La Russia sta vincendo la guerra per procura in Siria. Dinamiche simili a quelle verificatesi in Afghanistan, negli anni ‘80, quando l’esercito sovietico subì pesantissime perdite ad opera dei combattenti afgani equipaggiati dalla CIA. I missili Stinger cambiarono per sempre le sorti del conflitto contro l’Unione Sovietica. Oggi, il risultato in Siria, è diametralmente opposto. Le forze ribelli “moderate” addestrate dalla Coalizione, dopo una prima serie di successi, sono incapaci di reagire alle operazioni russe a sostegno delle truppe lealiste. Anche le forniture missilistiche iniziano a scarseggiare. Le 17 agenzie d’intelligence degli Stati Uniti hanno avuto un ruolo (alcune continuano ancora ad averlo) a vario titolo nella “questione siriana”. Molte volte si fa riferimento alla CIA come unica agenzia responsabile per le operazioni e forniture ombra degli USA nel globo, ma la portata dell’impegno statunitense è ben più radicato e segreto.Per approfondire: Così si favorisce solo Al QaidaIl primo piano della CIA per spodestare Assad è stato presentato al presidente Obama nel 2012: conteneva 50 opzioni finali per facilitare l’uscita di scena di Assad con un’alta probabilità di successo. Una delle soluzioni pacifiche prospettate dalla CIA per risolvere la guerra civile siriana era quella di rafforzare i ribelli siriani, facendo pressioni (elargendo grosse somme) sulle figure di alto profilo del regime per abbandonare Assad. La Casa Bianca ritenendo politicamente non soddisfacenti le proposte della CIA preferì investire 40 milioni di dollari per addestrare una manciata di ribelli, con la quasi totalità dell’equipaggiamento finito nelle mani dei terroristi.Nel maggio del 2013, un nuovo piano della Central Intelligence Agency che mirava a riscrivere le singolarità in atto in Siria, fu autorizzato. Diviso in cinque fasi, il piano è stato svelato il 27 febbraio scorso. La prima fase era indirizzata al reclutamento dei comandanti di fiducia a cui fornire, nella seconda fase del programma, equipaggiamento e formazione sulla strategia da adottare. Il Dipartimento della Difesa si era posto l’obiettivo di addestrare delle unità in Siria per combattere lo Stato islamico: si rivelerà essere uno dei più grossi fallimenti della storia del Pentagono. Quella forza moderata addestrata in Siria che avrebbe dovuto contrastare lo Stato islamico (54 unità invece di 5,400), non esiste più. La Casa Bianca sperava di addestrare 5400 siriani l’anno per una forza che avrebbe dovuto annoverare 15 mila effettivi entro il 2017. Per addestrare 54 ribelli, il Pentagono ha speso 41,8 milioni di dollari. Nella terza fase il Pentagono avrebbe identificato i gruppi ribelli “sicuri” a cui, nella quarta, avrebbe fornito missili TOW (acronimo di Tube-launched Optically-tracked Wire-guided). La fornitura dei missili anticarro, ha preso il via nel gennaio del 2014, tramite l’Arabia Saudita. Nel 2013, l’Arabia Saudita ha acquistato 13.975 missili anticarro, fornitura interamente consegnata. Per contratto, il governo saudita deve informare gli Stati Uniti della destinazione finale dei missili. L’approvazione statunitense è implicita. La quinta fase avrebbe dovuto ricreare un Afghanistan 2.0. Non è mai divenuta operativa per timore che anche i missili terra-aria cadessero nella mani dei terroristi. L’entrata in scena della Russia, ha stravolto l’intera strategia della CIA. Da rilevare che in Siria, sono attive diverse agenzie d’intelligence, supportate fin dal 2010. Ad oggi, l’assetto strategico-tattico russo in Siria, ha favorito le forze lealiste. Mosca, dopo l’isolamento dell’Occidente a seguito dell’annessione della Crimea e del conflitto in Ucraina, è nuovamente protagonista per le decisioni sul futuro del Medio Oriente. Gli strateghi del Pentagono, poche ore dopo la decisione di Putin di entrare in guerra contro lo Stato islamico in Siria, rassicurarono la Casa Bianca. La spedizione russa – secondo il Pentagono – si sarebbe trasformata in un disastro per Mosca.Disse un rassicurato Obama in un discorso pubblico lo scorso ottobre: “Russia ed Iran stanno sostenendo Assad, cercando di pacificare la popolazione. Il loro unico risultato sarà quello di impantanarsi, non funzionerà. Resteranno lì per un pò”.Non è andata esattamente così. Eppure, analizzando la tempistica dell’intervento russo, si nota una strana “coincidenza”. Putin, infatti, decise di dichiarare guerra al terrorismo in Siria durante la massima espansione delle truppe supportate dalla Coalizione che, lo scorso settembre, conquistavano territori ad Idlib, Hama e Latakia. Mosca giustificò la sua incursione militare in Siria come una campagna per combattere il terrorismo, con l’obiettivo primario di supportare l’esercito militare di Assad contro tutti i gruppi di insorti, compresi quelli sostenuti dalla CIA.banner_occhi_sotto_attaccoIn poche settimane, il Cremlino schierava in Siria una potente flotta aerea nella principale base di Latakia, una forza terrestre di quattromila unità e centinaia di specnaz. In tre mesi, le posizioni ottenute dai ribelli nel nord sono state riprese dalle truppe lealiste supportate dalla forza aerea e terrestre russa. Bombardieri a lungo raggio, aerei da combattimento, elicotteri d’attacco e missili da crociera russi hanno ridato slancio all’esercito siriano, che ha ripreso le posizioni vicino al confine turco. Il contesto di oggi è nettamente diverso da quello di un anno fa. Nonostante le forniture della CIA, le armi date ai “moderati” si dimostrano troppo poche per avere un reale impatto. I gruppi ribelli supportati dalla CIA, sempre disponibili a diramare dettagli sulle forniture ricevute, come la Division 13 o la Suqour al-Jabal, confermano che il flusso di armi straniere dalla Turchia, necessarie per rompere l’assedio di Aleppo, sta rallentando. Allo stato attuale, le forniture della CIA difficilmente potranno cambiare le condizioni sul campo di battaglia. A differenza di quanto previsto dagli strateghi del Pentagono, Putin ha mantenuto l’accesso nella sua ultima base sul Mar Mediterraneo e sfruttato il contesto siriano per testare la più avanzata tecnologia militare russa.

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