Olaf Scholz si guarda alle spalle e individua in Ursula von der Leyen una minaccia politica per il futuro. Il mandato del cancelliere tedesco è iniziato da poco tempo, otto mesi per la precisione, ma la fragilità della coalizione “semaforo” tra i suoi socialdemocratici (Spd), i Verdi e i Liberali (Fdp) è già palese così come lo è il vuoto di leadership lasciato da Angela Merkel dopo sedici anni di mandato. E dunque, sintomaticamente, l’ex sindaco di Amburgo guarda al futuro: dopo aver, con pragmatismo, raccolto da sinistra l’eredità della Cancelliera e leader della Cdu, Scholz pensa già in prospettiva a quando, tra due anni, la presidente della Commissione finirà il suo mandato a Bruxelles e tornerà nella politica nazionale. Pronta, con vista 2025, a presentarsi come maggiore alternativa alla coalizione rosso-giallo-verde che affronta oggi la crisi energetica e lo spettro della recessione.

C’è un sostanziale dualismo tra le mosse del governo Scholz e quelle della Commissione von der Leyen, e in particolare degli atti personali dell’ex Ministro della Difesa e compagna di partito della Merkel, in questo 2022 segnato da grande instabilità e dalla guerra in Ucraina. Il temporeggiatore Scholz vuole dettare i tempi all’agenda europea della Commissione, ne ha messo in discussione ogni proposta sull’embargo energetico alla Russia, l’ampliamento delle sanzioni e perfino la Tassonomia sulla transizione, criticata principalmente dai Verdi. La von der Leyen, al contempo, agisce tanto da referente delle istituzioni Ue quanto da “supplente” dei vuoti di Scholz. Il Cancelliere frena sul sostegno militare all’Ucraina? La von der Leyen vola a Kiev per incontrare Volodymyr Zelensky e proporre massima solidarietà. Scholz, in uno strano gioco delle parti con il sovranista ungherese Viktor Orban, usa i veti di Budapest come scudo per non prendere posizione sul decoupling energetico con la Russia? La von der Leyen si accorda con Israele, Egitto e, soprattutto, Stati Uniti per più forniture alternative. Il piano sui consumi e i risparmi energetici del governo “semaforo” langue? La von der Leyen promuove una proposta europea che appare partorita più in funzione interna tedesca che con moventi comunitari, a un punto tale da terremotare l’intera Unione.

Repubblica nota che in sostanza Scholz e von der Leyen si marcano a uomo: il momento in cui la Commissione è marciata più spedita, portando a casa il Recovery Fund e i piani anti-Covid, risale “all’epoca in cui alla Cancelleria era ancora insediata Angela Merkel, con cui la presidente della Commissione aveva un rapporto strettissimo e sinergico”, pur non privo di momenti di tensione. Risulta, in questa fase, “difficile, se non impossibile”, pensare che “il cancelliere socialdemocratico si spenda per garantire nuovi successi internazionali a quella che potrebbe essere la sua futura rivale in Germania”, tanto che a Bruxelles si ritiene che “le sue resistenze ad affrontare la crisi energetica con strumenti comuni” e il suo “scarso interesse per le improrogabili riforme europee nascono proprio da questo”. Al contempo, la strumentalizzazione politica delle mosse della Commissione da parte della von der Leyen è palese e la forzatura sul piano sul risparmio di gas lo testimonia. A perdere è l’Europa intera, già paralizzata dalla spaccatura nel modello politico che ha retto negli ultimi decenni la governance dell’Unione: la riproposizione comunitaria della “Grande Coalizione” alla tedesca modellata tra Partito Popolare Europeo, proiezione della Cdu, e Partito Socialista Europeo, costruito a immagine dell’Spd.

Mentre la cinghia di trasmissione tra politica tedesca ed europea sembra essersi bloccata, segno della crisi di leadership di Berlino acuitasi nell’anno della tempesta energetica e della guerra in Ucraina, e la classe dirigente tedesca si avvita in qualità e risultati l’ombra di Angela Merkel, a otto mesi dal suo abbandono della Cancelleria, incombe sia sulla Cancelleria Federale che sul Palazzo Berlaymont. I due delfini designati, quello che è succeduto a Berlino dopo essere stato Ministro delle Finanze di Frau Angela e la donna che potrebbe continuarne l’opera in patria nel suo partito, sono stati ridimensionati politicamente dalla serie di crisi vissute nell’ultimo anno dall’Europa e, assieme al loro standing, hanno decisamente complicato la traiettoria di Berlino per conservare la centralità europea. La lotta di potere sotterranea fa il resto: e nel frattempo, un’Europa travolta dall’inflazione, dal caro-energia e dalla minaccia di un ritorno all’austerità si trova, sostanzialmente, con le armi spuntate per le indecisioni del suo Paese guida e del suo massimo ente esecutivo in una delle ore più buie dell’ultimo trentennio. Mala tempora currunt.

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