Di certo un ex presidente messo in stato di fermo non è un qualcosa di usuale, pur tuttavia un Nicolas Sarkozy accusato per la gestione dei fondi durante la campagna elettorale del 2007, non è un fatto che ha sorpreso più di tanto sia l’opinione pubblica francese che quella internazionale; che l’ex inquilino dell’Eliseo avesse intrattenuto affari all’estero non tanto limpidi per il finanziamento di quella vittoriosa campagna elettorale, non è roba del tutto sconosciuta specie perché tale situazione è emersa durante la guerra in Libia, quando sia Gheddafi che molti uomini a lui vicini hanno esplicitamente affermato di aver pagato soldi a Sarkozy per quella competizione presidenziale. In quel 2007 il mondo, specie quello euro mediterraneo, appariva profondamente diverso: non era ancora scoppiata la crisi economica internazionale, il bipolarismo francese aveva prodotto un confronto tra l’Ump di Sarkozy e i socialisti capitanati da Segolene Royal, nell’altra sponda del Mediterraneo non sembrava esserci traccia di alcuna “primavera” e di alcuno stravolgimento; tra Tripoli e Parigi aveva inizio un dialogo commerciale e politico intenso, che non eviterà però pochi anni dopo il conflitto che ha tirato giù Muhammar Gheddafi.
Le velleità francesi in Libia
Il rais nel 2004 era stato molto esplicito in un’intervista rilasciata al giornalista Giovanni Minoli: “All’estero c’è molta invidia per il rapporto privilegiato tra il mio paese e l’Italia”; in quell’anno del resto, Gheddafi aveva abolito la giornata della collera contro gli italiani, aveva permesso il rientro dei nostri connazionali espulsi nel 1970 e Roma era stata parte molto attiva per il reintegro della Libia nella comunità internazionale, a partire dalla fine delle sanzioni contro il paese africano. Una luna di miele che ha fruttato un giro economico importante per molte delle nostre aziende, soprattutto nel ramo delle risorse energetiche e della costruzione delle infrastrutture; un rapporto che, inevitabilmente per l’appunto, non ha potuto fare altro che attirare invidie da parte di altri paesi, in primis di una Francia interessata a mettere le mani sul mercato energetico libico, dove l’Italia ha sempre avuto una voce importante.
Nel 2007 per l’appunto, Sarkozy ha cercato di porre in essere le basi per importanti spallate alla presenza italiana in Libia; in primo luogo, incassa l’appoggio di Gheddafi il quale, secondo una rivelazione fatta dall’intermediario Ziad Takieddine, avrebbe donato al futuro presidente francese ed al suo staff almeno cinque milioni di Euro. Dopo l’elezione di Sarkozy dunque, tra Tripoli e Parigi “scoppia la pace” dopo anni di frizioni; come scrive Michela Mercuri nel suo ultimo articolo, tra i due governi sono stati sottoscritti accordi per almeno dieci miliardi di Dollari, con relazioni che hanno iniziato ad abbracciare il ramo militare, commerciale ed energetico. Un affare che ai due paesi ha fruttato parecchio inizialmente, ma che successivamente sotto il profilo politico ha forse segnato la fine per entrambi i protagonisti principali della faccenda: Gheddafi infatti, continuerà a vedere nell’Italia il paese con cui stringere gli accordi principali, Sarkozy reagisce bombardando la Libia ed è forse da lì che è iniziato il suo declino politico.
Il nome di Gheddafi vero “spauracchio” per la vita politica dell’ex presidente francese
Ha contribuito a farlo vincere, ha contribuito alla sua campagna elettorale, ma nonostante questo la parabola discendente del rapporto personale e politico tra Gheddafi e Sarkozy ha avuto un percorso tanto breve quanto fulmineo; forse non si sapranno mai i veri motivi che hanno portato alla decisione, da parte dell’ex presidente francese, di attuare i bombardamenti contro la Libia: dalla continuazione dei rapporti privilegiati con l’Italia, alla prospettiva di una nuova moneta pan africana per sostituire il Franco Cfa, fino all’attivismo libico nelle ex colonie francesi, lì dove Tripoli stava di fatto creando una propria sfera di influenza, quel che è certo però è che sarà proprio Sarkozy a spingere per l’intervento Nato non appena si è iniziato a parlare di “primavera araba” anche in Libia, trasformando l’inquilino dell’Eliseo da partner di Gheddafi a suo carnefice.
L’azione militare spinta dalla Francia, ha infatti contribuito nel breve volgere di pochi mesi a far avanzare gli islamisti e le milizie nemiche del colonnello, fino all’uccisione del rais avvenuta a Sirte nell’ottobre 2011; quello di Gheddafi, in poche parole, è per Sarkozy un nome che rappresenta un vero e proprio spauracchio, un nome che nel bene o nel male ritorna sempre nelle sorti politiche del presidente rimasto famoso più per il suo matrimonio con Carla Bruni che per le gesta del suo governo. Infatti, anche da morto l’ex rais continua a tagliare le gambe all’ultimo capo di Stato di centro – destra avuto dalla Francia: nel 2012 i francesi hanno bocciato l’operato di Sarkozy, il quale ha perso le elezioni contro il socialista Hollande e sul voto ha influito l’azione francese in Libia che, già all’epoca, stava iniziando a mostrare tutta la sua negatività; nel 2016, durante le primarie repubblicane, la rivelazione dei cinque milioni di Euro pagati da Gheddafi ha contribuito a far perdere anche quella competizione a Sarkozy; infine, oggi, lo stato di fermo contro l’ex capo di Stato che vede al centro dalle indagini il finanziamento della campagna elettorale del 2007.
Inquadrare il rapporto tra Sarkozy e Gheddafi è come dare il via a tutta una serie intricata di dualismi: croce – delizia, vittima – carnefice, nemico – alleato e così via; di certo, per Sarkozy, il nome dell’ex rais tornerà ancora per molto tempo a circolare nei meandri più nascosti della sua mente. Sullo sfondo, gli interessi “traditi” della Francia in Libia e l’impossibilità per i cugini d’oltralpe di mettere le mani sul tesoro coperto dalle sabbie del Sahara.