Un finale già scritto secondo molti, un esito rintracciabile già dalle prime ore di scrutinio: le elezioni in Senegal incoronano nuovamente Macky Sall, al suo secondo mandato dopo la prima vittoria elettorale datata 2012. Questa volta il suo mandato sarà un quinquennio e non più un settennato: la riforma costituzionale degli anni scorsi infatti, riduce gli anni in carsica del presidente.
La vittoria di Sall
Secondo i dati resi noti nelle scorse ore a Dakar dal Consiglio Costituzionale, che proclama ufficialmente Macky Sall quale vincitore, il presidente uscente ottiene il 58% dei consensi e dunque riesce ad essere eletto direttamente al primo turno. Secondo la legge elettorale infatti, occorre ottenere il 50% + 1 dei voti per risultare presidente evitando il ballottaggio che, in questo caso, sarebbe stato previsto il prossimo 24 marzo.
Indietro i suoi avversari, anche se alcuni di loro riescono ad ottenere importanti risultati personali: alle spalle dell’uscente e rientrante presidente infatti, si piazza Idrissa Seck con il 21% dei voti, terzo invece il candidato anti Franco Cfa, Ousmane Sonko, che ottiene il 16% dei consensi.
L’affluenza definitiva è del 66%, una percentuale considerata alta specie in relazione a quella dei paesi vicini. A seguire le elezioni senegalesi, compresi i seggi istituiti all’estero (alcuni anche in Italia), sono 5mila osservatori internazionali. Molti di loro parlano di “elezioni regolari”, il rappresentante delle Cedeao dichiara di un “clima complessivamente sereno”.
Ma non sono dello stesso avviso i principali avversari del capo dello Stato. Nei giorni scorsi infatti, desta particolare scalpore l’annuncio del primo ministro Mohammed Dionne (fedelissimo di Sall), il quale già prima della proclamazione lancia le proprie congratulazioni al neo rieletto presidente. Secondo l’opposizione, un modo per influenzare l’operato della commissione elettorale ed un’ingerenza inopportuna. Il principale sfidante parla di brogli: “Non presenteremo ricorsi – afferma nei giorni successivi al voto – ma è chiaro che il presidente in carica ha confiscato la volontà del popolo senegalese e sarà chiamato ad affrontare le conseguenze di fronte al popolo e alla storia”.
Le prospettive future
Una continuità nella gestione presidenziale, pone ovviamente le basi anche per una continuità nella politica del Senegal. Sotto il profilo dei rapporti internazionali, Sall è molto vicino alla Francia. Proprio Parigi è la capitale occidentale maggiormente “rincuorata” dall’esito del voto.
In Senegal infatti vi è un emergente malcontento: “Nel mio Paese c’è molta voglia di cambiamento e partecipazione – dichiara Diop Papa Madike, rappresentante della comunità senegalese ad Agrigento e tra i più attivi rappresentanti dei suoi concittadini che vivono in Italia – La gente vorrà cercare di cambiare”. Un malcontento che non impedisce a Sall di vincere al primo turno ma, al tempo stesso, che non nasconde le avanzate di alcune posizioni “anti sistema” anche nel paese africano.
Ousmane Onko, giunto terzo in queste elezioni, fa scalpore in campagna elettorale per le sue posizioni contrarie sia alle ingerenze francesi che al Franco Cfa. E su di lui infatti convergono i voti di molti giovani. In poche parole, la vittoria di Sall tampona per adesso il malcontento avanzante in Senegal, mai i sentimenti di ostilità verso la madrepatria francese crescono soprattutto tra la popolazione più giovane.