La Polonia lancia ancora l’allarme su una potenziale crisi di migranti scatenata dalla Russia (e dalla Bielorussia) come strumento di una più ampia guerra ibrida all’Occidente. Il viceministro dell’Interno, Maciej Wasik, ha sottolineato alla stampa che a detta dell’esecutivo di Varsavia si tratterebbe di “un’operazione organizzata dai servizi segreti russi e bielorussi che si sta facendo sempre più intensa”. Ipotesi sostenuta ampiamente della guardie di frontiera polacche che hanno detto che i servizi bielorussi starebbero “ricavando enormi profitti” attraverso questi traffici.

Dopo l’ultimo arrivo di 160 migranti attraverso il confine con la Bielorussia, Wasik ha ammesso che le forze di frontiera hanno bisogno di rinforzi. Al momento è previsto già l’arrivo di altro personale: circa 500 agenti di polizia che si aggiungono ai 5mila agenti della guardia che monitorano già il confine e duemila appartenenti alle forze armate. Ed è arrivata la richiesta per altri mille soldati.

Arrivi in aumento ai confini

Per la Polonia questo potrebbe essere solo un primo passaggio, dal momento che i numeri del 2022, per quanto riguarda l’immigrazione irregolare dalla Bielorussia, appaiono in netto aumento rispetto alle tendenze degli anni passati. I funzionari polacchi hanno rivelato che già quest’anno, rispetto a quello precedente, i dati in loro possesso confermano un netto aumento degli attraversamenti. Secondo Sky News, riportato da Ansa, le autorità del Paese stimano che solo quest’anno circa 19mila persone hanno già tentato di attraversare il confine, di cui 3900 solo a luglio. Nel 2022 furono 16mila. E a tutti torna alla mente la crisi del 2021, quando furono decine di migliaia i migranti, quasi tutti dal Medio Oriente e dall’Asia centrale, che dalla Bielorussia cercavano di passare il confine per entrare in Polonia, e quindi in Unione europea.

Per Varsavia si tratta di un duplice problema. Da una parte, il timore polacco è che i migranti possano essere utilizzati come arma di destabilizzazione da parte di Minsk (e quindi di Mosca), imponendo quindi un continuo stato di tensione sulle frontiere. I confini, tra l’altro, erano già stati blindati con delle recinzioni in questi mesi proprio per essere sigillati rispetto ad arrivi illegali. E nelle ultime settimane, la presenza della Wagner in Bielorussia ha fatto lanciare continui allarmi da parte di Varsavia sulla necessità di rafforzare la presenza militare sul confine orientale per evitare ipotetiche azioni della compagnia di mercenari.

Sembra abbastanza improbabile che poche centinaia di contractors russi abbiano la volontà o la possibilità di colpire in territorio polacco con incursioni mirate – qualcuno aveva addirittura suggerito l’ipotesi di una minaccia al Suwalki gap, il corridoio terrestre che potrebbe unire Bielorussia e Kaliningrad attraversano la Polonia e il confine con la Lituania. Tuttavia, al netto delle reali possibilità di incursioni nemiche, la minaccia di una forza come la Wagner in un Paese avversario inquieta Varsavia, specialmente dopo l’annunciato spostamento delle armi nucleari russe nello stesso territorio bielorusso.

Il problema in vista delle elezioni

Inoltre, la questione migratoria preoccupa il governo polacco anche per una motivazione molto più prossima: quella elettorale. Nel Paese baltico si vota in autunno, e l’elettorato è sempre apparso molto attento alle dinamiche migratorie, al punto che Varsavia si è dimostrato spesso il bastione delle politiche più assertive sull’immigrazione all’interno dell’Unione europea. Una nuova crisi migratoria sul modello di quella del 2021 al momento non appare prossima, visto che lo stesso comando delle guardie di frontiera ha voluto sottolineare che la situazione appare “molto meno caotica”.

Tuttavia è innegabile che in caso un aumento di attraversamenti illegali del confine, il governo di Mateus Morawiecki sarebbe il primo chiamato in causa. Dal “fronte orientale” già c’è un altro tipo di pressing che sobilla una parte dell’opinione pubblica della Polonia profonda, il tema del grano ucraino. Un’eventuale crisi migratoria, anche di pochi numeri rispetto a quelle mediterranee, potrebbe essere un ulteriore problema in vista dell’appuntamento elettorale, dove il partito conservatore al governo sarà giudicato anche su questo tema.

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