La questione relativa  al controverso piano di riforma pensionistica della Francia ha preso una nuova svolta, dopo le parole del primo ministro Edouard Philippe che hanno lasciato intendere la possibilità di ricorrere all’articolo 49.3 della costituzione francese. Secondo la legge, il governo della Francia può di fatto approvare una legge scavalcando l’organo legislativo ed evitando in questo modo il dilungarsi delle discussioni parlamentari. La scelta si sarebbe palesata l’unica percorribile dopo che – stando a quanto riportato da Le Monde – gli emendamenti presentati hanno reso impossibile finire di discutere in 70 ore il primo dei 65 punti della riforma dell’apparato previdenziale.

Nel mondo francese, il ricorso all’articolo 49.3 conferisce nelle mani del governo la possibilità di promulgare una legge, a patto che le responsabilità ricadano nella figura stessa del primo ministro: rischio che Philippe si è detto deciso a prendere sulle proprie spalle. Tuttavia, il ricorrere a questa possibilità evidenzia due importanti conseguenze che nel mondo politico della Francia non vanno sottovalutate: la rottura con il parlamento e la rottura con il popolo francese, che percepiscono tradita la propria volontà.

Il rischio di nuove proteste

L’aver scelto di intraprendere la strada della forza da parte del governo di Philippe avrà delle chiare conseguenze soprattutto sulla propria immagine nei confronti della popolazione della Francia. Avendo scavalcato il parlamento, il popolo – che è già in rotta con En Marche! ed il suo sistema di riforme – scenderà nuovamente in strada per protestare contro la proposta impopolare che modifica drasticamente l’apparato previdenziale della Francia, soprattutto per quanto riguarda le attuali categorie speciali.

Una nuova ondata di proteste nel Paese – abbinato alle paure per il coronavirus che producono le attuali incertezze dei mercati – rischia di diventare un grosso problema per l’economia della Francia, cui stime di crescita sono già state riviste al ribasso. Inoltre, una nuova paralisi dei mezzi di trasporto danneggerebbe ulteriormente il turismo ed il terziario dei grossi agglomerati urbani: traducendosi nel rischio di un nuovo stop totale della Francia.

Da misura impopolare ad harakiri politico

Sin dalla sua fase embrionale, la riforma del sistema pensionistico non aveva attratto il favore dei francesi, trasformandosi poi in rivolta nel momento in cui i punti cardine erano stati annunciati. E nonostante le proteste siano diminuite anche a causa dell’impatto degli scioperi sugli stessi assegni lavorativi, il malumore all’interno dei lavoratori della Francia è rimasto ancora vivo; in attesa di essere risvegliato.

In questo scenario, le volontà di Emmanuel Macron e dell’esecutivo di Philippe di portare a casa a tutti i costi la riforma in tempi celeri e nei modi prestabiliti rischia di essere il suicidio del movimento di En Marche!. Già in rapido declino a causa della troppa fretta nel portare a casa riforme strutturali decisamente invasive, questa volta il rischio di non attutire la botta – più che una possibilità – è una quasi certezza; e rischierà di ripercuotersi anche sulla tornata di amministrative dei comuni della Francia.

Votato da un lato proprio per le sue annunciate rotture con il modo di portare avanti la politica nel Paese negli scorsi anni, Macron ed il suo esecutivo si sono consegnati alle volontà del popolo, che difficilmente concederà una nuova fiducia nei loro confronti; con Marine le Pen alla finestra ad osservare il muoversi della situazione. Ed in questo contesto, aver fatto ricorso ad uno dei punti costituzionali più odiati dai francesi rischia di essere facilmente l’ultimo affronto che il popolo è intenzionato a subire.