Con la pubblicazione del rapporto finale del procuratore speciale John Durham, si è riaperto il dibattito politico negli Stati Uniti sull’inchiesta del Russiagate, definita dall’ex presidente Donald Trump “un crimine storico”. Stando alle conclusioni del procuratore incaricato dall’allora Attorney general William Barr, l’Fbi non aveva informazioni certe o prove verificate quando ha aperto l’indagine “Crossfire Hurricane” volta a determinare i presunti rapporti del tycoon e del suo entourage con la Federazione russa. Secondo Durham, inoltre, “il personale dell’Fbi ha mostrato una grave mancanza di rigore analitico nei confronti delle informazioni che ha ricevuto”, in particolare “le informazioni ricevute da persone ed entità politicamente affiliate”. Tra i personaggi chiave di questa intricata vicenda c’è l’ex collaboratore della campagna di Donald Trump nel 2016, George Papadopoulos, marito dell’avvocato casertano Simona Mangiante. Lo abbiamo raggiunto per porgli qualche domanda sul rapporto Durham e sulle conseguenze politiche che la pubblicazione del dossier potrebbe avere sulla politica Usa.

“Russiagate? Inchiesta infondata”

“L’elemento più rilevante è l’inconfutabile conclusione che l’investigazione Russiagate era giuridicamente infondata. Non c’erano basi per iniziarla, in primis, e continuarla, poi, durante la presidenza di Trump. Una macchinazione basata sulla menzogna” afferma l’ex consulente di Trump a proposito del rapporto, nel quale lo stesso Papadopoulos è citato più volte. Scagionandolo da ogni accusa. “L’elemento di novità nel mio caso – spiega – è aver ottenuto l’esonero da parte di un procuratore terzo ed imparziale, Durham, che ha riconosciuto l’infondatezza delle accuse rivoltemi”. Papadopoulos, infatti, fu dichiarato colpevole di aver rilasciato una falsa dichiarazione quando l’Fbi lo interrogò nel gennaio 2017 e condannato a 14 giorni di carcere: accuse infondate, come sottolinea Durham nello stesso rapporto.

“Durham – riflette l’ex consulente di Trump, circa l’assenza di nuove incriminazioni che il procuratore speciale non ha suggerito a conclusione delle indagini – ha volutamente evitato di suggerire incriminazioni allo scopo di non politicizzare la sua indagine, nel clima politico attuale. Il suo rapporto resta comunque una ‘road map’ per eventuali piste di natura giudiziaria. Tra l’altro, non bisogna dimenticare il recente arresto di Charles McGonigal, former head of counterintelligenge e capo di Peter Strzok, non divulgata dai mainstream media”.

“Tutto comincia con Joseph Mifsud, Italia coinvolta”

La vicenda è chiusa con la consegna del rapporto di Durham? Certo che no. Come spiega Papadopoulos, “I repubblicani hanno ancora tante domande. E’ arrivato il momento che Jim Jordan richieda a Durham il motivo per cui Joseph Mifsud non è menzionato nel suo rapporto, nonostante le sue visite in Italia per investigare sul soggetto e se l’arresto di Charles McGonigal abbia nulla a che vedere con Mifsud, Inter alia”. Scomparso ufficialmente il 31 ottobre 2017, l’enigmatico docente maltese, l’uomo chiave del Russiagate che collaborava con la Link Campus, è sparito nel nulla. Troppi i misteri irrisolti che lo riguardano, quesiti ai quali le autorità non hanno mai risposto e non hanno voluto (ancora) rispondere. Era una spia russa come faceva intendere il rapporto Mueller? Un asset dell’intelligence occidentale, britannica o Italiana? Un professore con contatti di altissimo livello negli apparati statali e dell’intelligence dalla lingua biforcuta oppure un millantatore?

“Mifsud è il paziente alpha e zeta dell’intera saga. L’investigazione fantoccia cominciata con lui, finirà con con lui solo quando una spiegazione esaustiva del suo ruolo nell’intera vicenda sarà portata alla luce. Sono dell’opinione che Mifsud è il soggetto chiave del ‘Russia Hoax’ ed il soggetto di una investigazione criminale a latere. La sua scomparsa lascia adito a tante interpretazioni ma è arrivato il momento di conoscere quelle ufficiali” osserva. “Sono convinto che l’Italia abbia giocato un ruolo in questa vicenda. Non dimenticate che ho incontrato Mifsud per la prima volta alla Link Campus. Tutte le strade portano a Roma“. Come spiega l’ex collaboratore di Trump, sono quesiti a cui nemmeno Durham ha voluto dare una risposta. Perché? Ciò che invece spiega il procuratore speciale, è che questa inchiesta infondata per incastrare l’ex presidente repubblicano e il suo staff non nasce dal nulla. “Quando si parla del mandante – afferma Papadopoulos – bisogna pensare a chi aveva motivo di avviare tutto questo”.

“Senza dubbio vincerà Trump”

Sulla sfida repubblicana tra Donald Trump e Ron DeSantis, George Papadopoulos non ha esitazioni. Vincerà il tycoon. “Senza dubbio” afferma. “In questo capitolo delicato e polarizzato della storia americana, all’interno dello stesso partito repubblicano, il Paese ha bisogno di un Presidente capace di affrontare le sfide dello stato profondo che Trump ha vissuto e continua a vivere sulla sua pelle, e che saprà affrontare non solo da guerriero ma con cognizione di causa”. E la vicenda legata agli affari all’estero del figlio del presidente Joe Biden, Hunter, sul quale i repubblicani hanno promesso di investigare e fare luca? Per il marito dell’italiana Simona Mangiante non ci sono dubbi: “È arrivato il momento di perseguire i veri crimini”.

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