L’emittente di Hezbollah, al Manar, ha riportato lo scorso 18 giugno il comunicato ufficiale del Partito di Dio con il quale è stata smentita la notizia di uno scontro avvenuto la mattina del 16 giugno tra le milizie sciite libanesi e le Forze Armate Siriane del Presidente Bashar Al Assad in due villaggi nei pressi della periferia Sud di Aleppo.Per approfondire: Siria, operazioni di Hezbollah al confineSecondo quanto riportato da Syrian Mirror e ripreso da diversi media libanesi, arabi e israeliani, i miliziani di Hezbollah avrebbero ucciso sette soldati e un ufficiale delle Forze Armate Siriane e lo scontro sarebbe stato così violento da coinvolgere la stressa aviazione siriana contro le postazioni dei combattenti del Partito di Dio che, sempre secondo questa ricostruzione, avrebbe causato l’uccisione e il ferimento di decine di miliziani.Alla base dello scontro ci potrebbe essere stata una divergenza di vedute circa la tregua annunciata il 15 giugno da parte della Russia, non condivisa da Hezbollah ma accettata dall’esercito regolare. È possibile che Hezbollah non avesse intenzione di ritirare le sue milizie nei pressi di Aleppo per non dare un vantaggio ai gruppi dell’opposizione anti – Assad, come è altrettanto possibile che alla base di questa scelta vi fosse l’elevato numero di combattenti di Hezbollah morti in battaglia su quel fronte.Ad avvalorare questa ricostruzione vi sarebbe anche una testimonianza di un membro del Parlamento siriano filo Assad, Sharif Shehadeh, che, in concomitanza degli scontri ha accusato, sul suo profilo Facebook Hezbollah di aver violato la sovranità. Sharif Shehadeh ha inoltre ribadito come precise decisioni spettino alle Forze Armate Siriane e che gli Hezbollah operano in Siria per sostenere le autorità siriane e non per governare in Siria.
Anche diverse fonti dell’opposizione siriana hanno confermato l’episodio ed hanno riferito al sito Asharq al Awsat che lo scontro non sarebbe il primo e confermerebbe alcune divergenze tra gli alleati. Questa ricostruzione è stata però smentita sia dal sito vicino al regime di Assad, Aleppo News Network, che ha accusato l’opposizione siriana di fabbricare false notizie sui combattimenti tra Hezbollah e Forze Armate Siriane per distogliere l’attenzione dalle pesanti perdite subite nella battaglia di Aleppo sia, come si è detto, dagli stessi Hezbollah, che hanno bollato la notizia come il prodotto di una campagna orchestrata dai media legati agli apparati d’intelligence locali, arabi ed internazionali che mirano a risollevare il morale dei gruppi dei takfiri collegati agli Stati Uniti e ad Israele.Sebbene sia difficile ricostruire con esattezza quanto accaduto, è però possibile tracciare un’evoluzione dei rapporti di forza tra gli Hezbollah e le Forze Armate Siriane e il ruolo che la Russia potrebbe delineare per queste ultime in uno scenario post bellico.Per approfondire: Siria, presenza russa e morti HezbollahNon è un mistero che gli avvenimenti di questi anni abbiano invertito in parte i rapporti di forza tra le milizie sciite e l’esercito di Assad. La Siria, che per anni aveva svolto un ruolo di primo piano all’interno della politica libanese e che aveva contribuito al rafforzamento militare di Hezbollah, si è trovata ad essere soccorsa militarmente dai miliziani del Partito di Dio.Sin dal 2012, la presenza di questi ultimi sul campo di battaglia siriano, coordinati dai Pasdaran iraniani, è stata decisiva per le sorti della stessa sopravvivenza del regime di Assad. Intorno al ruolo di Hezbollah in Siria si è costruita una narrativa, oggetto di divisioni sia in Libano sia in Siria, che ha giustificato l’intervento armato del Partito di Dio.Dapprima impegnate contro le forze del Free Syrian Army e poi contro i vari gruppi combattenti dell’opposizione siriana fino a confrontarsi militarmente contro al Nusra e contro l’Isis, Hezbollah in questi anni ha svolto un ruolo decisivo sul fronte siriano, subendo anche ingenti perdite. All’interno di questa narrazione spesso si è dato maggior risalto ai successi militari del Partito di Dio a fronte delle difficoltà dell’Esercito di Assad.Quest’ultimo, secondo alcune stime del The Guardian, sarebbe passato dai circa 300mila effettivi del 2011 ai 100mila del 2015. Inoltre, secondo il portale di analisi Middle East Eye, vi sarebbero stati dei casi di vera e propria disparità di trattamento economico a favore degli Hezbollah pagati 400 dollari al mese contro i 60 pagati all’esercito regolare. Una disparità che non si sarebbe limitata al trattamento economico ma che si sarebbe estesa anche a questioni cruciali come il controllo di intere divisioni dell’esercito regolare da parte di comandanti di Hezbollah e iraniani.Per approfondire: Nel quartier generale di HezbollahSe comprendiamo questo contesto, sul quale tuttavia non è possibile avere riscontri oggettivi, possiamo intuire come le stesse ricostruzioni dei recenti scontri a fuoco possano diventare oggetto di profonde strumentalizzazioni che ruotano intorno al tema centrale del futuro della Siria. Non è un mistero, infatti, che la presenza delle milizie di Hezbollah possa rappresentare un ostacolo anche per gli stessi russi, che vedrebbero invece di buon occhio la ricostituzione e la piena efficienza dell’esercito regolare siriano. In quest’ottica la Russia potrebbe ritagliarsi un ruolo di primo piano, come in parte starebbe già facendo, che non necessariamente andrebbe a coincidere con gli interessi strategici dell’Iran circa il futuro della Siria. Gli obiettivi di Mosca, Teheran, Damasco ed Hezbollah possono coincidere oggi in una fase di contingenza ma potrebbero non coincidere in un futuro non così lontano.Se l’articolo che hai appena letto ti è piaciuto, domandati: se non l’avessi letto qui, avrei potuto leggerlo altrove?
Se non ci fosse InsideOver, quante guerre dimenticate dai media rimarrebbero tali? Quante riflessioni sul mondo che ti circonda non potresti fare?
Lavoriamo tutti i giorni per fornirti reportage e approfondimenti di qualità in maniera totalmente gratuita. Ma il tipo di giornalismo che facciamo è tutt’altro che “a buon mercato”. Se pensi che valga la pena di incoraggiarci e sostenerci, fallo ora.