Durante lo scorso mese di giugno è giunto a Mosca per una visita non preannunciata alla stampa internazionale il Generale Khalifa Hifter, attualmente Capo di Stato maggiore dell’Esercito Libico, dipendente dal governo di Tobruk, riconosciuto dalle potenze internazionali. Nel 1986 il Gen. Hifter era al comando delle truppe libiche impegnate in Ciad e fu catturato dalle truppe di questo Paese. Muammar Gheddafi si dichiarò all’oscuro dell’operazione, e abbandonò di fatto truppe e ufficiali. In seguito l’allora Colonnello Hifter, venne salvato dagli USA che gli offrirono asilo nei pressi di Washington, pertanto viene ritenuto uomo vicino alla CIA, da parte degli osservatori internazionali.Ma ora sembra che a causa o per merito del potere tribale coltivato anche dall’estero, questo militare prestato alla politica risulti una pedina estremamente interessante anche per Mosca.Al suo arrivo è stato ricevuto dai ministri degli affari esteri e della difesa ma, cosa ancora più significativa, da parte del segretario del Consiglio di Sicurezza, Nikolai Patrushev, persona estremamente vicina a Vladimir Putin.La Russia sembra voler giocare un ruolo di respiro ancora più ampio in quello scacchiere, proiettando in un futuro piuttosto lontano, con una politica di medio termine, i propri interessi geopolitici. Diversamente dalla Siria, dove la Russia può contare su alleati di vecchissima data come la famiglia Assad, fino ad ora in Libia non ha avuto ancora un vero successo nel garantirsi un appoggio stabile dopo la caduta del Colonnello Gheddafi.Negli ambienti diplomatici e politici di Mosca le intenzioni di espandere i propri interessi alla Libia sono chiarissime, si ritiene che la vastissima rete di contatti che fanno capo al Generale Hifter possa garantire alla Russia l’appoggio strategico cui aspira.A questo scopo il viceministro degli esteri russo, Mikhail Bogdanov, dopo i successi diplomatici in Siria, è stato scelto da Putin per essere a capo dell’operazione diplomatica libica. La Russia vuole ottenere un alleato affidabile e soprattutto stabile nella nostra ex colonia, e il Generale Hifter sembra essere il candidato ideale.Ancora più significativo il fatto che l’alto ufficiale libico, come peraltro molti suoi colleghi, abbia ricevuto istruzione e addestramento militare presso le relative scuole russe e le accademie militari del colosso dell’est. La cosa gli permette anche di poter condividere il linguaggio di Mosca sia in termini dialettici che tattico-strategici.Insomma l’uomo giusto al posto giusto?Non sarebbe la prima volta che Vladimir Putin trova estremamente utile rivolgere la propria fiducia a un militare datosi alla politica. Il presidente egiziano, Generale Abd el Fatah Al Sisi, passò da ministro della difesa a capo di Stato, e dopo la visita a Mosca, i rapporti fra le due nazioni non sono mai stati così stretti come dai tempi di Nasser. Anche la Giordania è un esempio dell’interesse russo per l’area: il sovrano giordano, Re Abdullah, nonostante la sua preparazione militareeffettuata in occidente, è in rapporti amichevoli col leader russo.La crisi siriana con il coinvolgimento politico-militare di Mosca ha avuto costi enormi, ma il risultato ha un valore che supera i rubli spesi: in pochissimi mesi la Russia è diventata un giocatore chiave nello scacchiere mediorientale. La campagna militare in Siria e l’influenza su Assad hanno avuto anche un effetto di più ampio respiro: il punto di vista russo sulle questioni mediorientali non solo relative alla Siria, risulta ormai più che accettabile a livello della politica internazionale e molti uomini politici stanno volgendo il proprio sguardo proprio alla Russia, che risulta un plausibile alleato, ben più che gli USA.L’ambasciatore russo a Tripoli, Ivan Molotkov ha affermato: “Non sono le varie fazioni libiche ma tutta la Libia che cerca l’appoggio russo. Capiscono che senza di noi sarebbe molto difficile superare l’attuale crisi. Risulta estremamente naturale che le diverse correnti vogliano incontrarci e chiedano supporto morale e materiale.”Rimanere, e bene, in Medio Oriente.Le parole dell’ambasciatore ci danno alcuni suggerimenti impliciti sulle vere intenzioni di Mosca nella regione: la Libia non è il fine, ma è anzi il modo per rimanere una pedina fondamentale negli affari mediorientali. Se la Russia si renderà indispensabile nella soluzione della crisi libica, coi suoi addentellati nella crescita dell’Isis nella zona, essa ne beneficerà nella sua immagine di campione nella lotta al terrorismo islamico, ad un livello, se non superiore, almeno pari a quello degli Stati Uniti nella regione.
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