Il Bahrein, piccolo stato arcipelago del Golfo Persico è stato sotto la luce dei riflettori della stampa e dei media più che altro per il pugno duro nei confronti dei manifestanti che richiedevano maggiore rappresentatività democratica presso i luoghi di potere. Inoltre la presenza militare americana e il suo ruolo quale ago della bilancia della guerra sotterranea fra l’Arabia Saudita e la grande potenza regionale rappresentata dall’Iran lo ponevano comunque all’attenzione dei media e dell’opinione pubblica internazionale.Per approfondire: Il Bahrein contro gli sciitiOra il declino dell’influenza esercitata dagli Stati Uniti sui Paesi del Gulf Cooperation Council (GCC), il Consiglio di Cooperazione del Golfo, risulta sempre più evidente e anche il Bahrein sta scandagliando la possibilità di stringere accordi con altre potenze mondiali.Risulta evidente la sensazione di insicurezza che si respira nella capitale Manama dopo l’accordo sul nucleare raggiunto fra gli USA e l’Iran, Paese a maggioranza sciita; non solo, la tensione con Washington si è fatta ancora più forte in seguito alle critiche americane sulla gestione della contesa politica interna.A fronte di ciò si sottolineano i sempre più forti legami con il colosso ex-sovietico, infatti nel febbraio scorso il Re Hamad bin Isa al Khalifa ha visitato il presidente russo Vladimir Putin nella sua residenza di Sochi.Questa visita ha rappresentato un punto chiave della visione comune sui tumulti del Medio Oriente.Infatti a seguito dell’incontro il ministro degli esteri russo, Sergey Lavrov, ha affermato: “Sia la Russia sia il Bahrein desiderano una Siria stabile, un Paese dove le fondazioni di uno Stato secolare siano rafforzate.”Inoltre entrambi i Paesi supportano il governo egiziano e vedono in cattiva luce i tentativi americani di “promozione della democrazia” nel Medio Oriente.La Russia non usa criticare i governi “forti” come ha fatto nel passato l’establishment statunitense e questa politica è risultata oltremodo attraente per lo Stato del Golfo.Per approfondire: Il teorema saudita per colpire l’IranPoco dopo lo scoppio dei disordini a Manama nel 2011 la Russia ha venduto un certo quantitativo di armi al Bahrein tramite la società Rosoboronexport, in aperto contrasto con la Francia e il Regno Unito che hanno interrotto ogni fornitura a seguito della repressione dei tumulti.La Russia ha venduto a Manama fucili mitragliatori Kalshnikov AK-103 e lanciagranate, unitamente alle relative munizioni. La stessa azienda ha creato e gestisce a tutt’oggi, un programma addestrativo rivolto alle Forze di Difesa del Bahrein.Con questa mossa sul mercato bellico la Russia ha voluto sottolineare il proprio interesse a penetrare nel lucroso mercato delle armi rappresentato dagli Stati della Penisola Arabica, fino ad oggi storicamente dominato dai Paesi Occidentali.Le relazioni fra la Russia e il Bahrein troveranno numerosi altri ostacoli sul terreno, non ultimo il diverso modo di vedere il conflitto in Siria da parte degli Stati membri del Consiglio di Cooperazione del Golfo. Nondimeno il pugno di ferro di Mosca con i nemici di Bashar Assad dimostra la determinazione a voler schiacciare gli islamisti sunniti e ridisegnare la mappa geografica del Medio Oriente.L’Arabia Saudita potrebbe vedere la Russia come un credibile mediatore per gli affari del Medio Oriente, e così le relazioni fra Manama e Mosca potrebbero svilupparsi ulteriormente. Al contrario se i sauditi ritenessero la Russia un possibile alleato dell’Iran, in un momento dove la violenza settaria è al suo apice e vi è uno squilibrio dell’assetto geopolitico nell’area, le possibilità del Bahrein di controbilanciare i tradizionali alleati occidentali con un appoggio da parte della Russia potrebbe essere seriamente limitate.
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