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L’ex capo dell’intelligence militare israeliana, Amos Yadlin, ha reso una dichiarazione molto interessante. Che fa capire quanto sia complesso il rapporto triangolare che si è instaurato fra Russia, Siria e Israele.

Partiamo da un punto. In reazione all’attacco mosso da Usa, Francia e Regno Unito contro la Siria della scorsa settimana, la Russia ha avvertito ci sarebbero state conseguenze gravi. E il Cremlino, fra le opzioni, ha anche detto che potrebbe riprendere in considerazione il trasferimento del sistema di difesa aerea di nuova generazione S-300 al suo alleato siriano.

Il ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha inviato un messaggio molto chiaro alle forze occidentali in un’intervista rilasciata alla Bbc. Il capo della diplomazia di Mosca ha infatti detto che il progetto potrebbe essere ravvivato perché la Russia sente che deve fare “tutto ciò che è necessario per aiutare l’esercito siriano a scoraggiare un aggressione”.

Questa idea, ovviamente, mette Tel Aviv in stato di profonda preoccupazione. Perché Israele considera fondamentale avere o mantenere la supremazia aerea e la piena libertà di movimento nei Paesi limitrofi considerati nemici. Un pilastro della strategia israeliana che però può essere realizzato soltanto nel momento in cui nessun Paese limitrofo possegga sistemi missilistici anti aerei in grado di abbattere i suoi aerei. In particolare in Siria, dove l’abbattimento dell’F-16 israeliano nei mesi scorsi aveva già fatto suonare i primi campanelli d’allarme.

Così, molti analisti israeliani ed ex ufficiali delle forze armate hanno già avvertito che se i sistemi missilistici S-300 della Russia verranno consegnati al governo siriano, ci sarà solo una possibile risposta: un tentativo immediato di distruggerli.

Ed ecco allora le parole di Amos Yadlin, già guida dei servizi segreti militari israeliani. Citato da Bloomberg, Yadlin ha ammesso che il dispiegamento de sistemi anti aerei russi in Siria è una preoccupazione israeliana da più di due decenni. Ed ha anche detto che “alla fine, succederà”.

“Se conosco bene l’aviazione, abbiamo già fatto piani adeguati per affrontare questa minaccia. Dopo aver eliminato la minaccia, che fondamentalmente è ciò che verrà fatto, torneremo al punto di partenza “, ha detto Yadlin. In sostanza, l’ex vertice dei servizi israeliani ha confessato che la Fionda di Davide – l’aeronautica militare di Israele – è pronta a bombardare direttamente le postazione degli eventuali S-300 prima che essi divengano operativi.

Non sono frasi da sottovalutare. Amos Yadlin, nel 1981, era tra i piloti israeliani che distrussero il reattore nucleare iracheno di Osirak. Quella missione è tipica della strategia di Israele in Medio Oriente: colpire prima che gli altri Stati ottengano un vantaggio o un’arma o un sistema in grado di ridurre la supremazia strategica di Israele.

Certamente, la differenza è che qui colpirebbero indirettamente la Russia. I sistemi trasferiti da Mosca a Damasco non sarebbero ovviamente russi, ma siriani. Ma è chiaro che distruggere preventivamente un sistema missilistico consegnato dai russi alla Siria, equivale a un attacco durissimo al sistema di alleanze della Russia in Medio Oriente. Un segnale ancora più evidente della graduale e sempre più netta divergenza fra Israele e Russia riguardo al futuro della Siria e, in generale, della regione. 

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