La situazione di tensione che nell’ultima decade si è andata acuendo nella penisola coreana ha avuto il riflesso di spingere Seul verso il rilancio delle proprie Forze Armate con particolare attenzione alla sua flotta.

La Corea del Sud infatti non nasconde di avere ambizioni volte a dotarsi di una marina militare d’altura (quella che in gergo è chiamata “blue water navy”) moderna e soprattutto numericamente consistente non solo per fronteggiare la minaccia di Pyongyang – è notizia recente che potrebbe presto dotarsi di sottomarini lanciamissili balistici – e di Pechino, ma anche per una questione di prestigio verso “l’alleato” giapponese, visto sempre con diffidenza per questioni storiche legate alla Seconda Guerra Mondiale.





E’ notizia recente che la Marina Militare Sudcoreana ha emanato una specifica, datata ottobre dello scorso anno, per la costruzione di una nuova classe di sottomarini a propulsione nucleare che andranno a sostituire i battelli classe Son Won Il, dotati di propulsione Aip proprio come quelli tedeschi Type 214 da cui derivano, ed entrati in servizio in numero di nove esemplari a partire dal 2007. Le nuove unità dovranno entrare in servizio a partire dal 2035 quindi con un lunghissimo periodo di gestazione trattandosi di una costruzione autoctona del tutto nuova per i cantieri sudcoreani e facilmente soggetta a ripensamenti e cancellazioni come capitato precedentemente nella storia della marineria di Seul. Già nel 2003, infatti, uno studio simile per un vascello a propulsione atomica fu accantonato dopo l’intervento dell’Aiea (Agenzia Internazionale Energia Atomica) mossa dal risalto che se ne ebbe sulla stampa nazionale, spesso non del tutto allineata alle scelte “militariste” dei vari governi.  

La differenza sostanziale di questo nuovo progetto rispetto al precedente “progetto 362” è che il reattore del nuovo sottomarino sarebbe a basso livello di arricchimento di uranio ovvero al stessa scelta progettuale dei vascelli francesi classe “Barracuda” (o classe “Suffren”) a cui la nuova costruzione sudcoreana si ispirerà e che presto andranno a sostituire nella Marine Nationale i classe “Rubis” nella linea di sottomarini da attacco. Il primo della serie, che dà il nome alla classe, è stato varato a fine del 2016 ed entrerà in servizio entro il 2020. L’unità stazza circa 5000 tonnellate in immersione, è lunga quasi 100 metri con una larghezza massima di 8,8 metri ed ha una velocità in immersione di 23 nodi, caratteristiche che con ogni probabilità saranno le medesime del vascello di Seul. Quelli francesi avranno a disposizione una vasta gamma di armamenti e saranno predisposti per diversi tipi di missione facendone a tutti gli effetti dei sottomarini “multiruolo”.

Oltre ad utilizzare i siluri pesanti filoguidati F21prodotti dalla francese DCNS, i “Barracuda” saranno in grado di lanciare i missili antinave “Exocet” SM39 modernizzati ed il missile da crociera standoff MdCN sviluppato dalla MBDA ed in grado di colpire obiettivi terrestri a 250 km di distanza e derivato dallo “Storm Shadow”/Scalp aviolanciato.

Lo stesso missile in dotazione dal 2017 (accumulando un ritardo di 5 anni peraltro) alle moderne fregate tipo Fremm e quindi ben noto alla Marine Nationale.

Marina di Seul che quindi cerca di espandersi senza dare troppo nell’occhio dopo che nel 2015 è iniziata la costruzione dei nuovi sommergibili classe KSS-III il cui primo esemplare sarà consegnato entro il 2020. Anche queste unità derivano da progetti tedesche e la loro costruzione sarà articolata in 3 lotti distinti dalle prestazioni migliorate per sostituire i vecchi classe Chang Bogo, entrati in servizio negli anni ’90, entro il 2029. Queste sono unità a propulsione diesel-elettrica da 3000 tonnellate di stazza in immersione equipaggiate con un Vls (Vertical Launching System) di produzione autoctona che avrà 6 tubi di lancio nelle prime versioni e 10 in quelle che entreranno in servizio a partire dal 2025.

Il più grosso ostacolo alla realizzazione del nuovo sommergibile nucleare sudcoreano potrebbe essere la stessa Corea del Sud. La politica di Seul sembra infatti aver virato decisamente verso un’anima più “pacifista” negli ultimi mesi dopo le aperture al dialogo del regime di Pyongyang e dopo la svolta dello scorso marzo di Kim Jong-un che si è detto disposto a trattare sul disarmo nucleare. Un simile ambizioso progetto quindi potrebbe non essere più in linea con le vedute del governo sudcoreano volte a non “infastidire” il proprio vicino di casa posto a nord del 38esimo parallelo, che però, parallelamente, sembra non aver ancora rinunciato al suo programma di sviluppo per un sottomarino lanciamissili balistici. Trattandosi di un progetto che avrà bisogno di molto tempo prima che possa vedere la luce, quello per il “Barracuda” made in Seul potrebbe comunque essere riesumato alla bisogna qualora la diplomazia tra i due Paesi ritorni ad un punto morto, evenienza che non si può escludere a priori considerando la storia recente: già nel decennio passato si giunse ad una distensione molto maggiore rispetto a quella odierna tra le due coree, quando Pyongyang aprì l’area industriale di Kaesong ai lavoratori del Sud salvo poi chiuderla definitivamente nel 2013 in concomitanza con il deteriorarsi dei rapporti internazionali dovuti al programma missilistico e nucleare nordcoreano.

Non ci stupiremmo quindi se, tra qualche mese o qualche anno qualora i colloqui di pace e disarmo dovessero arrivare ad un nulla di fatto, Seul decidesse di rendere ufficiale il proprio progetto di dotarsi di un nuovo sottomarino a propulsione atomica e di dare il via alla sua costruzione.

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