Era il primo dicembre del 2012 quando i giornali iniziarono a disquisire dello stato di salute di Vladimir Putin. All’epoca si parlò di un forte dolore alla schiena del leader russo, “forse di una lesione spinale”, come scrisse il Corriere della Sera, dovuta a un incidente. Il Cremlino smentì e, qualche giorno dopo, il presidente riapparì senza mostrare grandi segni di dolore. Nel 2014, alcune testate internazionali insinuarono il dubbio che Putin potesse esser stato colpito da un cancro. Anche in quell’occasione, però, non furono fornite prove. Tutto si basava su voci, che si ripresentarono nel 2017 quando Stanislav Belkovsky, politologo vicino all’opposizione, affermò al Corriere che esistevano tre indizi sul cattivo stato di salute del presidente:
- Il rinvio, da aprile a giugno, della tradizionale linea diretta televisiva di primavera
- La mancanza di foto e video dell’incontro tra Putin e l’allora segretario di Stato americano, Rex Tillerson
- La costruzione di un padiglione vip all’interno dell’Ospedale clinico centrale di Mosca gestito dal Cremlino
Agatha Christie sosteneva che tre indizi fanno una prova. Una sentenza molto spesso vera, ma non in questo caso. Le tre prove di Belkovsky vennero infatti facilmente smentite.
Lo stato di salute di Putin continuò ad interessare gli osservatori internazionali. Nel 2018, l’Independent annunciò che Putin aveva cancellato diverse apparizioni pubbliche a causa di una non ben definita malattia: “La sua voce era debole e scoppiettante e ha tossito per tutto il tempo”, scrisse il quotidiano britannico, riferendosi a uno degli ultimi interventi televisivi del presidente. Il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov smentì seccamente la notizia, parlando genericamente di un semplice malanno invernale.
A distanza di due anni, però, sono state rilanciate nuove informazioni sulla salute del presidente russo. Oggi, infatti, il tabloid britannico The Sun ha annunciato che il presidente russo sarebbe pronto a dimettersi il prossimo gennaio in seguito all’emergere del morbo di Parkinson e alle continue insistenze della sua ex compagna, Alina Kabaeva, preoccupata per la sua salute. Secondo diversi osservatori citati dal Sun, le gambe di Putin sarebbero “in costante movimento” e, in un’occasione, è sembrato che il presidente stesse soffrendo mentre stringeva il bracciolo di una sedia. Ad alimentare il dubbio della malattia del leader russo è stato Valery Solovei, un accademico molto critico nei confronti del Cremlino: “C’è una famiglia – ha detto il professore -, ha una grande influenza su di lui. Ha intenzione di rendere pubbliche le sue dimissioni a gennaio”.
Dal 2015, fa notare il Sun, un team di ricercatori del Dipartimento di Neurologia presso il Radboud University Medical Center di Nijmegen, nei Paesi Bassi, ha identificato alcuni segni, riconducibili al Parkinson, nell’andatura di Putin. La realtà potrebbe esser però più semplice del previsto. La camminata “da pistolero” non sarebbe infatti legata ad alcuna malattia, ma ai consigli forniti dai vecchi manuali del Kgb: “Quando ci si sposta è assolutamente necessario mantenere l’arma contro il petto o nella mano destra. E si dovrebbe camminare con un lato, di solito il sinistro, lievemente ruotato nella direzione del movimento”. Non a caso, fa notare l’Adnkronos, anche Dmitri Medvev, due ex ministri della Difesa (Anatoly Serdyukov, e Sergei Ivanov) e Anatoly Sidorov, un comandante militare di alto rango camminano allo stesso modo.
La salute di Putin e quella della Russia
Per Putin la salute è fondamentale. Non solo perché governa una nazione enorme e complessa, ma anche perché sulla forza, soprattutto fisica, il leader russo ha fondato gran parte della propria propaganda. Come è noto, Putin ama mostrarsi in kimono, sparare con diversi tipi di armi e guidare ogni tipo di mezzi.
Gli sport, soprattutto quelli di lotta, lo hanno forgiato. Come il judo che, in un’intervista, descrisse in questi termini: “Non è solo sport: è filosofia. Nel judo non esistono i deboli, tutti vengono rispettati, soprattutto gli avversari e le persone più anziane. E tutto, dai rituali fino alle più piccole circostanze, contiene un momento educativo. Sul tatami dovete salutare l’avversario con l’inchino, non c’è spazio per bassi sentimenti. Ancora oggi sono amico delle persone con le quali mi allenavo”.
La sua immagine di uomo forte rappresenta l’immagine di una Russia forte. L’uno non può esistere senza l’altra. E forse viceversa. La solidità del Paese, guadagnata negli ultimi anni soprattutto grazie all’intervento in Siria, è stata messa a dura prova, come molte altre nazioni, dall’emergenza Coronavirus. Come nota Stefano Caprio, autore di Lo zar di vetro. La Russia di Putin (JacaBook), “la pandemia di Covid-19, a parte le variazioni dei consumi e della produzione, può portare a profondi cambiamenti strutturali nella stessa organizzazione dell’economia e della politica, in Russia come altrove. Quanto più si manterrà l’allarme per il virus, tanto più radicali saranno questi cambiamenti”.
Dopo vent’anni dall’arrivo di Putin, molti si sono chiesti quale sarà il futuro della Russia e se è davvero immaginabile una Russia senza il suo zar. Forse, i rumors di queste ore vanno letti anche in quest’ottica. Grandi cambiamenti sono all’orizzonte. La guerra per il Cremlino è appena iniziata.