L’Italia può giocare un ruolo chiave nella crisi fra Russia e Ucraina. E il governo di Giuseppe Conte, apparso distante rispetto agli altri Stati europei nei riguardi dell’escalation fra Kiev e Mosca, va considerato in realtà un attore quasi essenziale nella de-escalation fra i due Paesi.
La presidenza Osce
Il motivo è di natura formale, ma anche sostanziale: l’Italia ha la presidenza dell’Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. Ed è questa organizzazione a essere l’unica in grado di far dialogare Russia e Ucraina nella guerra iniziata nel 2014 e che con le tensioni nel Mar d’Azov non sembra destinata a chiudersi nel breve termine.
Il 6 e il 7 dicembre, a Milano, si terrà il consiglio dei ministri dell’Organizzazione. Un momento particolarmente importante, visto che si riuniranno i delegati di tutti gli Stati membri, comprese quelle coinvolte nella crisi del Mar d’Azov: non solo Russia e Ucraina, ma anche potenze europee e Stati Uniti. E vista la prossimità temporale con quanto sta avvenendo sulle rive del Mar Nero, è chiaro che lo scontro fra Kiev e Mosca sarà un tema centrale nel vertice milanese.
In questo senso, l’Italia ha un ruolo essenziale. Non solo perché è presidente dell’Osce, ma anche perché è uno dei Paesi che in sede Osce e all’interno dell’Unione europea ha dimostrato più aperture nei confronti della Russia, pur non rinunciando mai alla sua appartenenza al blocco occidentale e atlantico. Una forma di equilibrismo che ha permesso al governo Conte di non auto-escludersi dalla cooperazione con Mosca nonostante la polarizzazione del mondo. E che adesso, grazie anche al ruolo formale di presidente dell’organizzazione, concede all’Italia una chance estremamente importante per giocare un ruolo di primissimo piano nella crisi del Mar d’Azov.
L’alleato che non ti aspetti: la Germania
Chance importante in cui l’Italia ha come miglior alleato un Paese che storicamente non ha rapporti positivi con Roma, specialmente in questi ultimi mesi: la Germania. Angela Merkel è l’unico leader europeo a poter essere effettivamente un mediatore fra Russia e Ucraina. Ha relazioni consolidate e fondamentali con la Russia, in particolare sul fronte del gas, ma ha anche ottime relazioni con l’Ucraina di Petro Poroshenko.
Ieri, il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, è stato molto netto a dire che il Cremlino non ha bisogno di alcuna mediazione nello scontro con Kiev. Ma nell’ambito Osce, la situazione potrebbe essere diversa. Ed è proprio per questo che la cancelliera tedesca ha fornito un assist molto importante all’Italia dicendo che la Germania punta fortemente sulla mediazione dell’Organizzazione. E non va sottovalutato lo stesso endorsement di Vladimir Putin che ha auspicato che “Berlino possa influenzare le autorità ucraine per impedirne ulteriori passi sconsiderati”, sebbene abbia anche ribadito di non volere intermediari. Un’apertura che dimostra come Mosca cerchi sponde in Europa per isolare il governo ucraino e il suo dinamismo nel Mar Nero.
Roma e Berlino si trovano quindi a giocare una partita difficile. Ma per una volta unite dallo stesso interesse: evitare che questa crisi porti a uno scontro con la Russia. Per motivi diversi, e soprattutto per interesse nazionale, Germania e Italia non vogliono che l’Europa e l’Occidente aumentino la pressione su Mosca. Soprattutto perché le sanzioni implicano pesanti ricadute sulle rispettive economie. E in questo senso, per Putin potrebbe essere una situazione estremamente positiva. Visto che si trova i suoi due migliori alleati europei uniti nella stessa direzione.
Prime aperture a Mosca
E infatti, da Italia e Germania sono arrivate parole non particolarmente dure nei confronti del Cremlino. In controtendenza rispetto a molte altre dichiarazioni europee che hanno quasi sempre dato ampio risalto soltanto alle colpe russe. Il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi ha detto osservato che “quelle tra Ucraina e Russia sono situazioni complesse” chiedendo a entrambi i Paesi di risolvere la crisi “in modo pacifico con gli strumenti delle norme internazionali” e di “non entrare in un’escalation militare”.
E anche un altro partner dell’Europa centrale, l’Austria, ha avuto modo di dimostrare la sua apertura nei confronti di Mosca, soprattutto sul fronte delle sanzioni. Karin Kneissel, ministro degli Esteri austriaco, ha dichiarato: “Tutto dipende dal comportamento dei due belligeranti. Ma dovrà essere allo studio”.
L’idea è che questa volta Kiev abbia commesso un errore. L’Unione europea ha sempre dato ragione all’Ucraina nello scontro con la Federazione russa. Ma i dubbi sulle operazioni della marina ucraina e l’ammissione della presenza di agenti del controspionaggio sulle motovedette sequestrate, non depone a favore delle tesi ucraine. E l’imposizione della legge marziale da parte di Poroshenko è stata una scelta che l’Unione europea, che si proclama alfiere della democrazia, non può certo dire di accogliere benevolmente.