Joe Biden e Bernie Sanders: sono loro due dunque, esclusa l’outsider Tulsi Gabbard, a contendersi la nomination democratica. Il primo rappresenta l’ala centista e moderata del Partito democratico Usa, l’altro quella “socialista”, anche se sarebbe più corretto banalmente dire “socialdemocratica”, in un Paese come gli Stati Uniti. Dopo il Super Tuesday, è chiaro, come spiega il New York Times, che Sanders debba dare una svolta profonda a queste primarie nei prossimi giorni 12 giorni se vuole avere qualche chance di battere l’ex vicepresidente. E, a prima vista, gli Stati che votano martedì, sembrano rappresentare per il senatore del Vermont una seria opportunità. Tra questi stati c’è il Michigan: qui nel 2016 Sanders sconfisse Hillary Clinton, a seguito dello scontro sul salvataggio pubblico dell’industria automobilistica.

Il Michigan sarà anche il primo stato del Midwest industriale a votare, martedì 10 marzo; è possibile che le tendenze evidenti altrove non si materializzino lì. L’addio di Elizabeth Warren potrebbe rappresentare una serio vantaggio per il senatore; dall’altra, come evidenzia il New York Times, ad oggi Sanders non è riuscito ad eguagliare i risultati nel 2016 tra la classe lavoratrice bianca, e questo potrebbe essere un grosso limite. “Questa è un’area nella quale io e Joe Biden abbiamo forti differenze” ha detto Bernie Sanders a Detroit. “Joe Biden ha votato a favore di ogni singolo disastroso accordo commerciale scritto dalle grandi corporation. Trattati come il Nafta contro cui mi batto da anni: colpevole di aver permesso la delocalizzazione delle nostre fabbriche in Messico, dove si lavora per 2 dollari l’ora”.

“Sanders in difficoltà tra gli elettori bianchi”

Secondo Sanders, gli accordi commerciali siglati da Joe Biden hanno significato la perdita di milioni di posti di lavoro negli Stati Uniti, soprattutto qui. È questa, dunque, la sua strategia per tentare di recuperare terreno sull’ex vicepresidente. Il problema, spiega sempre il Nyt, è lo scarso appeal che – ad oggi – il senatore del Vermont ha tra gli elettori bianchi. Sarà così anche nel Midwest? Biden ha sconfitto Sanders di 10 punti, dal 38% al 28%, nelle contee di Maine, Minnesota e Massachusetts, dove gli elettori bianchi costituivano almeno l’80% dell’elettorato e dove i laureati rappresentavano meno del 40% dell’elettorato.

È questa la cruciale differenze fra oggi e il 2016. All’epoca, Sanders tendeva a eccellere tra gli elettori bianchi, della classe operaia e delle periferie in tutto il Nord. Ciò rese il Michigan, dove gli elettori bianchi rappresentano una quota ben al di sopra della media dell’elettorato democratico, uno degli stati dove il suo messaggio arrivava più forte rispetto agli avversari. Dominava nelle piccole città e nelle aree rurali del Michigan, perdendo solo in alcune contee che tendevano ad avere elettori più anziani. Ma la sua forza di un tempo sembra essere scemata.

Molti ex elettori di Sanders ora votano Trump

Le possibilità di questo scarso appeal tra la classe lavoratrice può significare due cose: molti suoi ex sostenitori non hanno perdonato al senatore l’appoggio all’allora rivale Hillary Clinton nel 2016, visto come un vero e proprio tradimento. Seconda ipotesi: molti dei suoi ex elettori ora sono convinti sostenitori del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Un’area in cui Sanders potrebbe sperare di vincere è nel Michigan occidentale, dove sconfisse Hillary Clinton con un ampio margine nella metropoli di Grand Rapids. Sarà sufficiente per battere Joe Biden, dato in ampio vantaggio? Difficile a dirsi. Ma martedì sarà un giorno decisivo per le primarie dem e per Sanders: l’ultimo treno per provare a ribaltare la situazione.

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