Bernie Sanders ha vinto le primarie democratiche in New Hampshire. Il “vecchio leone” del Vermont bissa così il risultato dell’Iowa, dove era arrivato appaiato con Pete Buttigieg. L’ex sindaco di South Bend, questa volta, è stato distanziato di un punto, ma è comunque salito sul secondo gradino del podio. Sul grande sconfitto non esistono dubbi: Joe Biden, appena iniziato lo spoglio elettorale, era già volato in direzione della South Carolina, un altro Stato che tra poco sarà chiamato ad esprimersi. Quelli dell’Iowa erano caucus, ossia riunioni informali tra cittadini, iscritti e simpatizzanti. In New Hampshire, invece, si è votato mediante il tipico meccanismo delle primarie. Ci si attendeva che l’ex vice di Barack Obama potesse sfruttare il “fattore partito”, ma così non è stato.

Primarie dem in New Hampshire (Infografica di Alberto Bellotto)
Primarie dem in New Hampshire (Infografica di Alberto Bellotto)

Bernie Sanders ha ottenuto il 26% dei consensi. Pete Buttigieg si è fermato al 25%. In termini di delegati, entrambi i candidati democratici se ne aggiudicano nove. E poi c’è Amy Klobuchar: una senatrice del Minnesota, e moderata, che sarebbe dovuta uscire dal gioco della tornata interna in tempi piuttosto brevi, ma che in New Hampshire si è affermata con un solido 20%. I voti di Buttigieg e quelli della Klobuchar provengono dallo stesso bacino elettorale cui guarda Biden. La campagna dell’ex numero due della Casa Bianca, per ora, è un vero e proprio disastro. Le cose potrebbero cambiare dal super Tuesday in poi. Il prossimo 3 marzo si recheranno alle urne i cittadini di almeno dieci Stati federali. Se Biden dovesse fallire ancora, allora la sua corsa alla nomination sarebbe finita. Michael Bloomberg, che scenderà in campo proprio il 3 marzo, è pronto ad assestare un colpo potenzialmente finale alle velleità del favorito. Elementi che contribuiscono a chiarire il perché Obama non abbia ancora dato pieno appoggio al suo delfino.

Donald Trump, che è un finissimo stratega e che ha già fiutato l’aria, sta avvertendo Sanders: i Dem – ripete in pubblico – hanno di nuovo intenzione di sbarrare la strada all’esponente socialista. Un po’ com’è successo quattro anni fa, con la vittoria risicata di Hillary Clinton. Bloomberg, peraltro, ha annunciato di essere disposto a mettere sul piatto un miliardo di dollari pur di battere The Donald. La sensazione è che sul lungo periodo la sfida possa trasformarsi in un duello tra un candidato massimalista – Sanders è abbastanza certo di potersi confrontare sino alla fine – e un candidato moderato. Se la prima casella sembra essere già stata occupata, la seconda resta contesa. Joe Biden, Michael Bloomberg, Pete Buttigieg ed Amy Klobuchar: quattro centristi per un posto.

La frammentazione degli asinelli sta regalando grandi gioie al presidente degli Stati Uniti d’America, che non ha avversari di rilievo e che sta correndo alle primarie repubblicane come fossero una mera formalità. Trump deve sperare che a vincere tra i Dem sia Sanders. Gli elettori moderati, a quel punto, potrebbero guardare soltanto dalle parti del Gop. E Sanders sarebbe chiamato alla realizzazione di un miracolo politico. Un’annotazione la merita Pete Buttigieg, che sta continuando a stupire. L’ex marine può sfruttare la scia dei risultati conseguiti sino a questo momento, divenendo nel tempo un candidato adatto alla presidenza. Ma è presto per questo genere di disamine. La senatrice Elizabeth Warren si è eclissata.

Bloomberg è il più classico dei convitati di pietra. Il fallimento di Biden spalancherebbe le porte a scenari imprevisti. L’ex sindaco di New York può davvero sfruttare lo spazio lasciato libero da chi avrebbe dovuto vincere in scioltezza. Ma Bloomberg non è un democratico stricto sensu. E l’establishment degli asinelli rischia, com’è successo ai repubblicani quattro anni fa, di doversi appoggiare su un candidato abbastanza esterno alle logiche di parte. Biden è convinto che le minoranze possano ancora regalargli la vittoria, ma per ora le primarie Dem stanno raccontando un’altra storia. Vedremo cosa accadrà in South Carolina.





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