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La Lega frena sulla rotta della Nuova Via della Seta. Un modo per rassicurare gli Stati Uniti,che più volte hanno fatto capire al governo italiano di non essere assolutamente d’accordo sulla strada intrapresa nei riguardi della Cina.

Ma potrebbe non bastare dal punto di vista dell’amministrazione di Donald Trump, che aveva parlato chiaro su alcuni punti che invece non sono stati esclusi dal memorandum d’intesa fra Italia e Cina: porti di Genova e Trieste e telecomunicazioni.

Il monito di Washington era stato chiaro. E gli Usa pensavano di essere stati molto chiari durante l’ultimo viaggio di Giancarlo Giorgetti negli States e con i contatti dell’ambasciatore Lewis Eisenberg con i vari rappresentanti del governo (il sottosegretario ma anche con Giovanni Tria). Avevano chiesto garanzie al governo in generale e al Carroccio in particolare. Ma non è bastato a far desistere Palazzo Chigi da un memorandum che è stato una vittoria politica formidabile da parte della Cina di Xi Jinping.

Salvini prova a svincolarsi

Ieri Matteo Salvini ha fatto di tutto per mostrare il proprio scetticismo nei confronti dell’iniziativa cinese. Ha parlato di accordo importante per l’imprenditoria italiana ma ha voluto ricorda pubblicamente che a Pechino non vige il libero mercato e che è opportuna una reciprocità nei rapporti fra Italia e Cina. Parole che hanno ricalcato quanto detto pubblicamente da Sergio Mattarella sia prima che durante il viaggio di Xi in Italia. Ma che evidentemente per l’America non sono abbastanza. Voleva un passo indietro che non c’è stato. E ora è anche possibile che Washington invii segnali molto chiari nei confronti del nostro governo.

La questione è particolarmente grave. Perché è chiaro che inimicarsi gli Stati Uniti di Trump per l’Italia possa significare perdere l’unico alleato internazionale in un momento di isolamento in Europa. E la Cina è interessata a Roma come è interessata a tutta l’Europa: non ha velleità di costruire un asse con l’Italia, i suoi intenti sono a lungo termine e ben più ad ampio spettro. Il paracadute-Trump poteva essere molto utile e può continuare a esserlo. Stati Uniti e Russia rappresentano da sempre le due potenze extra Ue su cui il governo giallo-verde fa affidamento, visto e considerato che l’asse franco-tedesco ha già fatto intendere di voler escludere questo esecutivo dai suoi piano per l’Europa. Ma con questa mossa, l’amministrazione Usa potrebbe anche decidere di cambiare idea sulla fiducia data a questo governo.

Cosa può fare Trump

Trump ha da tempo messo nel mirino la Cina. H dato una svolta “americanista” alla linea strategica degli Stati Uniti e ha chiesto (imposto) agli alleati una scelta di campo: evitare di estendere gli interessi cinesi nei loro Paesi. E ora l’aut aut potrebbe anche essere giunto alle orecchie italiane, soprattutto alla Lega, che è quella che ha già preso contatti con i vertici dell’establishment economico, finanziario e politico americano. Gli Stati Uniti hanno sul loro territorio le maggiori agenzie di rating che possono punire l’Italia con una semplice valutazione.

Possono scegliere di spostare il loro sostegno su altri Paesi europei escludendoci come alleato principale nel Mediterraneo allargato, cosa che invece Trump sperava e che ha confermato anche con la questione Libia. Ma possono anche decidere di aumentare la posta in palio chiedendoci di pagare di più per la Difesa, imponendoci il pagamento delle commesse militari. Oppure, per finire, escluderci da accordi commerciali con i giganti della nostra industria (in particolare Leonardo e Eni). Insomma, le armi politiche ed economiche per vendicarsi di quello che considerano un tradimento non sono poche.

Come scrive Carlo Pelanda su La Verità, è probabile che Trump “nei confronti dell’ Italia probabilmente non vorrà fare pressioni troppo aperte perché provocherebbero dissensi, anche spinti dal Vaticano che ha preso una postura filocinese, ma eserciterà pressioni riservate. Queste potranno essere dissuasioni o sanzioni su singoli personaggi – infatti è prudente per i politici più esperti non farsi vedere nelle sinocerimonie di questi giorni – e/o interferenze per cambio di figure governative”. E non a caso Luigi Di Maio andrà a Washington e New York questa settimana: c’è aria di tempesta nell’oceano Atlantico.

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