interrottosi prematuramente in seguito ai recenti e traumatici eventi. Il Parlamento ha eletto, nella giornata del 19 dicembre, i 6 membri del Tribunale Elettorale che, entro il 2 gennaio, dovranno determinare una data per lo svolgimento di nuove consultazioni. I legislatori boliviani avevano recentemente annullato il risultato delle elezioni del 20 ottobre ed avevano determinato che gli ex-presidenti con almeno due mandati alle spalle non avrebbero potuto prendere parte ai nuovi comizi elettorali. Una decisione, quest’ultima, che impedisce ad Evo Morales di ricandidarsi alla guida del Paese.

Le prospettive

Morales ha comunque sostenuto che intende continuare ad essere attivo all’interno del suo Movimento al Socialismo (MAS), che dovrà necessariamente individuare un candidato per la presidenza della nazione. La Presidente ad interim Jeanine Añez ha recentemente espresso preoccupazione per il fatto che Morales possa usare l’Argentina come base da cui influenzare gli sviluppi politici boliviani ed ha ricordato che qualora voglia tornare nel Paese dovrà fare i conti con la legge. Il rischio è che qualora, effettivamente, l’ex Capo di Stato decida di tornare nella madrepatria la tensione possa esacerbarsi ulteriormente ed andare a generare violenti scontri tra i supporters del politico socialista e quelli dell’attuale governo, forze dell’ordine comprese. Le dinamiche, dunque, sono particolarmente precarie e soggette ad improvvisi mutamenti che, di certo, verranno influenzati dall’atteggiamento che Buenos Aires deciderà di adottare in merito all’intera vicenda.