Violentissimi scontri fra ribelli islamisti a ovest di Aleppo, nella città di Darat Izza, ora sotto il contro di Hayat Tahrir al-Sham (Hts), la diramazione siriana dei terroristi di Al Qaeda. Il bilancio, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, sarebbe di 31 morti a seguito degli scontri a fuoco tra Hts e Nureddine al-Zinki – che, insieme ad Ahrar al-Sham, fa parte del Syrian Liberation Front sostenuto dalla Turchia.

strip_occhi_articolo_siria

Secondo l’Osservatorio con sede nel Regno Unito, sono 14 i combattenti di Hayat Tahrir al-Sham ad aver perso la vita e 12 quelli della formazione rivale sostenuta da Ankara. Nei combattimenti sarebbero morti anche cinque civili, tra cui due bambini. Decine le persone ferite dopo che Hts avrebbe cominciato a sparare all’impazzata in città.

Scontri fra ribelli islamisti ad ovest di Aleppo

Come riporta Middle East Eye, gli scontri fra queste due fazioni radicali sono tutt’altro che una novità. Hayat Tahrir al-Sham (un tempo Jabhat al-Nusra) e altri gruppi jihadisti armati controllano ancora buona parte della provincia di Idlib: un territorio conteso proprio da Nureddine al-Zinki e dal Syrian Liberation Front oltre che dal governo siriano. I report delle ultime ore parlano di violenti scontri tra Hayat Tahrir al-Sham e Ahrar Al Sham sull’autostrada internazionale vicino alla città di Hish, nella campagna meridionale di Idlib, mentre il Syrian Liberation Front avrebbe preso il controllo della cittadina di Maasran.

La Russia e la Turchia hanno raggiunto un accordo a Sochi, lo scorso settembre, per imporre una zona smilitarizzata proprio a Idlib, l’ultima roccaforte dei ribelli rimasta in Siria. La provincia ospita circa tre milioni di persone, più della metà delle quali sono già state sfollate.

Putin e Macron, dialogo sulla Siria. E i curdi si ritirano

Secondo quanto riportato dall’agenzia stampa governativa siriana Sana, un convoglio di unità curde si sarebbe ritirato nelle ultime ore dalla zona di Manbij, nella campagna nord-orientale di Aleppo, per dirigersi verso il villaggio di Qara Qozag, sulla sponda orientale del fiume Eufrate. Farebbe parte di un accordo raggiunto fra i curdi e il governo di Damasco annunciato dal ministero della Difesa in vigore dal 1° gennaio 2019 per tentare di ripristinare la normalità nel nord del Paese. Il ministero ha dichiarato che sono circa 400 i combattenti curdi hanno lasciato Manbij finora. I curdi, nelle ultime ore, hanno però smentito un ritiro.

La guerra in Siria non è finita. E noi vogliamo tornare sul campo per raccontarvela. Scopri come aiutarci

Nel frattempo, Vladimir Putin ha discusso in una telefonata con Emmanuel Macron alcuni temi inerenti alla risoluzione della crisi in Siria. Il Cremlino ha sottolineato in una nota che Putin e Macron hanno esaminato in dettaglio le questioni relative alla risoluzione della guerra, legate alla formazione della commissione per discutere la costituzione concordata durante il vertice di Istanbul del 27 ottobre.

La dichiarazione conclusiva del vertice di Istanbul tra Russia, Turchia, Germania e Francia ha ribadito “l’impegno per l’unità, la sovranità e l’indipendenza della Siria”, il fatto  che “non c’è alternativa alla soluzione politica per la crisi e alla necessità di facilitare il ritorno di sfollati siriani”, oltre “all’impegno di formare il comitato per discutere della costituzione del Paese”.

Dacci ancora un minuto del tuo tempo!

Se l’articolo che hai appena letto ti è piaciuto, domandati: se non l’avessi letto qui, avrei potuto leggerlo altrove? Se non ci fosse InsideOver, quante guerre dimenticate dai media rimarrebbero tali? Quante riflessioni sul mondo che ti circonda non potresti fare? Lavoriamo tutti i giorni per fornirti reportage e approfondimenti di qualità in maniera totalmente gratuita. Ma il tipo di giornalismo che facciamo è tutt’altro che “a buon mercato”. Se pensi che valga la pena di incoraggiarci e sostenerci, fallo ora.