Ha detto di essere “contento di essere a Shanghai” e di non vedere l’ora di “continuare il dialogo tra i nostri due Paesi nei prossimi giorni”. Il premier australiano Anthony Albanese è appena atterrato in Cina per una storica visita di Stato oltre la Muraglia, la prima di un leader australiano dal 2016.
Albanese, che ha subito partecipato all’annuale China International Expo cittadino – dove ha incontrato, insieme al ministro del Commercio Don Farrell, il suo omologo cinese Li Qiang – ha sottolineato che l’Australia continuerà a lavorare in modo costruttivo con la Repubblica Popolare Cinese, consolidando una relazione bilaterale basata su cooperazione e dialogo.
Dal canto suo, Farrell ha detto, rivolgendosi a Li, di aspettarsi che gli ostacoli sui prodotti ittici e sulla carne rossa australiani vengano rimossi “in un brevissimo lasso di tempo”. Il ministro cinese, in tutta risposta, ha rassicurato l’ospite spiegando che la Cina amplierà ulteriormente l’accesso al suo mercato e aumenterà le importazioni. Albanese può già dirsi soddisfatto di quanto fin qui raccolto, in attesa dell’attesissima visita con Xi Jinping prevista nelle prossime ore a Pechino.
La missione di Albanese
La missione di Albanese è delicatissima, così come il suo obiettivo: ricucire le relazioni tra Australia e Cina, deterioratesi nel corso degli ultimi anni a causa, prima delle controversie sulla società di telecomunicazioni cinese Huawei, poi per episodi di spionaggio e, infine, per via della pandemia di Covid-19, con il durissimo scambio di accuse tra le parti.
La ciliegina sulla torta delle tensioni tra Pechino e Canberra può invece essere individuata nell’Aukus, il patto trilaterale stretto nel 2021 tra Australia, Regno Unito e Stati Uniti che dovrebbe trasformare il partner australiano in un attore incaricato di contrastare le ambizioni militari cinesi nell’Indo-Pacifico.
I termini dell’intesa, seppur malleabili, coincidono con l’impegno, da parte di Washington e Londra, di finanziare il più grande programma nella storia australiana, coincidente con l’acquisto pianificato di una piccola flotta di sottomarini d’attacco a propulsione nucleare, integrati da almeno tre sottomarini americani di classe Virginia entro il 2030. Non un bel biglietto da visita da portare a Pechino.
Il riavvicinamento tra Australia e Cina
Il governo di Albanese ha tuttavia lavorato per stabilizzare i legami con la Cina da quando è entrato in carica lo scorso anno, e la Cina ha revocato la maggior parte dei blocchi commerciali imposti in una disputa diplomatica del 2020 che è costata 20 miliardi di dollari australiani in esportazioni di materie prime e alimentari.
Il premier australiano, nel suo intervento a Shanghai, ha intanto definito “maturi” i rapporti tra i due Paesi, che sono “rinvigoriti dalla complementarietà delle nostre economie”. Ed è proprio utilizzando la leva economica che Pechino è riuscita ad orchestrare un inaspettato riavvicinamento all’Australia, proprio in un momento di massime tensioni nell’Indo-Pacifico, e mentre gli Stati Uniti sono impegnati a consolidare le relazioni diplomatiche con i propri partner regionali.
Albanese incontrerà Xi lunedì, in un faccia a faccia nel quale, tra le altre tematiche, solleverà preoccupazioni per l’aumento delle tensioni nel Mar Cinese Meridionale. Le distanze tra le parti, su svariati dossier, restano insomma ancora evidenti. Ma un lento disgelo sembrerebbe essere appena iniziato.